Quasi un processo sul Kosovo per il premier albanese a Roma di Maurizio Molinari

Quasi un processo sul Kosovo per il premier albanese a Roma Oggi la visita di Majko. Dirti e Scognamiglio: Tirana rifornisce di armi i guerriglieri e boicotta gli sforzi di pace del mondo Quasi un processo sul Kosovo per il premier albanese a Roma ROMA. L'Italia imputa all'Albania di non sostenere gli sforzi di pace nel Kosovo e di permettere attraverso il suo territorio il rifornimento di uomini e mezzi per la guerriglia dell'Esercito di liberazione kossovaro (Uck). Per il premier schipetaro, Pandeli Majko, oggi in visita a Roma si annunciano colloqui molto tesi. A illustrare la posizione del governo sono stati i ministri degli Esteri, Lamberto Dini, e della Difesa, Carlo Scognamiglio, durante un intervento davanti alle commissioni Esteri e Difesa del Senato. La dura presa di posizione nei confronti di Tirana non è un fulmine a ciel sereno. Nelle ultime settimane le tensioni si sono accumulate. «Ho trovato grande difficoltà con il premier Majko nel far accettare gli obiettivi di pace della comunità internazionale e la proposta di una larga autonomia del Kosovo all'interno della Federazione Jugoslava», ha rivelato Dini. Ma c'è dell'altro. La task force di feluche e 007 incaricata di monitorare l'Albania ha registrato con preoccupazione il recente incontro fra Majko e l'ex presidente Sali Berisha (considerato molto vicino ai kosovari), cui è seguito un pronunciamento del Parlamento di Tirana (controllato dai socialisti) in favore di un attacco della Nato contro la Serbia e della convocazione di una Conferenza internazionale sul Kosovo. «Il governo italiano è deluso e preoccupato per l'atteggiamento albanese che resta equivoco nei confronti dell'Uck e che tenteremo di cambiare esercitando la nostra influenza», ha sottolineato Dini, ricordando «la presenza, secondo l'Onu, di cittadini albanesi nelle fila kosovare». Il dibattito fra i senatori ha fatto emergere altri elementi. Giovanni Russo Spena (Rifondazione) ritiene che «i nostri ufficiali impegnati a istruire l'esercito albanese lungo i confini settentrionali del Paese hanno addestrato senza saperlo anche i guerriglieri dell'Udo). Per Stefano Boco (Verdi) «i giovani kosovari abbracciano la lotta armata con il sostegno di un Paese con cui abbiamo solidi rapporti». Il timore che gli aiuti italiani (non solo economici) finiscano nelle mani della guerriglia è echeggiato nelle parole di Dna: l'atteggiamento albanese è grave «in ragione dell'impegno da noi assunto nei confronti di Tirana». L'Italia ritiene «grave e pericoloso» il rafforzamento dell'Uck e «fragile» la tregua. «La pace è a rischio, la guerra può scoppiare entro breve tempo», ammette il ministro Scognamiglio. Precise le accuse di Dini: «Mentre Belgrado rispetta gli accordi firmati con il mediatore americano Richard Holbrooke, la guerriglia ha sfruttato il ritiro delle milizie serbe per tornare nelle campagne, entrare nelle città e guadagnare terreno anche grazie alle armi che passano attraverso l'Alba¬ nia». Responsabile di quanto avviene per Dini è anche la politica seguita dall'Amministrazione Usa: «Hanno incoraggiato le speranze kosovare verso una forte autonomia e l'indipendenza. Hanno fatto più di quanto avrebbero dovuto e oggi i kosovari ritengono che se ci sarà la guerra la Nato interverrà in loro soccor- so». Ma l'Italia è di diverso avviso: «L'Uck si illude se spera nella guerra per spingere la Nato all'attacco contro la Serbia - ha detto Scognamiglio - perché oggi non esiste una forza dell'Alleanza capace di intervenire in questa tormentata regione». Una missione italiana guidata dal sottosegretario agb Esteri per l'Eu- ropa, Umberto Ranieri, farà la spola nei prossimi giorni fra Belgrado e Pristina. Il titolare della Difesa ha dovuto fronteggiare le critiche dei senatori per non aver informato d Parlamento sull'invio di 250 militari in Macedonia nell'ambito della «Forza di Estrazione» della Nato, incaricati di vegliare sugli ispettori internazionali nel Kosovo. «Li avete mandati in segreto, rischiano di tornare dentro le bare coperte col tricolore», ha accusato Enrico Jacchia (Udr). Ma per Scognamiglio (d'informazione non c'è stata perché è mia missione di pace, non di guerra». Maurizio Molinari Ribelli albanesi dell'Esercito di liberazione del Kosovo , e, a destra, il ministro degli Esteri Lamberto Dini

Persone citate: Enrico Jacchia, Lamberto Dini, Pandeli Majko, Richard Holbrooke, Sali Berisha, Stefano Boco, Umberto Ranieri