E' diventata madre, non lo saprà mai
E' diventata madre, non lo saprà mai Morta ieri pomeriggio a Genova la donna che quindici giorni fa aveva partorito in coma E' diventata madre, non lo saprà mai // marito: «Così è più difficile mi hanno tolto una speranza» GENOVA. E' stata mamma per quindici giorni, ma non lo ha mai saputo. Sprofondata in un sormo profondo da cui non si sarebbe più risvegliata, Paola non ha assaporato le gioie della maternità, non ha potuto vedere il bimbo che aveva partorito fra mille difficoltà il 29 dicembre. Ieri pomeriggio alle 14,30, nel reparto di rianimazione dell'ospedale San Martino, il cuore della giovane donna che era in coma da due mesi si è fermato. Paola era stata ricoverata il 15 novembre scorso quando, colpita da un aneurisma cerebrale, era svenuta nella casa di Masone, davanti agli occhi del marito Marco e del loro primo figlio di un anno e mezzo. Un volo rapido su un elicottero dei vigili del fuoco fino all'ospedale genovese dove Paola era arrivata in coma: le sue condizioni erano gravissime, ma il cuore e il cervello continuavano a vivere in quel corpo addormentato ed è subito iniziata la sfida dei medici perché Paola era al quinto mese di gravidanza e, per salvare il bimbo, occorreva fare tutto il possibile per raggiungere almeno 28 settimane di gestazione. E la mamma ce l'ha fatta: il mattino del 29 dicembre, senza nemmeno la necessità di un taglio cesareo, è nato Alessio. Piccolissimo, debole e con tante incognite sul suo futuro, ma vivo e vitale. E tutta la città, che aveva vissuto giorno per giorno il dramma di una giovane coppia che abita in un piccolo paese dell'entroterra aveva tirato un sospiro di sollievo. Qualcuno parlò di un miracolo: mentre una équipe di ginecologi era già pronta ad intervenire, l'utero della mamma si era dilatato spontaneamente e il bimbo era caduto con estrema naturalezza «per gravità». Ora Alessio, che era stato subito trasferito al Servizio di patologia neonatale del Gasimi, sta compiendo i primi passi verso la vita: da tre giorni respira da solo, sta imparando a bere il latte materno da un piccolo biberon, il suo peso e la sua altezza sono lievemente cresciuti e fa pure ginnastica con una tecnica, l'infant massage, specifica per i neonati. E l'altro ieri è iniziata la prova più importante: è stata sospesa la terapia antibiotica a cui il piccolo era stato sottoposto fin dalla nascita. «Uno dei pericoli maggiori per i prematuri - spiega il direttore del Servizio di Patologia neonatale Giovanni Serra - deriva dalle carenze immunitarie ed era necessario verificare le condizioni del bambino e, secondo i primi segnali, cLirei che il rischio di infezioni precoci si stia allontanando, occorre comunque almeno una settimana prima di poter sciogliere la prognosi». Mentre Alessio iniziava faticosamente a camminare verso la vita, il corpo di Paola ha cominciato ad arrendersi: pochi giorni dopo il parto c'è stato un primo ulteriore peggioramento delle sue condizioni, il cuore della giovanissima mamma batteva sempre più lento, la pres- sione scendeva e i medici del reparto di rianimazione hanno fatto sempre più fatica a mantenere in equilibrio tutti i valori vitali. Silenzioso, discreto nel suo disperato dolore il marito Marco per due settimane ha messo da parte il lavoro di vivaista a Masone per correre ogni giorno a Genova e dividersi, assieme alla madre Isia, fra il capezzale della moglie al San Martino e la culla asettica dove Alessio cresce al Gaslini. Fino a ieri pomeriggio quando il cuore di Paola si è fermato. Non sarà possibile effettuare l'espianto degli organi, spiegano i medici del reparto di rianimazione, perché non si tratta di una morte cerebrale ma di un arresto cardiaco vero e proprio. Marco era stato informato che le condizioni della moglie erano andate progressivamente peggiorando e, subito dopo aver saputo della sua morte, è corso al Gaslini: attraverso il vetro che protegge la nursery, ha guardato Alessio che sgambettava nella sua culla e, in lacrime, ha esclamato: «Ora per me tutto diventa molto più duro, più difficile. Prima avevo due speranze, adesso me ne è rimasta una sola, mi è rimasto Alessio». Mariacristina Cambrì Il piccolo Alessio da alcuni giorni respira da solo ed è nutrito con un biberon Nella foto grande un'immagine di Alessio. A lato il Gaslini di Genova
Persone citate: Giovanni Serra
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