Boschi e suoli agricoli

Boschi e suoli agricoli IN ITALIA Boschi e suoli agricoli Ruolo fondamentale per il controllo del dima SEI virgola sette miUoni di ettari, secondo l'Istat; 8,7 secondo il ministero deUe Politiche agricole e forestali. Poco più di 9 secondo i dati rilevati da un satelUte. Ma quanti sono realmente i milioni di ettari di foreste rimasti in Itaha? La discordanza suUa con�sistenza deUe foreste in ItaUa che dipende dai metodi di rileva�mento e da diverse definizioni del termine foresta sarebbe una questione poco più che accademica se non fosse stato adottato U Protocollo di Kyoto. Il Protocollo, infatti, riconosce alle foreste e ai suoU agricoU un ruolo importante neUe politi�che di mitigazione dei cambia�menti del chma e consente ai paesi di usare le quote di carbo�nio assorbite ed emesse dagli ecosistemi agricoli e forestali per raggiungere i loro impegni di riduzione deUe emissioni (per l'Italia U 6,507o in meno sul 1990). Specificatamente, posso�no essere inclusi nei bUanci gh assorbimenti di carbonio deri�vanti dalle nuove piantagioni forestali reahzzate su terreni già in precedenza forestali (reforestation, nel testo del Proto�coUo) e su terreni ex-agricoli (af-forestation), al netto delle emissioni legate ai processi di deforestazione, purché siano av�venute dal 1990 in poi. Inoltre, il Protocollo stabili�sce che una successiva Confe�renza delle Parti doveva esse�re quella de L'Aia decida di includere altre attività addizionah a queUe di afforestazione, riforestazione e deforestazione. Su questo punto, decisivo per U fallimento delle trattative, aU' inizio erano emerse due posizio�ni differenti: quella deU'UE, che intendeva escludere ogni altra' attività addizionale; e queUa deUUmbreUa Group (Usa, Cana�da, Australia, Nuova Zelanda e Giappone), che sosteneva l'in�clusione di attività addizionali, secondo un approccio estensivo definito «full carbon accounting». Questo metodo consente di valorizzare al massimo il potenziale di assorbimento da parte del territorio agricolo e forestale., includendo fertUizzazioni, potature, diradamenti, calcitazioni sulle foreste esi�stenti, poUtiche di protezione e conservazione delle foreste che portano a un aumento deUa densità di legname (e quindi di carbonio), difesa dagli incendi forestali, tecniche di lavorazio�ni minime o nulle dei suoli agricoli che possono portare a un aumento del contenuto di carbonio nel suolo e ogni altra attività agro-forestale sensu lato. Secondo questo approccio, gh Usa avrebbero raggiunto un terzo del loro impegno di ridu�zione semplicemente osservan�do le loro foreste aumentare di volume (e quindi di densità di carbonio) per effetto di qualche politica di conservazione e pro�tezione, del naturale invecchia�mento delle foreste, del presun�to aumento della produttività degli ecosistemi naturali per effetto deUo stesso aumento della concentrazione di C02 e di fertilizzazione dei suoli dovuti alle deposizioni di azoto atmo�sferico. Questa proposta è stata rifiu�tata dall'UE per due motivi. Primo, in quanto avrebbe gene�rato un'ingente quantità di cre�diti senza che alcuni paesi prò1 cedano a reali investimenti nel settore, e quindi riducendo gli impegni nella riduzione dei con�sumi e nello sviluppo di fonti rinnovabili di energia. In secon�do luogo, in quanto non era possibUe dimostrare l'intenzionaUtà degli interventi e, succes�sivamente, separare la variazio�ne delle quantità di carbonio fissate per via di quelle attività intenzionah da quelle dovute a cause naturali. Realisticamente, la proposta del presidente Pronk conteneva vantaggi per quasi tutti i paesi deU'Unione Europea, compreso il nostro. Essa, infatti, avrebbe permesso all'Italia di mettere in conto oltre ai crediti di carbo�nio fissato dai 15 mila ettari di nuove piantagioni forestali che mediamente sono realizzate ogni anno e quelli fissati dai 30 mila ettari di terreni agricoli abbandonati ogni anno dall'agri�coltura e naturalmente conver�titi in foresta, U 150Zo deU'incremento complessivo degli stock legnosi (e quindi di carbonio) delle foreste esistenti (da cui l'importanza di avere dati stati�stici solidi e verificabili sull' estensione delle superficie fore�stale nazionale e sulla quantità di legname presente). In cifre, l'Italia sarebbe stata in grado di ottemperare a un quinto degli impegni assegnati di riduzione deUe emissioni con il solo setto�re agricolo e forestale. Ma in quel caso non ci sarebbe stati bisogno del ministro Visco per dimostrare che contabilizzare tali crediti di carbonio sarebbe stata "elusione" pura. La proposta era allettante. E lo hanno percepito bene le centi�naia dei giovanissimi rappresen�tanti delle organizzazioni non governative, spesso americani, accorsi a L'Aia per difendere in tutti i modi l'integrità del Proto�coUo. Durante le ultime concita�te ore del negoziato, successive alla proposta di Pronk, essi hanno distribuito fiori e sacchi di sabbia ai membri delle dele�gazioni europee. Per aiutarli a resistere agli allettamenti. Lorenzo Ciccarese, Anpa

Persone citate: Cana, Italia Boschi, Lorenzo Ciccarese, Pronk, Proto, Visco

Luoghi citati: Australia, Giappone, Italia, L'aia, Nuova Zelanda, Usa