Schroeder apre il fuoco sul bilancio

Schroeder apre il fuoco sul bilancio La Germania vuole ridurre il contributo netto di 22 mila miliardi. Anche l'Italia nel mirino Schroeder apre il fuoco sul bilancio «Riforme o taglio i fondi al Sud» BONN. Attenti, se non ci consentite di ridurre il nostro contributo alle casse comunitarie, i finanziamenti alle regioni povere dell'Unione, tra cui quasi l'intera Spagna ma anche tutto il Mezzogiorno d'Italia, rischiano di saltare. E' questo, in estrema sintesi, l'avvertimento che il cancelliere tedesco Gerhard Schròder ha lanciato ieri in un'intervista incentrata sui piani di Bonn per il semestre tedesco di presidenza di turno europea. Che la Germania volesse ridurre il contributo netto di 22 mila miliardi di lire alle casse comunitarie, ossia la differenza fra contributi versati e finanziamenti ricevuti, era noto. Con quali armi e con quali strategie intenda giungere all'obiettivo - ad eccezione di alcune indiscrezioni riportate a suo tempo da «La Stampa» - era rimasto finora molto nel vago. In un'intervista che sarà pubblicata lunedì dal settimanale tedesco «Der Spiegel» è ora lo stesso Schròder a farvi luce affermando che «dobbiamo mantenere la capacità di finanziamento dell'Unione Europea. Se non ci riusciamo, crollano ad esempio i fondi di coesione creati in favore dei Paesi più poveri. Questo lo devono sapere tutti coloro che vivono nel Sud e nel Sud-Ovest d'Europa. I fondi di coesione finirebbero, non vi sarebbero più soldi. Anche nei fondi strutturali si avrebbero difficoltà». Il riferimento è soprattutto a Grecia, Spagna e Portogallo, interessate quasi interamente dai fondi strutturali e di coesione, ma anche all'Italia meridionale, compreso l'Abruzzo, che ricevono finanzia- menti da questi fondi comunitari. Più avanti Schròder comunque evita di restringere la partita della riforma del finanziamento dell'Ue ad un duello con Spagna e in parte con l'Italia e afferma che la soluzione potrà essere solo un «mix» di misure frutto di un «compromesso» an¬ che con la Francia, imposto del resto dai regolamenti europei quando si tratta di questioni finanziarie. «Tutte le idee che potrebbero alleggerire il nostro fardello - ha detto il Cancelliere allo "Spiegel" - devono rimanere sul tavolo: il finanziamento parziale nazionale della po- litica agraria, la limitazione delle uscite reali, la riforma della politica agraria e anche lo "sconto" ottenuto dai britannici. Un compromesso deve contenere tutti questi elementi: deve essere un mix». L'obiettivo che più sta a cuore alla Germania sembra comunque la riduzione anche solo minima ma comunque tendenziale di quella quota del 60 per cento del bilancio comunitario di chi si fa carico essendo la prima economia europea e la terza al mondo: la questione, ha detto Schròder, è che «tra il 2000 e il 2006 la curva dei versamenti netti vada gradualmente verso il basso». A parte i fondi strutturali e di coesione, dove è più esposta, nel complesso dei versamenti comunitari l'Italia è in una posizione neutrale in quanto (secondo i dati del 1996) risultava nel novero dei pa¬ gatori «netti» come la Germania, anche se con un importo inferiore (1,3 miliardi di ecu contro i 10,9 della Germania, i 2,4 dell'Olanda e i 2,3 della Gran Bretagna). Bilancio comunitario e agricoltura, assieme alle riforma istituzionale dell'Ue, a detta di Schròder, sono connessi con la grande questione dell'allargamento dell'Unione a quattro Paesi dell'Est più Cipro. Se non si riformano le finanze dell'Ue, rendendo «oggettivamente possibile» l'allargamento, il suo varo viene «rinviato», ha detto ancora il Cancelliere nel sottolineare un cambio di atteggiamento di fondo nella politica europea tedesca: ai tempi del cancelliere Helmut Kohl «i necessari compromessi spesso sono stati raggiunti perché la Germania ha pagato. Questa politica è finita». La generazione di Kohl diceva: «Noi tedeschi dobbiamo essere europei, altrimenti potrebbe ricrearsi la paura per il Furor teutonicus)), ha detto Schròder aggiungendo: «Io dico non solo dobbiamo, ma vogliamo essere europei» e difendere «i nostri interessi in maniera più disinvolta». Sull'euro, ad esempio, Schròder ha detto che sotto la presidenza tedesca deve essere portata al «successo» attraverso una Banca Centrale europea, «lo sottolineo, indipendente», ma anche attraverso un «coordinamento della politica economica e finanziaria», un'«armonizzazione» delle imposte indirette e «più coordinamento» per quelle dirette. Rodolfo Calò Jacques Santer presidente della Commissione europea e (sotto) il premier tedesco Gerhard Schroeder

Persone citate: Gerhard Schroeder, Gerhard Schròder, Helmut Kohl, Jacques Santer, Kohl, Rodolfo Calò, Schroeder, Spiegel