Debenedetti: l'arte di rovesciare le cose

Debenedetti: l'arte di rovesciare le cose Debenedetti: l'arte di rovesciare le cose RECENSIONE Angelo ■Guglielmi COSA è per noi un sognatore? E' un uomo nobile, forse un po' melanconico, che deluso dalla realtà che lo circonda, troppo convenzionale e ripetitiva, si rifugia nel sogno di un mondo più ricco nel quale più che trovare consolazione prefigura quel che la realtà se non fosse quel che è potrebbe essere. Ora sentite cosa è un sognatore per Antonio Debene�detti (o meglio come si presenta il «sognatore» in Un giovedì, dopo le cinque «preso e perso nel labirinto dei propri deliri, trascinandosi nel tempo (come un vagabondo senza alcun recapito interiore si trasci�na per la città dei mediocri e accasati?), il sognatore finisce con lo stabilirsi in un cantuccio inac�cessibile, come volesse sfuggire tutto e tutti e per prima cosa la luce del giorno... Ouella luce che con i suoi modi bruschi di infermiere di mezza età, con la sua arroganza da questurino... fa sen�tire questo povero es�sere... povero ma luciferino... senza prote�zione. Getta nel più intimo sconforto que�sto animale divino e senza dio che inciampa nella pro�pria anima come un prete nella tonaca troppo lunga». Ricorro a questa lunga citazio�ne perché è qui la chiave che ci consente di intendere le intenzio�ne del romanzo (cioè del suo auto�re), le ragioni della scelta del personaggio e la lingua con cui lo fa parlare. Debenedetti è affasci�nato dalla regola del rovescio, prospettiva in cui si è sviluppata a più significativa narrativa mo�derna. Rovesciare le cose non solo per liberare lo spazio che pesante�mente occupano ma anche per scoprirle rivelandole (frantuman�dole) in ciò che nascondono. Cos�intanto Debenedetti inventa un personaggio cattivo (l'esatto rove�scio del personaggio buono) cari�candolo di bassezze e di colpe che più vergognose non possono che vanno dal furto, alla delazione, alla complicità nell'assassinio. E' un personaggio sgradevole, che tradisce le regole dell'etica non perché non le conosce (anzi, nello squallido intimo le condivide) non perché non sa quel che fa ma perché trasgredendole realizza ogni volta le sue convenienze im�mediate (non è escluso che in questo personaggio l'autore allu�da all'italiano medio, mediocre e voltagabbana, che non fa mai quel RECENA■Gu IONE gelo ielmi che deve ma sempre quel che gli convie�ne). Il personaggio par�la una lingua spiccia e concreta, anche quan�do si avventura in ri�flessioni con cui giu�stificare i suoi com�portamenti, di cui trova le motiva�zioni in una psicologia di comodo, (tra rimorsi che in fondo non sente e volgari pretese di risarcimento di torti subiti); una lingua perfino qualunque nei suoi Ioni sprezzan�ti; una lingua sporca, carica di quella materialità maleodorante che sostanzia il modo di essere del personaggio e la realtà in cui opera. All'invenzione di un perso�naggio brutto e cattivo fa da pen�dant la messa a punto di un linguaggio altrettanto (o forse tan�to più) brutto e cattivo (non certo con intenzionalità mimetica ma ferocemente critica). Non mi par dubbio che Debenedetli, peraltro rimanendo fedele alla sua vena di sempre, infastidi�to dal romanzo dei buoni senti�menti, ne ha voluto scrivere uno di cattivi sentimenti. Basta il rove�sciamento per fare un buon ro�manzo? Certo non basta. Ma intan�to basta per spingere gli occhi e la lingua in zone oscure oltre quel che già sai (senza bisogno di sape�re), oltre l'evidenza mortificante e la conoscenza inutile. Debenedet�ti, che ha il coraggio della moderni�tà, non rinuncia al rischio. E scrive il suo romanzo più ruvido e aspro non lesinando sconcerto e inquietudine al destinatario letto�re. «Un giovedì, dopo le cinque»: il romanzo di un sognatore, «animale divino e senza dio che inciampa nella propria anima come un prete nella tonaca troppo lunga». Una lingua qualunque nei suoi toni sprezzanti; sporca, carica di materialità maleodorante wm Antonio Debenedetti: il suo è un romanzo di «cattivi sentimenti» Antonio Debenedetti Un giovedì, dopo le cinque Rizzoli, pp. 191, L 27.000 ROMANZO

Persone citate: Angelo ?guglielmi, Antonio Debene, Antonio Debenedetti, Debenedetti