«Pecora pazza Il rischio esiste» di Emanuele Novazio

«Pecora pazza Il rischio esiste» Monito degli scienziati tedeschi «Pecora pazza Il rischio esiste» Emanuele Novazio corrispondente da BERLINO L'allarme, dopo mucca pazza, è adesso per «pecora pazza»: il ri�schio di infezione è «concreto», affermano gli scienziati tedeschi, dal momento che i mangimi consi�derati responsabili della diffusio�ne del morbo vengono usati anche .per gli ovini. Il governo dunque chiedono i responsabili del «Ro�bert Koch Institut» di Berhno deve estendere alle pecore i test già adottati per i bovini di età superiore ai tre anni. Ma il mini�stro dell'Agricoltura, Karl-Heinz Funke, smorza: in Germania, af�ferma, fra il 60 e il 70 per cento dei 2 milioni e 700 mila ovini viene allevato al pascolo e senza l'impie�go di mangimi, dunque. Una decisione sull'estensione dei test alle pecore verrà presa entro la fine di gennaio: quando sarà ultimata «l'analisi di rischio» affidata agli esperti del Ministero. Dall'inizio del nuovo anno, intan�to, tutti gli addetti alla macellazio�ne e al trasporto di carni dovranno indossare speciali abiti e masche�re di protezione, che andranno bruciati in caso di contatto con un animale infetto: non si può esclu�dere infatti che il morbo si tra�smetta all'uomo anche attraverso la pelle, nonostante secondo gli esperti del governo «il rischio sia molto ridotto». Man mano che si estende ieri è stato scoperto un settimo caso del morbo, in un altro allevamen�to bavarese la crisi mucca pazza ha ricadute sempre più inquietan�ti: non soltanto il consumo di carni bovine è precipitato (nell'ul�timo mese le vendite sono diminui�te deU'SO per cento, nonostante forti ribassi di prezzo). Anche imo dei simboli della tradizione ali�mentare tedesca il wurst, prodot�to oggi in 1500 varianti rischia immagine e credibilità: aprendo interessanti interrogativi sul�l'identità gastronomica di un Pae�se in cui ogni abitante consuma, in media, quasi 40 chili.di salsicce l'anno. I controlli nei supermercati hanno confermato un diffuso so�spetto: numerose varietà di wurst contengono carne bovina, nono�stante l'etichetta garantisca che «il prodotto è stato confezionato soltanto con pura carne suina». Soprattutto nei wurst a pasta fine, macinata, non si può escludere l'impiego delle parti animali a maggior rischio, le interiora. In proposito, del resto, la legge pre�senta gravi lacune, consentendo ai produttori di non specificare in alcune varietà di salsicce la presenza di carni bovine a meno che l'etichetta non precisi l'impie�go di «puro suino»: «La scritta "senza carne bovina" non è sem�pre una garanzia e può trarre in inganno», denuncia l'Associazio�ne consumatori del Nord Reno Vestfalia. Lo stesso vale per le salsicce di tacchino e di pollo, nelle quali non si può escludere la presenza di carne bovina. Il rischio è partico�larmente elevato se per la prepara�zione dei wurst vengono utilizza�te carni di manzo entrate in contat�to, durante la macellazione, con il midollo osseo: soltanto in ottobre il loro uso è stato vietato, ma quante salsicce prodotte in prece�denza sono ancora in vendita, magari con etichette contraffatte? II sospetto è autorizzato dai' risultati dei più recenti controlli: in molti casi è stata accertata la falsificazione dell'etichetta: wurst «di puro suino» conteneva�no in realtà anche carne di manzo. Un'azienda bavarese produttrice di wurst viennesi è stata incrimi�nata, per questo. Ma le sanzioni in casi del genere sono di scarso rilievo, lamentano le associazioni per la tutela dei consumatori, che chiedono «l'immediata adozione di norme più severe».

Persone citate: Karl-heinz Funke, Koch Institut

Luoghi citati: Berlino, Germania