«Cubani, la rivoluzione continua»

«Cubani, la rivoluzione continua» Il nuovo nemico è «il sistema internazionale del libero mercato che distrugge la società» «Cubani, la rivoluzione continua» Castro celebra i 40 anni di potere: il capitalismo morirà SANTIAGO DI CUBA. E' tornato all'uniforme militare verde oliva Fidel Castro, nel discorso che ha pronunciato per celebrare il quarantesimo anniversario della vittoria della guerriglia che abbatté la dittatura di Fulgencio Batista ed il suo regime. Il leader cubano ha parlato al popolo di Santiago di Cuba: «Sembra incredibile che il destino ci abbia permesso di parlare qui 40 anni dopo il trionfo». Castro ha ammesso che ancora oggi prova «una sensazione di irrealtà» nel pronunciare il discorso nella città dove vinse la rivoluzione e dove lui aveva trascoiso gran parte della sua giovinezza. E poi, ha sottolineato, «il popolo che io guido non è lo stesso popolo di quel primo gennaio» di 40 anni fa: sette degli undici milioni di persone che oggi popolano Cuba - ha ricordato Castro sono nati dopo la rivoluzione. Castro non ha rinunciato a ribadire la profezia che il capitalismo «inevitabilmente cadrà», ed ha affermato che «la rivoluzione comincia appena adesso». Interrotto frequentemente dalle grida delle duemila persone che lo hanno osannato scandendo il suo nome, Castro ha promesso che il suo regime continuerà a «combattere per il suo popolo e per tutta l'umanità». L'ormai settantaduenne rivoluzionario, da 40 anni alla guida dell'unico regime comunista dell'emisfero occidentale, arringava la folla dal medesimo balcone dal quale pronunciò il suo primo discorso come capo del regime. Quarant'anni dopo la rivoluzione Castro inforcava gli occhiali per leggere il suo discorso, durato appena un'ora e mezzo (tutte cose insolite: solitamente Castro pronuncia a braccio, improvvisando, discorsi di lunghezza fluviale), ed ha affermato che «i prossimi quarant'anni saranno decisivi per l'umanità». Il piccolo Parco Cespedes di Santiago era riempito da un pubblico di duemila invitati, fra i quali due premi Nobel per la letteratura, il colombiano Gabriel Garda Màrquez, il portoghese José Saramago il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, il poeta ed ex-rxunistro nicaraguense Ernesto Cardenal, ed il pittore ecuadoriano Oswaldo Guayasamin. Il premio Nobel Saramago, accompagnato dalla moglie e da 33 parenti, è alloggiato nell'hotel preferito da Ernest Heiningway, «Ambos Mundos», nella città vecchia dell'Avana. Ha detto dopo il discorso: «Ho nel sangue qualcosa di cubano che si chiama dignità». Ha aggiunto Garda Màrquez: «Sono soddisfatto del fatto che Fidel sia uno dei principali promotori nella ricerca di so- luzioni contro la globalizzazione ed altri problemi dell'umanità». «Castro - ha concluso Màrquez - è un eminente scrittore, e non escludo di poter scrivere un libro con lui». Una «sorpresa» ha colpito gli osservatori: in tutto il discorso il capo dello stato cubano non ha mai utilizzato nè la parola «comunismo», nè il concetto di «idee comuniste», limitando a chiudere il suo intervento con la storica frase: «O socialismo, o morte». Castro non ha dimenticato di condannare l'embargo che gli Stati Uniti mantengono da 38 anni contro l'isola, ed ha rivolto un appello per la riforma del Consiglio di sicurezza dell'Orni, do- ve una sparuta minoranza di paesi esercita una tirannia sulla maggioranza. Nell'invettiva contro «la globalizzazione neoliberista» anche l'euro ha trovato posto come «avversario temibile della privilegiata valuta statunitense». La moneta unica europea e il dollaro «si sorveglieranno a vicenda», ha aggiunto, sostenendo che l'amministrazione Usa «scommette con accanimento» sul fallimento dell'euro. Il laeder cubano ha ammesso di non essere nemmeno lui lo stesso uomo di quarant'anni fa, anche se ha assicurato di essere ancora «quello che veste le stesse cose, pensa le stesse cose, sogna le stesse cose» di allora. E infatti, dopo avere elogiato tre generazioni di cubani per avere fronteggiato il blocco economico statunitense, il «h'der màximo» si è prodotto nel consueto durissimo attacco verbale contro il sistema internazionale del libero mercato, che, ha insistito, «inevitabilmente cadrà», che è diventato «una nuova religione», e che «è insostenibile perché si fonda su leggi cieche, caotiche, rovinose e distruttive per la società». «(Assolutamente nessuno può stare tranquillo» in un sistema del genere, che, ha detto Castro, «ha trasformato il pianeta in un gigantesco casinò». le. st.) «L'euro servirà a tenere a bada gli yankee» Tra il pubblico della cerimonia i due premi Nobel Saramago e Garcia Màrquez e Bertinotti

Luoghi citati: Avana, Cuba, Santiago, Stati Uniti