«Dobbiamo salvare lo Zoo Safari»

«Dobbiamo salvare lo Zoo Safari» I veterinari delTAsl sui decessi di giraffe e felini: «Vecchiaia e cause naturali» «Dobbiamo salvare lo Zoo Safari» II futuro delle belve si decide in prefettura POMBIA. Capita, ai sindaci, di ordinare trattamenti sanitari obbligatori. In gergo amministrativo: «tso». Quello di Pombia, Bruno Gianelli, ha dovuto fare di più: check-up completo sugli animali che popolano da oltre vent'anni lo Zoo Safari. C'è di tutto nella savana-padana: yak, emù, rinoceronti, zebre, bufali, tigri e leoni, antilopi e dromedari. Naturalmente il sindaco ha chiamato i veterinari dell'Azienda sanitaria 13. Gianelli si è mosso dopo aver saputo dei decessi in poche settimane di due giraffe, una leonessa e una tigre. Lo ha riferito al prefetto che ha consigliato di intervenire. Ieri in Municipio è arrivato il fax dell'Asl: nessun allarme, non sono state morti misteriose. Ma le bestie hanno età avanzata. Necessitano di tante cure e cibo in quantità. Negli ultimi anni i bilanci dell'azienda «Safor» si sono assottigliati. Così come sempre più sparuti sono stati i visitatori. Due anni fa è arrivato il liquidatore. Era destino, con Malpensa 2000 dietro l'angolo e il Kenya a portata di borsellino per molti. Adesso la corsa contro il tempo per salvare il parco-azienda accelera il passo: a fine febbraio si conosceranno i nuovi proprietari. Che si faranno carico di circa duecento esemplari e di ammodernare l'attività. Lo Zoo Safari ospita da tempo anche leoni «affidati» alio staff di addetti da un magistrato per una vicenda che riguarda un privato lombardo. Il referto dell'Asl dopo i controlli ha confermato quanto già scritto a Gianelli dal veterinario che cura per l'azienda gli animab. Una leonessa e una tigre sono state sottoposte a lunga terapia che non ha dato gb esiti sperati. Quindi sono state soppresse. Una giraffa femmina di quindici anni è deceduta per cause cardiocircolatorie. Aveva già perso la «stazione quadrupedale», non si reggeva sulle zampe. Una giraffa maschio di vent'anni, in condizioni analoghe, si è arresa in poche ore. Le conclusioni dei veterinari dell'Asl: a parte eccezioni, gli animali hanno età avanzata e i decessi vanno imputati a vecchiaia e cause collegate, «non sono da considerarsi eventi eccezionali». Gianelb prende atto e conia uno slogan: «Salviamo lo Zoo Safari. E' un patrimonio unico». Ieri il sindaco ha riferito, con l'assessore Giancarlo Colombo, di sperare davvero nel rilancio: «A fine febbraio sul ta¬ volo di concertazione istituito in Prefettura con Provincia, Comune e sindacati - racconta Gianelli - si decide il futuro dello Zoo Safari. Chi saranno i nuovi proprietari? Dipenderà non soltanto dalle somme ma dal progetto nell'insieme. Voghamo garanzie su ogni fronte». L'assessore provinciale Ugo Boggero precisa: «Per la tutela del territorio e del patrimonio faunistico, ma anche per i posti di lavoro, facciamo il possibile affinchè nulla vada perduto. Si profila una riconversione, non uno stravolgimento. Nessuna colata d'asfalto, tanto per capirci, nonostante attorno il piano regolatore preveda insediamenti e costruzioni». Gianelli: «E' vero, abbiamo previsto pure un albergo nei dintorni. Lo Zoo Safari potrà essere motivo d'attrazione anche per comitive di passaggio e gite scolastiche come lo era negli Anni Settanta-Ottanta». Lo slogan di allora: «Il safari fra le belve in auto». Dal '76, anno di apertura, migliaia e migliaia sono stati i visitatori. Lo zoo senza gabbie ha via via conosciuto un lento declino. Nel '95 il primo allarme sul futuro societario del parco-azienda. Nel '96 nuovo sos, per la sopravvivenza degli animali. I dipendenti, che si contano su una mano, hanno sempre lavorato e garantito le cure necessarie (tra difficoltà immaginabili) a fiere, rettili e miti bovini. Maria Paola Arbeia Sopra il sindaco Bruno Gianelli. A sinistra 'ingresso dello Zoo Safari sulla statale del Lago Maggiore

Persone citate: Bruno Gianelli, Giancarlo Colombo

Luoghi citati: Kenya, Pombia