«Basta autocrazia in Iran»

«Basta autocrazia in Iran» Sostenitori del rinnovamento, dopo la preghiera, attaccati duramente dalla polizia e dai fautori del regime «Basta autocrazia in Iran» Primi scontri di piazza a Teheran TEHERAN. Per la prima volta da anni, nel pieno centro di Teheran circa duemila manifestanti per la democrazia si sono scontrati con le forze di sicurezza. I tafferugli non sono durati che una ventina di minuti, e non si sono registrati feriti veri e propri, solo contusi: rimane però un fatto inedito sotto il regime degli ayatollah iraniani. La polizia anti-sommossa ha arrestato numerosi dimostranti. I disordini sono cominciati fuori dalla moschea Fakhr, dove i dissidenti si erano riuniti per commemorare la misteriosa morte di Dariush Foruhar, leader di una piccola formazione di opposizione, e della moglie; la coppia era stata trovata nella sua casa, assassinata a coltellate, il 22 novembre scorso. Dopo due ore in preghiera, per nulla intimoriti dai duecento agenti e dai numerosi sostenitori dell'ortodossia ufficiale davanti alla moschea, i dissidenti hanno scandito slogan come «Libertà e sicurezza, questo è il motto della Nazione» e «Morte all'autocrazia». La pohzia aveva eretto cordoni di sicurezza, ma ciò non è bastato a impedire che le due fazioni venissero a contatto e cominciassero a picchiarsi; a questo punto è intervenuta. Tra i fermati ci sono unicamente oppositori, nessuno dei seguaci del regime è stato portato via, ma per questo trattamento differenzialo non sono state fornite spiegazioni. Gli attacchi di militanti conservatori a sostenitori della linea moderata, incarnata dal presidente Mohammad Khatami, negli ultimi mesi si sono fatti sempre più frequenti in Iran. Il dissidente Dariush Foruhar, 70 anni, era capo del Partito nazionale iraniano, tollerato dagli ayatollah malgrado le posizioni notoriamente critiche; fu anche membro del governo di Mahdi Bazargan, il primo formato subito dopo la rivoluzione khomeinista nel '79. Da novembre sono morti in circostanze mai chiarite altri tre oppositori, e altri due sono praticamente scomparsi nel nulla. Khatami e la magistratura, per lo più a lui ostile, hanno disposto inchieste separate; l'apposita commissione presidenziale giovedì ha diffuso un rapporto provvisorio in cui si segnalano «lodevoli progressi» ma, stando all'agenzia di stampa «Ima», il leader riformista ha sollecitato una «accelerazione delle indagini», in cui vi sarebbero comunque già stati arresti. Ieri il capo del potere giudiziario iraniano, l'ayatollah Mohammad Yazdi, ha respinto gli appel¬ li per un'inchiesta intemazionale sull'uccisione di alcuni intellettuali liberali, affermando che i nemici del Paese stanno cercando di ritrarre la Repubblica islamica come una nazione non sicura. «Il nemico sta cercando di spianare la strada all'ingresso degli stranieri nel Paese e dire che qui non vi è sicurezza», ha detto Yazdi durante il suo sermone dopo la preghiera del venerdì e trasmesso da Radio Teheran. «In Algeria vi sono stati recentemente dei massacri... ma non vi è alcuna ragione per un'inchiesta delle Nazioni Unite», ha aggiunto riferendosi agli appelli di organizzazioni occidentali per i diritti umani per un'inchiesta sull'assassinio di Daryush Foruhar, esponente nazionalista, e della moglie oltre che di tre scrittori. Yazdi ha quindi annunciato che la polizia ha compiuto diversi arresti e che i risultati dell'inchiesta saranno resi noti in un «futuro non molto lontano». Da Parigi, dove vivono in esilio, hanno lanciato pesanti accuse gli esponenti dell'opposizione iraniana. Tra questi, l'ex presidente Abolhassan Bani Sadr che ha affermato che i «guardiani della rivoluzione» sono implicati nell'ondata di uccisioni in Iran, dove la situazione è «grave». «I militari sono coinvolti - ha dichiarato Bani Sadr -. Depositare i dossier di questi omicidi in un tribunale militare, pratica non abituale, è la prova che si vuole insabbiare il caso». [Agi] I disordini alla fine di una cerimonia per commemorare due dissidenti uccisi dagli squadroni della morte Gli oppositori in esilio «I guardiani della rivoluzione sono i killer degli scrittori» Manifestanti a Teheran chiedono giustizia par l'assassinio di Danush Foruhar e di sua moglie, uccisi dai killer del regime

Luoghi citati: Algeria, Iran, Parigi, Teheran