Centenaro e Parenti per vendetta, i metronotte di Novi un «incidente di percorso» Bilancia: «Ecco perché ho ucciso»

Centenaro e Parenti per vendetta, i metronotte di Novi un «incidente di percorso» Bilancia: «Ecco perché ho ucciso» Centenaro e Parenti per vendetta, i metronotte di Novi un «incidente di percorso» Bilancia: «Ecco perché ho ucciso» Il serial killer fornisce dettagli e spiegazioni al pm GENOVA. E' molto loquace Donato Bilancia, il killer che ha confessato diciassette omicidi. In verità parla esclusivamente con il pubblico ministero Enrico Zucca; l'unico magistrato con cui ha deciso di apririsi dopo l'arresto. Con lui diventa un fiume in piena, senza lesinare dettagli e «spiegazioni». A cominciare proprio dall'inizio della sua lunga catena d'omicidi. «I primi che ho commesso - ha raccontato ad esempio - sono stati quelli di Giorgio Centenaro e di Maurizio Parenti e della sua consorte. Se per la morte di quest'ultima sono addolorato, per quella degli altri due non lo sono affatto, perché ritengo che mi abbiano fatto un grave torto, e in particolare il Parenti ha tradito quella che ritenevo fosse una amicizia. La serie degli omicidi che ho commesso nasce proprio dallo sconvolgimento che mi hanno creato queste persone con il loro comportamento». Ed ecco la prima «spiegazione»: «Un giorno, in una bisca in cui avevo perduto un sacco di soldi ho udito Centanaro e Parenti che pronunciavano il mio nome e non mi é piaciuto il loro discorso, da cui risultava che mi avevano messo in mezzo». Da qui il primo delitto: «Una sera ho aspettato Centanaro al rientro a casa e l'ho accompagnato su. Avevo una pistola, ma non l'ho usata perché l'ambiente era piccolo e avevo paura di fare troppo rumore. L'ho soffocato con del nastro adesivo che avevo portato con me. Lo volevo ammazzare, non c'erano altri scopi nella mia visita». Poi, fu la volta di Parenti e della moglie. «Ho avvicinato lui nel portone; avevo in mano un sacchetto di plastica e gliel'ho mostrato dicendogli che dovevo fargli vedere delle cose; appena chiuso il portoncino gli ho puntato la pistola e l'ho ammanettato siamo saliti in ascensore e ho aperto la porta con le sue chiavi, a sinistra c'era la camera da letto dove sua moglie dormiva.... lei si è svegliata e ci ha raggiunti; li ho fatti sedere sul divano... ho sparato un colpo in testa a lui, a lei ho sparato nel petto due colpi...... Il terzo delitto nasce come una rapina su segnalazione in casa dei coniugi Solari. Lo stesso accade per il colpo successivo a Ventimiglia, in cui Bilancia freddò un cambiavalute. Quindi, «Walter» uccise il metronotte Canu nell'ascensore di corso Armellini e qui, stando alle sue confessioni, il movente comincia a farsi oscuro. «La parte di me che ragiona - ha detto a Zucca - non riesce a trovare una spiegazione». Dopo di che comincia la strage delle lucciole straniere. C'era qualcosa che lo guidava nella scelta delle vittime? «Non posso essere preciso. E' stato il frutto di una reazione istintiva ai fatti che mi avevano sconvolto e mi avevano determinato a commettere il primo delitto, ma non sono sicuro di trovare una chiave di lettura nella scelta delle vittime». E i due metronotte di Novi? Un «incidente di percorso». La vittima designata era il transessuale: «L'ho scelto per caso, ma proprio in quanto transessuale e l'avevo portato l'i per ammazzarlo». Anche le donne uccise in treno furono scelte per caso. «Sono salito sul treno con l'intenzione di uccidere». Attilio Lugli Ili! Il serial killer Donato Bilancia

Persone citate: Attilio Lugli, Donato Bilancia, Enrico Zucca, Giorgio Centenaro, Maurizio Parenti

Luoghi citati: Genova, Parenti, Ventimiglia