Nuovi fulmini Cossigq-Prodi

Nuovi fulmini Cossigq-Prodi Scambio di ultimatum tra i centristi sul futuro dell'Ulivo mentre incombono le elezioni europee Nuovi fulmini Cossigq-Prodi E Marini teme la rivolta dei popolari ROMA. Ancora ultimatum di Cossiga a Prodi. Ancora ultimatum di Prodi a Marini. Ancora battibecchi e ripicche tra i centristi della maggioranza per stabilire chi deve stare con chi alle prossime elezioni europee. Il tutto in uno stucchevole gioco dei quattro cantoni che fa dire al popolare Antonello Soro la cosa più sensata e condivisibile: «L'argomento comincia a diventare noioso, sia per noi che per i lettori». Quindi, con le scuse anticipate ai lettori, diamo conto dell'ultima puntata della telenovela che ha come attori gli ex democristiani di Udr, Ppi e prodiani. Ha ricominciato a lanciare petardi l'infaticabile Francesco Cossiga. Con una lettera aperta pubblicata dal Corriere della Sera, l'ex capo dello Stato chiede in modo ultimativo a Prodi di entrare, per le elezioni europee di giugno, nella lista dei partiti italiani iscritti al Ppe. E cioè, di stare con il Ppi e anche con l'Udr. Altrimenti Prodi dovrà dire addio alla candidatura alla presidenza della Comunità europea perché, a quel punto, Cossiga preferirebbe il socialista Giuliano Amato. Se i lettori avranno l'impressione di averla già sentita questa minaccia, avranno indovinato. Cossiga si ripete perché Prodi ha ostentatamente scelto di ignorarlo. Il fatto che Cossiga sia costretto a ripetere il suo ultima- tum, quindi, è un segno di debolezza tattica. Prodi, evidentemente, non si è spaventato. In verità, tutti provano a fare la faccia feroce in questo tira e molla di polemiche che tanto diletta i centristi. Anche se i risultati continuano ad essere nulli, stando all'andamento circolare del contenzioso. I prodiani replicano a Cossiga prendendo di mira Franco Marini, segretario del Ppi. «Il presidente Cossiga sa bene che se ferma l'Ulivo, frena la costruzione di un bipolarismo compiuto - argomenta Marina Magistrelli, coordinatrice prodiana dell'Ulivo -. Lui ci prova, anche se non crediamo che i popolari lo possano assecondare. Il segretario del Ppi, se non vuole farsi rappresentare da Cossiga, dica formalmente quale disegno politico persegue. Se quello dell'Ulivo o quello, ad esso alternativo, del presidente dell'Udr. Se lavora, cioè, per il bipolarismo o per un rassemblement dei partiti di centro». Questo è l'argomento serio che sta dietro quella che, in apparenza, sembra solo una contesa tra permalose prime donne. Bisogna rafforzare il sistema bipolare che da poco abbiamo sperimentato (dopo la vittoria del referendum di Segni contro il sistema proporzionale), oppure bisogna scegliere sistemi che non co¬ stringano i centristi dentro gli schemi della partita a due, lasciando a loro la possibilità di giocare in proprio? Prodi preme per la prima soluzione, Cossiga per la seconda. E Marini, che in cuor suo preferirebbe la seconda, non può dirlo perché un bel pezzo del suo partito gli salterebbe addosso. Han- no buon gioco, quindi, i prodiani che infieriscono contro Marini, descritto come succube di Cossiga- «E' davvero incredibile che Cossiga si senta autorizzato a parlare a nome di tutti i cattolici: mi domando dove sia il Ppi chiede l'ulivista Giuseppe Tognon -. I casi sono due: o Cossiga sta diventando il capo dei popolari, o i popolari lo usano come killer». I popolari, messi in mezzo, minacciano di andare da soli, con la loro bandiera, alle europee, facendo a meno sia di Cossiga che di Prodi. «La nostra linea è chiarissima - spiega Soro -. In questi anni non siamo mai stati oscillanti, né abbiamo mai avuto incertezze. Inoltre non apprezziamo gli ultimatum, da chiunque provengano». E poi, rivolto all'Ulivo: «Ci farebbe piacere che tra noi e Di Pietro, il presidente Prodi scegliesse noi». «Con la logica dell'ultimatum temo che l'Udr si avvìi verso una fase di isolamento», aggiunge il ministro Enrico Letta, popolare di fede prodiana. [a. rap.] L'ex Capo dello Stato Francesco Cossiga

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