Quei cuori semplici nelle nebbie di Torino di Lorenzo Mondo
Quei cuori semplici nelle nebbie di Torino Quei cuori semplici nelle nebbie di Torino RECENSIONE Lorenzo Mondo Balbiano, i Lauriano, i Guarienti... Trovo pertinente e di�vertente che Gianni Farinetti presenti i personaggi della sua saga piemontese (giunta con «Lampi nella nebbia» al terzo tempo) attraverso un necrologio della "Stampa" spulciato da due zitelle pettegole. Il deceduto è un vecchio nobiluomo, gran collezio�nista d'arte, e intorno a lui, all'esi�to luttuoso di una vita condivisa, si muovono varie figure della Torino altoborghese e titolata: un architetto, un gallerista, uno stori�co dell'arte, industriali e rentiers, belle donne e acciaccate madame. Tutta gente che, mentre pratica Parigi, la Costa Azzur�ra, Ginevra, non ha strappato le sue radi�ci provinciali, colloca�te tra Bra e Cherasco. E' la cifra indovinata di Farinetti, questa miscela ambientale che porta a inedite collisioni e collusioni. Con effetti esilaranti, che non escludono però una certa adesione sentimentale al mondo della provincia (in un'eco di quello che i francesi chiamano "roman du terroir"). Ora, il defunto Eugenio Balbia�no ha lasciato erede delle sue incalcolate ricchezze la nipote Barbara: "bella e stronza" la defini�sce un impiegato delle onoranze funebri, indispettito a diverso tito�lo dalla sua avvenenza e arrogan�za, entrambe inarrivabili. Ma Bar�bara scompare, non assiste alla chiusura del feretro, non si fa vedere alla messa funebre del�l'amatissimo zio, suscitando sor�presa, scandalo, apprensione. Sembra essere scomparsa con lei anche una raccolta di disegni neoclassici di cui qualcuno ambi�sce con frenesia il possesso. E' questo duplice mistero che forni�sce al romanzo, insieme al filo di una trama, l'apparenza del polizie�sco. Dico l'apparenza, perché non sarà un posticcio commissario di polizia a risolvere il caso: questo compito è semmai demandato al lettore, prima che intervenga lo RECENLorMo di IONE nzo do sfogo liberatorio un primattore. Ma basta così. Di�rò appena, tenendo�mi sulle generali, che l'interesse di Farinet�ti non si esaurisce nel�la vicenda che ha montato e che è cen�trata sullo scontro di due ossessi�ve, disperate passioni d'amore. E' preso soprattutto dal piacere di rappresentare un suo mondo levi�gato ed elegante, con forti compo�nenti di fatuità e snobismo, con appendici grottesche, ma segnato alla fine -anche dove non esplode il drammada una nota acidula di malinconia. Sono gli amori perdu�ti e sfioriti, omo od eterosessuali, ai quali non supplisce la saggezza disincantata dei vecchi; sono le amicizie che sembravano corali, indistruttibili, e rivelano alla pre�senza di quel funerale la loro precarietà. E c'è il chiacchiericcio smemorato di chi non ha mai conosciuto amore, di chi si è vietata "la possibilità di soffrire". Due le scene madri in cui Farinet�ti si sbizzarrisce con gradevolez�za: l'esecuzione della "Traviata" al Regio, uno spettacolo duplicato dalla "recita" del pubblico, dove spiccano le gaffes della signora Usuelli ("vorace farfalla tropicale in shantung rosso bandiera"), e poi la Messa nella chiesa di San Massimo, fasciata di neoclassico decoro. Farinetti non lesina indulgen�za ai suoi personaggi. Sembra appena, non dico giudicarli, ma comnisurarli a una quantità di fantesche, tate, portinaie, capaci di dedizione e riserbo, "cuori sem�plici" che lasciano una traccia forte nel romanzo, sono anch'essi "lampi nella nebbia" di una diffici�le verità. Piena è l'adesione del narratore all'aria di Torino, riper�corsa affettuosamente nelle sue vie sette ed ottocentesche, dalla postazione privilegiata di piazza Cavour, ma anche dal Lungopò e dalla Torre Littoria. La città è rivisitata nei tre giorni più freddi dell'anno, quelli della "merla", che non riescono tuttavia a sciogliere in nitido rigore la nebbia insisten�te, pervasiva, che penetra in tutto il romanzo. "Si muove come una medusa errando tra pianura e città. Sale e discende e non si sa dove ha origine. La si vede arriva�re in certe sere di novembre alle porte dei paesi come un silenzioso invasore(...) Eppure camminare nella nebbia può essere bellissi�mo. I bambini ridono, e giocano a nascondersi, un gioco pauroso ed eccitante". E' la sostanza eterea, impalpabile che avvolge in modo eguale -come tossico o lenimentoil destino di quelle creature. Gianni Farinetti Gianni Farinetti Lampi nella nebbia Marsilio, pp. 249. L 28.000 ROMANZO
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