Tecnocity ostaggio dei rubinetti

Tecnocity ostaggio dei rubinetti IL CASO INCURIA E SICCITÀ' La città della «cerulea Dora» ha la falda inquinata e si rifornisce dalle autobotti Tecnocity ostaggio dei rubinetti Ivrea, la sete dura da anni CULLA dell'informatica, Silicon Valley italiana, nuova capitale della telefonia cellulare. Ma anche drammaticamente senza acqua potabile, con un acquedotto colabrodo e con un fiume incantevole, capace di strappare versi a poeti illustri ma inutizzabile per l'approvvigionamento idrico perché mquinato. Ivrea è tutto questo, con i palazzi della Olivetti, le stanze dei bottoni di Omnitel, le sottware-house più stimate d'Italia ma anche con i rubinetti che erogano liquidi color Coca-Cola, con le code di cittadini davanti alle autobotti, con i volontari impegnati a fornire sacchetti d'acqua a chi muoversi non può. Che strana questa città, un po' Svizzera ed un po' Albania. «Simile ad un'automobile lussuosa, dalla carrozzeria lucente, che di colpo si scopre con un motore troppo vecchio, singhiozzante» spiega Paola Oberto, vicensindaco, negli ultimi quattro anni presidente del Consiglio comunale, esponente di una famiglia che ha profonde ed importanti radici nell'Eporediese. «L'acquedotto era vecchio, per troppi anni trascurato. Poi sono intervenute contingenze atmosferiche come gli sconvolgimenti operati sulle falde dall'alluvione del '94, l'abbassamento della falda idrica, la frequenza della siccità. Ma quando la precedente amministrazione ha cercato una soluzione, si è subito scatenata ima guerra politica incomprensibile. In troppi hanno cercato di trasforma- re un problema tecnico in un campo di battaglia elettorale». Sull'altra barricata, come una sorta di Giovanna d'Arco del popolo verde, c'era Graziella Bronzini, ex candidata sindaco. La sua spiegazione è diversa: «La tecnologia, in questa città, è stata sempre patrimonio esclusivo delle aziende, mai della pubblica amministrazione. Le esigenze della collettività sono state sempre gestite a livello molto basso. Come tollerare un acquedotto che perde per strada il 35-40% della sua portata?». Comunque qualcosa sta cambiando: la Società Canavesana Acque s'è messa a lavorare con impegno. Già domani arriverà un gigantesco filtro (10 metri di diametro) che consentirà al pozzo in regione Montefibre (attualmente chiuso per eccesso di solventi) di tornare presto ad offrire il suo contributo. E si sta intanto studiando il raddoppio della condotta VistrorioIvrea: la tubazione esistente, lunga sei chilometri, non riesce a portare a valle tutta l'acqua disponibile. Una parte finisce nel Chiusella. A pagare, per ora, sono i cittadini di Ivrea e Banchette (oltre che alcuni altri di Pavone, Romano, Montalto, Chiaverano ed Albiano). Dal 4 gennaio una nuova ordinanza vieta l'utilizzo dell'acqua per fini alimentari. Stavolta si è cercato di attenuare i disagi soprattutto per le persone più indifese: gli obiettori di coscienza comunali, con l'ausilio delle associazioni di volontariato, da cinque giorni riforniscono gli assistiti dai Servizi sociali. L'emergenza comporta problemi svariati, qualcuno anche curioso. La signora Matilde, 79 anni, che sta facendo acqua all'autobotte del mercato, racconta il meno facilmente a risolversi: «Il bucato. Lei ha mai provato a fare il bucato con l'acqua marrone, ferrosa e limacciosa? Il risultato è drammatico: nella migliore delle ipotesi si butta via il bucato, nella peggiore la lavatrice». Già, e allora? «Allora è meglio tornare al vecchio lavaggio a mano. Che è una fatica, soprattutto per le persone anziane». Quell'acqua dai colori sospetti non lascia nemmeno tranquilli i ristoratori, costretti nuovamente a reclutare lavapiatti in carne ed ossa, e costretti soprattutto a procurarsi taniche con centinaia di litri per rimettere a nuovo pentole e stoviglie. Ma fra gli aspetti più fastidiosi c'è la crisi dei caffè: «Sono quasi imbevibili - commenta Savio Travaglia, titolare del Bar Roma, proprio di fronte al Municipio - anche se, ovviamente, utilizziamo acqua minerale od acqua potabile per prepararli. Tutte le macchine sono infatti tarate sulla pressione generata dall'acquedotto. Adesso, che si ricorre ad un banale «pescaggio» da una tanica sotto il bancone, questa pressione viene a mancare, l'acqua arriva con più lentezza al filtro del caffè che intanto brucia. Il risultato finale è deludente, e cominciamo a perdere clienti». Per ora, comunque, l'acqua marrone non ha provocato conseguenze sulla salute pubblica. Anche se i Verdi annunciano una nuova denuncia («per molte settimane, fra settembre e novembre, è stata messa in rete acqua potabile che potabile forse non era») la sola tangibile conseguenza è stata una limitata moria di pesci rossi che, nei loro acquari casalinghi, non ce l'hanno fatta a digerire anche il ferro e il manganese. Angelo Conti Nuova ordinanza del Comune Ma ora si spera in una soluzione A Ivrea rifornirsi dalle autobotti o distribuire sacchetti d'acqua è diventato una spiacevole abitudine L'acquedotto è un colabrodo che perde circa il 35% della portata Sotto, il barista Savio Travaglia «Per fare il caffè siamo costretti ad usare la minerale»

Persone citate: Angelo Conti, Graziella Bronzini, Paola Oberto, Savio Travaglia

Luoghi citati: Albania, Albiano, Banchette, Italia, Ivrea