Le disgrazie di uno scalo sempre in tilt di Ugo Bertone

Le disgrazie di uno scalo sempre in tilt Le disgrazie di uno scalo sempre in tilt Dal '98 a oggi crollata la credibilità del «sistema Italia» analisi Ugo Bertone LA musica ha taciuto, triste presagio, dalla sera di sabato 23, quando si è spénta l'eco delle note del corpo di Femo, l'ultimo ad esibirsi nell'«angolo riservato alle principali realtà musicali del territorio» dalla Sea. E con la nevicata di domenica sono spariti pure i «numerosi Babbi Natale che gireranno per l'aerostazione con dei grossi sac�chi dai quali estrarranno dei doni da regalare ai piccoli passeggeri che in quei giorni partiranno da Malpensa», come prometteva un annuncio della società aeropor�tuale milanese: i Babbi Natale della Sea hanno capito che era meglio non sfidare la rabbia dei passeggeri o, più ancora, quella «maledizione della Malpensa» che accompagna lo scalo fin dalla sua tribolata nascita, nell'ottobre del '98, tra proteste delle compa�gnie, cervelloni elettronici in «tilt», bagagli spediti in viaggio per i quattro Continenti e ritardi biblici per i passeggeri. Eppure, stavolta, tutto sem�brava pronto per la festa di Gior�gio Fossa, l'ex presidente di Con�findustria sbarcato a due passi dalla natia Gallarate con proposi�ti battaglieri. Meno di una setti�mana fa, infatti, era arrivata da Bruxelles la notizia più gradita: la Commissione Europea, final�mente, aveva dato il via libera alle nuove regole sulla ripartizio�ne dei voli tra Malpensa e linate mettendo probabilmente fine a un contenzioso infinito culmina�to, in un ping pong grottesco di decreti (cinque in tutto), bocciatu�re, ricorsi, procedure d'infrazio�ne eccetera. Dal Comune di Mila�no, intanto, giungeva un'altra notizia sospirata: il piano della giunta per procedere, a tappe forzate, sulla via della privatizza�zione, primo passo per il matri�monio dei cieli con gli alleati del consorzio Leonardo, fresco pro�prietario degli Aeroporti di Ro�ma. Le ambizioni non mancano: Sea e Leonardo (una compagnia di industriali messa assieme da Cesare Romiti, nume tutelare di Fossa, e in cui hanno una posizio�ne maggioritaria Gemina e Impregilo) mirano ad una «strategia comune per sviluppare un network aeroportuale italiano in�tegrato» partecipando a tutte le privatizzazioni in cantiere nelle varie Regioni. L'affare è davvero grosso, an�che perchè, come nota Giulio Gallazzi, esperto di marketing del settore aereo, «il vero busi�ness del futuro si sviluppa a terra». Il volo, è il ragionamento, è ormai im'attività matura, in cui tutti dispongono degli stessi aerei e combattono con le stesse armi (puntualità, comodità, cibo). Cer�to, ancora per un po' conterà avere le rotte, gli «slot» negli aeroporti amici, la protezione of�ferta, più o meno correttamente, dagli Stati alle aviolinee di casa. Ma, in prospettiva, i guadagni veri si faranno negli aeroporti capaci di ofirire una grande quan�tità di servizi, di trasformarsi in preziosi supermarket del lusso per una clientela abbiente oppu�re di attrarre gli investimenti più appetiti: quale miglior sede per un'impresa della «new econoroy» che ima nuova città a ridosso di un aeroporto capace di ridurre i tempi dei collegamenti? Basti pensare che, secondo le analisi della Bocconi, attorno alla nuova Malpensa, «hub» (ovvero aeropor�to intercontinentale) del Sud Eu�ropa, potrebbe sorgere, di qui a pochi anni, un polo industriale con 15-20 mila addetti, in massi�ma parte specialisti: meccanica ad alta precisione, manutenzione dei velivoli, elettronica e altre specializzazioni. Una meraviglia, insomma. Purché funzioni. E r«hub» di Malpensa, al di là delle cifre, non ha mai dato l'impressione di fun�zionare per davvero in questi disgraziati 26 mesi di vita. Certo, a leggere le statistiche, si scopre che la Sea gode di un certificato di qualità; che il tempo di attesa per l'arrivo sul nastro del primo bagaglio è sceso da 19 minuti di media a «soli» 16 minuti; che il numero dei «bagagli disguidati» è sceso all'1,796 (purtroppo la Wa�terloo di Natale rovinerà questo primato...) e che, a proposito di puntualità, i ritardi aerei in par�tenza attribuibili alla Sea rappre�sentano soltanto ri,40z4.La stati�stica, almeno in questo caso, è salva: le «condizioni meteorologi�che» cui va attribuita la responsa�bilità del fiasco natalizio, sono senz'altro indipendenti dalla vo�lontà di Fossa o dei suoi.,. , Non è difficile far ironia sulle disgrazie di questi 26 mesi. Ma non c'è granché da ridere. I pro�blemi della Malpensa hanno pesa�to in maniera determinante sulle sorti dell'Alitalia, dal fallimento del matrimonio con Klm ai «bu�chi» di bilancio; più ancora han�no contribuito a trasmettere un'immagine sconfortante sul si�stema Italia, incapace di progetta�re e gestire in maniera decente un meccanismo complesso fatto di strade, compatibilità ambien�tali, efficienza amministrativa e capacità tecnologica. Certo, i cugi�ni europei hanno contribuito non poco, tra ricorsi a Bruxelles e proteste, a complicare il decollo. Ma nel business, si sa, ogni arma è lecita. Soprattutto quando è in gioco la ricca clientela del Nord Italia, il 700Zo del mercato della Penisola, una torta che fa gola a tanti: alla Lufthansa, decisa a trasportare in proprio o con le alleate Air Dolomiti e Air One i passeggeri italiani verso gli «hub» di Francoforte e Monaco. Ad Air Franco, che presto dispor�rà di un secondo «hub» a Lione. A British Airways, Swissair e a tutti gli altri che sentono di poter approfittare del solito pasticcio all'italiana. E, di sicuro, la colpa non è di Babbo Natale...

Persone citate: Babbi Natale, Cesare Romiti, Giulio Gallazzi