Terrae Motus

Terrae Motus Terrae Motus La collezione di Lucio Amelio LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Lea Mattarella ESORCIZZARE il terremoto. Scon�figgere il senso di morte e di ca�tastrofe che questo porta con sé. Ecco l'intento del galleri�sta napoletano Lucio Amelio quando, all'in�domani del sisma che il 23 no�vembre del 1980 aveva colpito la Campania e la Basilicata, decise di mobilitare gli artisti che gravi�tavano intomo alla sua galleria per la realizzazione di opere ispi�rate al terribile evento. L'idea partiva proprio da loro, dai prota�gonisti dell'arte contemporanea intemazionale, che già in quella notte, come raccontava lo stesso Amelio, gli telefonavano da tutto il mondo per chiedere «c'è qualco�sa che posso fare?». E qualcosa da fare era rispondere alla forza distruttrice della natura impazzi�ta con quella altrettanto potente. LA MDESETTLea Ma ma creatrice, dell'arte. Con un'energia positiva capace di emanare sentimenti di eternità e di durata. Sono passati vent'anni e oggi l'intera collezione Amelio, che si era vista qua e là soltanto in parte, è finalmente aperta al pub�blico in un nuovo allestimento negli appartamenti storici della Reggia di Caserta. La mostra, curata da Ester Coen e Livia Velani, si annuncia come il primo di una serie di appuntamenti che la Reggia dedicherà all'arte del nostro tempo. E forse è immagi�nando la suggestione dell'incon�tro tra questi spazi, decorati con il repertorio tipico del Neoclassi�cismo, e le opere contemporanee, che Lucio Amelio decise di lega�re, con un lascito testamentario, la sua raccolta alla imponente residenza borbonica. Cos�alla STRA A ANA arella sua morte, avvenuta nel 1994, una settantina di opere, tra cui dipinti di Keith Haring e di Anselm Kiefer, installazioni di Joseph Beuys e Ri�chard Long, sculture di Tony Cragg, spec�chi di Michelangelo Pistoletto e numeri luminosi di Mario Merz, giunsero a Caserta, per restarvi per sempre. E qui assicurano che si sta pensando alla loro sistema�zione definitiva in un'esposizio�ne permanente. Ma come hanno reagito gli artisti a una tragedia che pure non riguardandoli di persona col�piva la loro sensibilità? In che modo questa ha influito sulla loro immaginazione? Ecco la pop di Andy Warhol, drammatica una volta tanto, con la riproduzio�ne gigantesca della prima pagina di un giornale napoletano che. all'indomani del sisma, supplica�va FATE PRESTO!. Oppure la buia, piccola sala occupata da Christian Boltanski con ex-voto che si muovono al vento. Immagi�ne di una religiosità remota, che riemerge dalla memoria quando la ragione non basta più a com�prendere il mondo. L'opera di Beuys tavoli di legno, vasi di coccio, bicchieri trasparenti e ve�tri rotti in ordine sparso si chiama Terremoto a palazzo. L'artista tedesco, anarchicamen�te, immaginava che dalla cata�strofe potesse scaturire nuova energia, a patto che il terremoto modificasse l'intera concezione del vivere sociale e politico. C'è anche molta pittura. Mate�rica e essenzialmente neoespres�sionista. Così, dominata dal colo�re e da figure deformate, è la sala in cui sono raccolti i grandi dipin�ti degh americani James Brown e Julian Schnabel, degh italiani Schifano, Merlino e Vedova e dell'austriaco Siegfried Anzinger. Questo artista, tutto falli in un teatro di grandi pennellate, fa sontuosamente coincidere Eros e Thanatos. Il senso della morte è un conno�tato fondamentale dell'arte napo�letana di tutti i tempi. Con la vanitas fa ancora i conti la pittura di Nino Longobardi che, con Car�lo Alfano, Emesto Tatafiore, Gian�ni Pisani rappresenta parte della scuola partenopea. L esponente più giovane di questa è l'ormai affermatissimo Sergio Fermariello: una tra le tante conferme del fiuto rabdomantico di Amelio. Tra i napoletani, ecco ancora Mimmo Paladino con una gigante�sca tela attraversata da figure tanto primordiali da apparire co�me fantasmi. Poche sale prima ci si imbatte in Cucchi, altro celebre esponente della Transavanguar�dia, presente con una intensa e scura pittura su ferro. Materiale, questo, che da supporto diventa protagonista nell'installazione a muro di Jannis Kotmelhs, circon�data dai «segni dipinti» di Domeni�co Bianchi e Cy Twombly. E se la terra che trema, da queste parti evoca necessaria�mente la più sconvolgente delle manifestazioni della natura, l'eru�zione che distrusse Ercolano e Pompei, è naturale aspettarsi evo�cazioni del Vesuvio. Ce le suggeri�sce Richard Long con la sua co�struzione concentrica di pietre laviche. Il tedesco Anselm Kiefer ci mostra una pittura che si crepa come fango al sole e si copre di segni neri duri come ferite. Men�tre la tela del suo connazionale Gerhard Richter sembra compo�sta di elementi naturali: sole, erba, ma anche sangue. Infine, Giulio Paolini invita a riflettere sul significato effimero dell'esi�stenza. La sua Italia capovolta e le sculture classiche che si frantu�mano sotto i nostri occhi, sono la mighore espressione della metico�losa insensatezza delle cose. VENT'ANNI FA IL GALLERISTA NAPOLETANO CHIAMAVA ARTISTI DI TUTTO IL MONDO A REALIZZARE OPERE ISPIRATE AL SISMA. OGGI QUEI LAVORI SONO ESPOSTI ALLA REGGIA DI CASERTA «Silent garden in moonlight shadow» di Tony Cragg, 1983 Terrae Motus. La collezione Amelio. Reggia di Caserta. Orario: marted�domenica 8,30-19,30 Luned�chiuso. Fino al 25 febbraio 2001

Luoghi citati: Basilicata, Campania, Caserta, Italia, Pompei, Stra