Teme l'ergastolo, fa scattare blitz Decapitato clan di Agrigento grazie a un pentito

Teme l'ergastolo, fa scattare blitz Decapitato clan di Agrigento grazie a un pentito Tra i 50 arrestati anche il boss latitante Fanara, sicario del maresciallo Guazzetti Teme l'ergastolo, fa scattare blitz Decapitato clan di Agrigento grazie a un pentito AGRIGENTO. Atterrito dalla prospettiva di passare la vita in prigione, Alfonso Falzone si è pentito e ha deciso di raccontare tutto ciò che sa sulla mafia di Agrigento. Ha reso così possibili 50 ordini di custodia cautelare in carcere e l'operazione «Akragas 2», scattata ieri: il blitz ha interrotto un summit mafioso, presieduto dal nuovo boss della città Giuseppe Fanara. Quando nel marzo dell'anno scorso fu arrestato, dopo essere stato trascinato neEe indagini dal pescivendolo Pasquale Salerai, che con le sue rivelazioni fece arrestare 41 persone, Falzone fu messo alle strette dagli mquirenti. E crollò. Supplicò i secondini di farlo parlare subito con un magistrato. Meno di tre mesi dopo cominciò a collaborare con la giustizia. «Falzone ci ha contattato perché non vuole passare tutta la vita in carcere», ha dichiarato ieri il sostituto procuratore Roberto Murgia durante la conferenza stampa tenuta negli uffici della procura di Pa¬ lermo, dove le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia. E il procuratore aggiunto Sergio Lari ha colto l'occasione per sostenere che «abolire l'ergastolo è un errore, perché è il miglior deterrente per costringere i mafiosi a collaborare con la giustizia». Ex membro togato del Csm e in passato procuratore a Trapani, altra zona «calda» di Cosa nostra, Lari ha aggiunto di condividere in pieno le argomentazioni pro-ergastolo illustrate sul quotidiano cattolico «L'Avvenire» da un altro pm di Palermo, Ignazio De Francisci, che vanta un lungo «curriculum» antimafia. Falzone, 40 anni, ex commesso in un supermercato a Porto Empedocle quando i boss non lo mandavano in giro ad ammazzare, ha anche confessato di aver fatto parte del commando che sette anni fa, il 4 aprile 1992, massacrò il maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, 58 anni. Il sottufficiale fu sorpreso in auto sul viadotto Morandi che collega Porto Empedocle con Agrigento. L'istruttoria ha tenuto conto di 20 omicidi, compiuti dal 1990 al 1994, e di un vasto intreccio di affari «sporchi» per appalti, piani regolatori, droga ed estorsioni. Nell'operazione ((Akragas 2», su ordine del gip Fabio Licata e su richiesta del pm Murgia e Ambrogio Cartosio, sono stati ammanettati anche i presunti killer del brigadiere della polizia penitenziaria Pasquale Di Lorenzo, assassinato in un agguato nel 1992, alcuni presunti carcerieri del bambino Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino, che Giovanni Brusca fece rapire per costringere il padre a ritrattare e che fece strangolare e sciogliere nell'acido proprio il giorno della sua condanna all'ergastolo. All'operazione di Guardia di finanza, carabinieri e polizia hanno collaborato gli 007 del Sisde per alcuni «aspetti tecnici». Il presidente della Commissione parlamentare antimafia Ottaviano Del Turco si è congratulato con le forze dell'ordine, «protagoniste - ha detto - di questa ennesima brillante operazione condotta nell'Agrigentino». Del Turco ha parlato dell'«incessante impegno nell'attività di contrasto alla crùninalità organizzata» e ha concluso: ((Adesso il terreno è aperto per nuove e più importanti operazioni, volte a dare ulteriori colpi all'apparato malavitoso di Agrigento». Antonio Ravidà Giuseppe Fanara

Persone citate: Alfonso Falzone, Ambrogio Cartosio, Antonio Ravidà, Fabio Licata, Giovanni Brusca, Giuliano Guazzelli, Giuseppe Fanara, Roberto Murgia, Sergio Lari

Luoghi citati: Agrigento, Lari, Porto Empedocle, Trapani