INCHIESTA/1

INCHIESTA/1 Il Coni è in piena crisi economica per il calo degli introiti di Totocalcio, Totogol e Totosei Allarme rosso, marnano i soldi per Sydney Tagli ai bilanci e all'attività INCHIESTA/1 LO SPORT TRADITO DAI GIOCHI ROMA ICE Massimo Fabbricini, capo dell'ufficio stampa, che il Coni ha superato i tempi delle vacche magre: «Ormai sono diventate anoressiche». E' solo una delle battute che cercano di nascondere il disagio nel palazzone dove è passato lo sport della nostra Repubblica. Nel giro d'un paio d'anni s'è dissolto il clima di euforica salute che s'accompagnava alle abitudini del generane romano. Le botte sono state pesanti. L'ultima: il gran pasticcio del laboratorio dove si truffava sull'antidoping, «il colpo che ha azzerato l'immagine» ammette Bruno Grandi, che ora guida il Baraccone in attesa che si elegga un presidente. Quello che c'era, Pescante, il Supermario che tutto poteva, l'hanno fatto dimettere. Tuttavia molto, se non tutto, si sopporterebbe nel ministero dello Sport, dove hanno digerito scandali anche peggiori, se ci fosse almeno la certezza del futuro. A guastare gli animi non è più la semplice e ricorrente lotta in difesa dell'autonomia dai politici: c'è, ed è enorme, un problema di soldi che non arrivano più in abbondanza dal rubinetto che per 50 anni li ha fatti fluire. Il Totocalcio è in crisi, il Totogol non basta più a riequilibrarne le perdite perché, dopo stagioni trionfali, sta flettendo. L'ultimo nato, il Totosei è stato un mezzo flop: troppo complicato, e poi le possibilità di vincere sono 1 su 16.777.000, dieci volte più difficile della schedina. Chi vuole sfidare la fortuna a quel punto gioca al Superenalotto: vincere è molto più improbabile ma chi ci riesce rastrella denari per la famiglia fino alla trentesima generazione. In un anno, il '98, i tre concorsi hanno portato nelle casse del Coni 160 miliardi meno che nel '97 e il trend è peggiorato con le prime due schedine di gennaio. «Nell'ul- timo semestre - ricorda Fabbricmi - abbiamo dovuto rettificare quattro volte il bilancio». Un dolore da nulla nell'Italia dello stellone, dove da 50 anni la vita del Coni e dello sport è affidata alla schedina e alle sue sorelle. Se cala il gettito, crolla l'impianto. Ci si avvia ai punto di crisi. Anzi ci siamo già. «Ormai si sono fatte tutte le economie possibili», afferma Raffaele Pagnozzi, segretario generale. A chi ricorda i tempi non lontani del gigantismo (assunzioni clientelari, delegazioni con mogli amanti e segretarie al seguito, «suite» e regali) è un'affermazione che suona incredibile. Ma è piuttosto vera. Dei 3200 dipendenti previsti in organico, ve ne sono 2750: gli altri non saranno sostituiti. «Si sono abbattuti i costi di beni e servizi, non si reintegrano i mobili, si investe meno in tecnologia e impianti - ci¬ ta Pagnozzi -, Abbiamo raschiato il fondo del barile: in passato, quando gli mtroiti erano stati minori del previsto, si era remediato con gli attivi degli anni precedenti. Ora di residui non ce ne sono più». Il vero problema per l'italiano che fa sport o vuole lo facciano i suoi figli, è che, se il trend negativo non si inverte, quando si sarà finito di risparmiare su mobili, computer o stipendi, si taglieranno i pochi fondi che arrivano in periferia. «Il modello Coni va ripensato dice Pagnozzi -. Ha funzionato per 50 anni, ora bisogna riorganizzarlo: dovrà mantenere un ruolo centrale nella pratica agonistica, che riguarda pure l'avviamento allo sport dei giovani, ma in tempi di carestia non ha più senso che le Federazioni investano sull'attività di chi fa sport per tenersi in forma o a livello amatoriale». I contributi ai piccoli club sono già prosciugati; le Federazioni senza appeal per tv e industria dovranno inventarsi qualcosa per sopravvivere. E la crisi investe lo sport di vertice. I previsti tagli del bilancio colpiranno la preparazione ai Giochi di Sydney non solo nella partecipazione (non un gran danno pensando a dirigenti, tecnici e atleti lottizzati che ingigantirono certe nazionali): qui si parla di bloccare, o ridurre, l'attività internazionale di chi punta a medaglie e dintorni. Tutto questo per colpa della cara, vecchia schedina che non funziona più e per la nascita del Superenalotto che nel '98 ha raccolto 4130 miliardi, un boom epocale. «Non si cerchino alibi - dice Simone Perotti della Sisal, la società che gestisce il più ricco gioco mai inventato in Italia -. Il Totocalcio era in crisi profonda ben prima che esplodesse il Superenalotto: la formula è vecchia e va ripensata, come quella del nostro Totip. Le vincite sono basse e gli anticipi del campionato hanno impoverito la schedina. E il Totogol è bello e funziona ma dopo gli anni di crescita era normale si assestasse». Secondo la Sisal dunque «non si può scaricare sul Superenalotto la colpa della crisi economica dello sport italiano. Anzi, una ricerca dimostra che il nostro gioco ha portato nelle ricevitorie gente che prima non scommetteva: il 49% degli intervistati ammette che mentre gioca la nostra schedina punta anche su altri concorsi e lotterie». Ai sondaggi non si comanda, ma quando il jackpot del Totogol è interessante, si abbassano le giocate al Superenalotto. E allora come non pensare che, con i miliardi che offre, anche l'ultimo sogno degli italiani stia impoverendo lo sport? Marco Ansaldo (1 - continua) Pagnozzi: «Ora non ha più senso spendere per chi fa attività amatoriale», col rischio di tagliare l'attività degli atleti di vertice TUTTI I NUMERI Ecco le maggiori vincite (in milioni) nella storia dei concorsi gestiti dal Coni: 10-12-1995 7.688 TOTOGOL 31-05-1998 7.118 TOTOGOL 1-03-1998 6.021 TOTOGOL 23- 03-1997 6.020 TOTOGOL 1-02-1998 5.791 TOTOGOL 14-12-1997 5.402 TOTOGOL 7- 11-1993 5.256 TOTOCALCIO 4-05-1997 5.214 TOTOGOL 24- 03-1996 4.848 TOTOGOL 23-09-1998 4.570 TOTOGOL 8- 09-1996 4.379 TOTOGOL 20-11-1988 4.361 TOTOCALCIO La prima schedina miliardaria del Totocalcio fu giocata a Milano: 31 dicembre 1977 per 1.185 milioni. In totale sono stati 228 i miliardari nella storia del Totocalcio per un totale di 366.912 milioni, nel Totogol i miliardari sono stati 162 per un totale di 295=005 milioni. Il '98 dei concorsi Coni si è chiuso con un netto calo rispetto al '97 (già in flessione rispetto al '96). Nel Totocalcio calo del 15,68% nel Totogol del 17,09%. I dati sono in milioni di lire. Totocalcio Incassi '98 1.676.286 '97 1.987.895 Quota Coni 466.526 553.249 Totogol Incassi 1.288.038 1.553.603 Quota Coni 358.473 432.382 Nel '98 il Coni ha ricavato 13.944 milioni dal Totosei esisteva nel '97) che ha incassato 50.106 milioni. non Ecco le tappe fondamentali nel gettito dei concorsi pronostici: Prima volta oltre 100 miliardi: '72-'73 110.446 milioni Prima volta oltre 1000 miliardi: '82-'83 1.202.934 milioni Prima volta oltre 2000 miliardi: '87-'88 2.183.500 milioni Prima volta oltre 3000 miliardi: '91-'92 3.133.579 milioni Il record è stato stabilito nel '96-'97 con 3.534 miliardi. Depurando i dati dall'inflazione, la stagione migliore è stata il '91-'92 con un incasso che equivarrebbe oggi a 4.062 miliardi. A sinistra Bruno Grandi, vicepresidente e reggente del Coni in attesa delle prossime elezioni; a lato Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni

Persone citate: Bruno Grandi, Marco Ansaldo, Massimo Fabbricini, Raffaele Pagnozzi, Simone Perotti, Sydney Tagli

Luoghi citati: Italia, Milano, Roma