Vìttima del furto un consulente che ha già lavorato per le campagne elettorali di Mandela, Blair e Clinton

Vìttima del furto un consulente che ha già lavorato per le campagne elettorali di Mandela, Blair e Clinton MEDIO ORIENTE Vìttima del furto un consulente che ha già lavorato per le campagne elettorali di Mandela, Blair e Clinton Israele al voto con un Watergate Rubati dossier laboristi in un ufficio a Washington TEL AVIV. Un furto con scasso avvenuto nella notte fra lunedì e martedì in un ufficio di consulenza politica a Washington, a pochi passi da Capitol Hill, ha avuto immediate ripercussioni nella già acrimoniosa campagna elettorale israeliana: gli ignoti scassinatori hanno prelevato dischetti di computer contenenti dati, rilevazioni e programmi del leader dell'opposizione laborista Ehud Barak. «I ladri sapevano con esattezza che cosa prendere», ha detto Tal Silberstein, un consigliere di Barak. «Hanno preso solo i dossier relativi alla imminente campagna elettorale israeliana» preparati nelle settimane scorse in Israele con il leader laborista dal titolare dell'ufficio Stanley Greenberg e da James Corville, un consigliere politico che nel 1992 lavorò con Bill Clinton. La stampa israeliana ha immediatamente intravisto nella vicenda gli elementi di una nuova Watergate. In una prima reazione, vari deputati laboristi hanno guardato con sospetto in direzione del Likud. «Quei dossier non hanno alcun interesse per gli americani, per i francesi o per gli arabi - ha detto il deputato laborista Benyamin Ben Eliezer - sappiamo bene chi sono i nostri rivali politici qui e quali sono gli appoggi di cui dispongono a Washington». Un'allusione fin troppo evidente al premier Benyamin Netanyahu, che ieri si è astenuto dal commentare in alcun modo la vicenda. Barak è stato ieri impegnato in un aspro confronto con i dirigenti del partito nel tentativo di concordare la composizione della lista dei candidati al Parlamento. Secondo l'ex segretario generale Nissim Zvilli, «Barak vuole manipolare a modo suo quella lista per aggiudicarsi la carica di premier, anche a costo di vedere decurtata la presenza del partito in Parlamento». I ladri, hanno spiegato i dirigenti della Greenberg Quinlan Research, sono entrati praticando un foro nel tetto della palazzina vicina. Hanno strisciato lungo i condotti dell'aria condizionata e neutralizzato i sistemi d'allarme. Si sono quindi diretti verso il settore specializzato in campagne elettorali straniere (Greenberg ha lavorato anche per Nelson Mandela e Tony Blair): in questo momento, l'uf¬ ficio è coinvolto solo nella campagna israeliana. Prima di andarsene hanno prelevato alcuni spiccioli. Data la natura delicata del furto, l'Fbi è stato subito informato. I dirigenti laboristi non hanno voluto chiarire che cosa ci fosse nei dischetti: probabilmente vi erano abbozzati i temi della campagna elettorale e i consigli di Greenberg e Carville a Barak, ad esempio trasformare il sorriso in un ghigno da ma¬ stino e attaccare sempre ed ovunque Netanyahu, a testa bassa. Ieri Barak si è rivolto ai 3400 delegati del Congresso del partito alternando il sentimentalismo («Questo governo - ha detto - sarà abbattuto della lacrime dei figli dei disoccupati») alla fredda Realpolitik: «Dobbiamo costituire un governo a favore di tutti, non degli estremisti». Per raggiungere questo obiettivo il partito laborista dovrà trasformarsi in un «fronte allargato» che venga rappresentato in Parlamento anche da ex rivali politici quali David Levy e Yitzhak Mordechai. Una linea che incontra però forti resistenze fra i dirigenti laboristi, alcuni dei quali minacciano ora di lasciare il partito. «Dobbiamo assolutamente superare i malintesi e proseguire uniti - ha concluso Barak - perché questi sono giorni fatah per il popolo israeliano», (e. st.] Ovvi i sospetti sul Likud: «Quei dischetti non hanno interesse per gli americani, i francesi o gli arabi» il leader laborista Ehud Barak Dopo il misterioso furto di Washington, la campagna elettorale si fa sempre più aspra

Luoghi citati: Israele, Mandela