No alla lapide per ricordare la casa dell'arte
No alla lapide per ricordare la casa dell'arte Roma: il Comune boccia la proposta di una targa che identifichi la sede dove nacque la rivista «Valori Plastici» No alla lapide per ricordare la casa dell'arte 77punto d'incontro per De Chirico, Morandi e altri artisti resterà anonimo ROMA. Fu una casa il punto di partenza dell'arte italiana del Novecento. All'inizio del secolo l'appartamento in via Ciro Menotti 10, nel quartiere Prati di Roma, non era solo una costruzione stile liberty ma una «centrale intellettuale» frequentata da pittori come Giorgio De Chirico e Giorgio Morandi, scultori come Arturo Martini e Alexander Archipienko, artisti futuristi come Carlo Carrà e Gino Severini, poeti come Vincenzo Cardarelli. In quelle stanze grazie al pittore Mario Broglio e alla sua compagna Edita Walterowna nacque (nel 1918) e visse (fino al 1922) «Valori Plastici», una delle riviste più importanti d'Europa che portò alla creazione in Germania del movimento artistico «Nuova Oggettività». Ma di quell'abitazione - punto di incontro anche di collezionisti e di mercanti ora non esiste più traccia. E non ce ne sarà. La Commissione Storia e Arte del Comune di Roma ha infatti bocciato la proposta di porvi una lapide per celebrare gli ottant'anni della fondazione della rivista e il cinquantennio della morte di Mario Broglio. Eppure da quella «redazione borghese» la cultura italiana si collegava con i poeti cubisti e poi con Pahlo Picasso, con il surrealismo di André Breton e con le maggiori riviste francesi e olandesi. Eppure Mark Chagall scelse proprio «Valori Plastici» per far conoscere la sua prima monografia e il surrealista Max Ernst, sfogliando la rivista a New York, nel 1920, ebbe una folgorazione nel vedere la riproduzione dei «Pesci sacri» di De Chirico. L'assessore alla cultura Gianni Borgna spiega così la decisione: «Se dovessimo rimarcare ogni episodio della vita culturale, Roma sarebbe piena di targhe marmoree. Comunque per ricordare Mario Broglio la Commissione Toponomastica ha promesso di intitolargli una strada e per ricordare la rivista c'è una mostra al Palazzo dello esposizioni fino al 18 gennaio». «Ma così - risponde Georges de Canino, l'erede di «Valori Plastici» - si vuole solo dimenticare la rivista. Significa che quella casa dove l'architetto Le Courbusier incontrò gli artisti che dettero una svolta decisiva a tutta l'arte tedesca, non è mai esistita». [g. lam.]
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