La pace non arriva, ritorna l'lntifada

La pace non arriva, ritorna l'lntifada La pace non arriva, ritorna l'lntifada C'è tempo solo fino a mercoled�per Usi al piano Clinton AldoBaquis TEL AVIV Il piano del presidente Bill Clinton per un accordo di massima israelopalestinese rischia di arenarsi di fronte a una nuova ondata di violen�ze nei Territori e mentre il presiden�te palestinese Yasser Arafat è anco�ra impegnato in laboriose consulta�zioni che richiederanno almeno un'altra settimana. Ma per la diplo�mazia, il tempo stringe. Clinton non potrà più dedicarsi ad iniziative diplomatiche dopo il 10 gennaio. Secondo la televisione israeliana, pazienterà solo fino a mercoledì. E Barak, che è dato perdente in tutti i sondaggi di fronte al nazionalista Sharon, ha assoluto bisogno di un successo diplomatico in tempo utile per le elezioni del 6 febbraio. Nono�stante ciò, il premier israeliano ha detto ieri esplicitamente di essere contrario a qualsiasi «trasferimen�to ai palestinesi della sovranità sul Monte del Tempio». Secondo un alto funzionario del governo israeliano: «Su Arafat sono esercitate pressioni formidabili af�finchè accetti, almeno in principio, le idee di Clinton». Le insistenze maggiori giungerebbero da Egitto, Giordania e Francia. Dietro le quinte, anche Israele preme. Ieri Barak ha avuto due lunghe conversazioni con il presi�dente egiziano Hosni Mubarak e con re Abdallah di Giordania per illustrare la propria posizione sulla soluzione del conflitto e in particola�re sula Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Mubarak ha anche ricevuto a Sharm el Sheikh i princi�pali negoziatori israeliani per un aggiomamente discreto e dettaghato. Nelle stesse ore anche Shimon Peres era al lavoro, a Rabat, per indurre re Mohammed VI a ricorre�re alla propria influenza al fine di sospingere Arafat verso un celere accordo. Ma in casa le resistenze dei palestinesi sono molto forti. Nella Moschea al Aqsa, nelle preghiere conclusive del Ramadan, le parole del predicatore sono state rivolte contro ogni ipotesi di compromesso su Gerusalemme, sulla Spianata, sulla questione dei profughi. Anche Hamas ha ieri emesso un comunica�to di fuoco in cui invoca una «jihad» (guerra santa) ad oltranza contro lo stato sionista. Per Capodanno, le maggiori organizzazioni politiche palestinesi laiche e religiose hanno indetto manifestazioni mili�tanti. Sul terreno dopo gli attentati di gioved�che sono costati la vita a due militari israeliani e che hanno provocato il ferimento di una quin�dicina di civili ieri si è toi-nati alla rivolta armata. Duri scontri a fuoco sono divampati all'incrocio strada�le di Beit El, alle porte di Ramallah. Al valico di Erez, fra Gaza e Israele, si è sparato per ore. Alla fine un carro armato israeliano ha messo a tacere una postazione palestinese centrandola con una granata. Un agente di 26 anni, Mohammed Ah Nassir, è rimasto ucciso sul colpo. Intanto in una Cisgiordania tenu�ta di nuovo in stato di assedio come misura punitiva per l'attentato di Tel Aviv sono tornate ieri ad agire le unità speciali israeliane. Nel villag�gio di Dir Silp la abitazione di un militante di Hamas è stata devasta�ta da una misteriosa esplosione. L'uomo, hanno assicurato i vicini, non era in casa. Una tregua informale maturata parallelamente ai colloqui di Washington (culminati con la pre-, sentazione delle proposto di Clin�ton) si è cos�infranta lasciando il posto a un generale pessimismo. A peggiorare le cose sono giunti gli sviluppi dell'inchiesta sull'atten�tato di Tel Aviv (tre ordigni deposti in un autobus) e del valico di Sufa (a Sud di Gaza, due ordigni simili a quelli libanesi). Nel secondo caso uno dei feriti israeliani ha distinta�mente sentito lo squillo di uu telefo�no prima di ima delle esplosioni; è la conferma cioè che adesso i palesti�nesi non devono più ricorrere a kamikaze islamici per condurre at�tentati perché l'ultimo impulso può essere affidato a un telefono cellula�re. Si tratta di una tecnica che a quanto pare è stata impiegata un mese fa per far esplodere una auto�bomba a Gerusa emme, e ancora gioved�a Tel Aviv. Gli attentati sono stati rivendicati da organizza�zioni islamiche radicah. Ma la tecni�ca è cos�sofisticata, notano alcuni esperti israeliani, che solo un servi�zio di sicurezza ben strutturato può utilizzarla. Se questo sospetto tro�vasse conferma, i servizi di sicurez�za di Arafat sarebbero indiziati. Di fronte a questi sviluppi, an�che fra gli israeliani aumenta la opposizione a qualsiasi ipotesi di compromesso. Oltre il 50 per cento si dichiarano contrari alla iniziati�va di Clinton, e quasi il 60 per cento vorrebbero come primo ministro il leader del Likud, Ariel Sharon. Co�me nelle moschee, anche nelle sina�goghe spirano venti di coUera. Ba�rak, prevedono rabbini massimali�sti, andrà all'inferno. Per i veri fedeli, aggiungono, è giunta l'ora del sacrificio. Barak fa sapere che non è disposto a cedere a Arafat la spianata delle moschee Duri scontri a fuoco all'ingresso di Ramallah. Al valico di Erez si è sparato per ore. Un carro armato ha aperto il fuoco contro una postazione palestinese uccidendo un agente Ultra palestinesi bruciano a Nablus un modello di cartone di un autobus israeliano