L'Udr resta sul piede di guerra di R. R.

L'Udr resta sul piede di guerra L'Udr resta sul piede di guerra Mastella: entro la fine di maggio chiarimenti sostanziali o addio ROMA. L'ultima pugnalata è arrivata da Bologna, con quel vertice dei partiti ulivisti che si riuniranno il 19 gennaio prossimo alla presenza, pare, di Franco Marini. Cioè del leader di un partito, il Ppi, che con Rinnovamento italiano e l'Udr avrebbe dovuto costituire, nei progetti di Francesco Cossiga, l'embrione di un nuovo centro. E così, quando l'ex capo dello Stato appena tornato da una vacanza in suolo francese ha riunito ieri sera lo stato maggiore del suo partito, l'irritazione tra i presenti era palpabile. «E' una provocazione», è esploso il segretario Clemente Mastella. Ce l'aveva non solo nei confronti di Marini, che Prodi sta trascinando sempre più lontano da Cossiga, ma dello stesso Massimo D'Alema, che poco si sta prodigando per respingere l'offensiva del suo predecessore a Palazzo Chigi. Però stamane, quando si riunirà l'ufficio politico dell'Udr, non ci saranno gesti clamorosi, rotture tipo quella adombrata in un'intervista dall'ex Picconatore: cioè il ritiro dei mmistri Udr dal governo. Scognamiglio, Cardinale e Folloni si guardano bene dal dimettersi. Scriveranno invece una lettera molto ferma al presidente del Consiglio per chiedere che venga affrontata in sede di governo la questione che ha fatto da detonatore all'ultima polemica nella maggioranza, vale a dire la candidatura Prodi alla presidenza della Commissione Ue. Ieri, in Consiglio dei ministri, non se n'è discusso, anche perché prima ancora che qualcuno potesse sollevare la quesione è stato lo stesso D'Alema a tagliare corto: la responsabilità di nominare o meno Prodi non appartiene al governo - ha detto il premier - ma ai quindici capi di Stato e di governo dell'Ue. Dunque, la materia non può essere trattata in un'ottica di politica interna. Se oggi non si prevedono colpi di scena, tuttavia, ciò non significa che i cossighiani battono in ritirata. Semplicemente, secondo quanto ha riferito un partecipante alla riunione di ieri sera, l'«ora x» si sposta almeno di dieci giorni, al 19 gennaio, appunto. Se dovesse rinascere dalle sue ceneri l'Ulivo, o qualcosa di molto simile all'alleanza finita in pezzi con l'ultima crisi, allora l'Udr sarebbe costretto a fare sul serio. Minaccioso, Mastella avverte che i rapporti nella maggioranza «non sono buoni» e rammenta che il governo «si dimetterà il 29 o 30 maggio quando, come recita la Costituzione, il Parlamento voterà il nuovo Capo dello Stato. Io mi auguro», ha soggiunto, «che a quel punto siano intervenuti chiarimenti sostanziali». Altrimenti, addio D'Alema. [r. r.]

Luoghi citati: Bologna, Roma