Londra scopre i profumi sintetici

Londra scopre i profumi sintetici VIAGGIO NEL «RINASCIMENTO» INGLESE Londra scopre i profumi sintetici Trionfa il superfluo, un must» i bastoncini di aragosta diario Wlario Fortunato LONDRA SUPERATA la suspense sul matrimonio di Madonna e sul suo misteriosissimo abito di nozze, tutta Londra " spende e spande in balocchi e profumi per le feste di fine anno. Recessione? Qui non si sa cosa sia. L'indice Nasdaq tentenna e va giù? Non per le strade di Mayfair, né su Sloane Street e Knitsbridge. Non par�liamo del solito Harrod's, stra�colmo di turisti tutto l'anno e imbandito di lucette e perline già d'abitudine: immaginate il tripudio di kitsch che i suoi «vetrinisti» sono in grado di escogitare fra Natale e Capo�danno. Corse letteralmente freneti�che all'ultimo acquisto. Va il superlussuoso (facile a dirsi!). Il totalmente superfluo. E quin�di il riciclato puro. Oppure i nuovi profumi ultrasintetici di Comme des Gargons (che a dispetto del nome è una griffe giapponese): per esempio, «Odeur 71», oppure «Odeur 53». I quali ricordano secon�do il cartonicino esplicativo le fragranze di una «lampadina calda, plastica, linoleum, me�tropolitana», inedite «madeleines». Altro «must»: i bastoncini di aragosta, non dissimili da un qualsiasi chewing-gum. O le vitamine Berocca. E, ultimissi�mo grido, le sigarette. Sì, le vecchie e vituperate sigarette, carta, nicotina e tabacco. Non il sigaro, da complessati e minidotati. Non la pipa, per carità. Proprio la sigaretta, democratica, comoda, danno�sissima. Corse allo shopping ormai a piedi, visto che la metropolita�na produce aromi memorabili per gli stilisti giapponesi ma non funziona quasi più, da queste parti, ingolfata, traffica�ta, incasinata e infine semplice�mente paralizzata com'è. Tan�to che il sindaco ultrarosso (ma anche ultraassente) Ken Livingstone ha scritturato un ameri�cano che ha già ridisegnato l'underground newyorkese, pa�re, con buoni risultati -, per evitare che prima o poi il caos sotterraneo si riversi in super�ficie, con danni (anche elettora�li) prevedibili. Intanto, inutile illudersi. La più famosa metropolitana del mondo cammina a singhiozzo, le poste 'sono impazzite, i treni una catastrofe nazionale. E poi dicono che l'Italia è un Paese in cui regna l'improvvisazione... Qui, sotto le feste, tutti si spediscono e scambiano alme�no due biglietti d'auguri. Cono�sco una famigha (papà, mam�ma e figlia) che si scrive da una stanza all'altra, affidando alle poste di Sua Maestà il compito di recapitare puntualmente il proprio Buon Natale. C'è persi�no una famosa pièce di Steven Berkoff che ironizza su questa mania nazionale di scriversi educatamente «Merry Chri�stmas and Happy New Year», fra il salotto e la cucina. Ora, in quest'orgia di gentilezze e buo�ni sentimenti, che ti va a succedere, proprio nel periodo meno indicato? Va a succedere che tutto si paralizza e il bigliettino doviziosamente im�bucato non arriva e si perde chissà dove, manco fossimo in qualche località del Terzo Mon�do. Altro che posta di prima e di seconda classe, con tanto di tariffario classista e sussiego�so! Qui si registra solo un servizio di quart'ordine. Gli auguri meglio farli partire per e-mail. Del resto, provate a viaggia�re, in questo periodo. Sempre con molta e simpatica gentilez�za sarete avvertiti del fatto che il 25 e il 26 dicembre i treni in tutta l'Inghilterra non circole�ranno affatto, «sorry about that», e tante care cose. Dunque a far gli acquisti si va appiedati e in campagna (oh la verde campagna inglese) ci si va in macchina e la si inquina un po'. Pazienza. In compenso piove. Piove come non succedeva da quasi un secolo.-Lo scrivono ogni giomo i quotidiani più autorevoli. I quali comunque invitano a resi�stere. E infatti, imperterriti, continuano a recensire seria�mente e lungamente gli spetta�coli teatrali migliori del mo�mento («I Just Stopped By To See The Man» alla Royal Court e «The Caretaker» al Comedy Theatre), i film più rappresen�tativi della stagione (il meravi�glioso «Billy Elliot» di Stephen Daldry e il divertente «Cecil B Demented» di John Waters), le mostre più in (Mark Quinn alla White Cube Gallery o Brice Marden alla Serpentine). E im�plicitamente invitano a uscir di casa, a mettersi in moto, ad affrontare pioggia e vento per�ché una bella mostra o un bel film o un nuovo spettacolo teatrale valgono sempre la pe�na di prendere sciarpa e om�brello e votarsi alla vana ricer�ca di un taxi. D'altra parte, Londra è una città sommamente (e tradizio�nalmente) culturale. Guardate i manifesti pubblicitari che inondano il metrò: per lo più pubblicizzano mostre, spetta�coli, concerti, libri appena usci�ti. Vi immaginate la stessa cosa a Roma o Torino o Napoli e Milano? Difficile, e non solo per mancanza di metropolita�ne... Del resto, quali giornali italiani spendono più di poche righe per segnalare eventi cul�turali di qualsiasi tipo? Quan�do mai la recensione di un film o di una pièce o di una mostra occupa un'intera pagina? Ab�bondano chiacchiere e pettego�lezzi, ma recensioni mica tan�te. Sarà perché l'Italia è il Belpaese? Recensioni abbondanti e an�che un pizzico di strafottenza, invece, sui giornali inglesi pre�natalizi. Ecco infatti discutere sull'ultima biografia dedicata a Bertrand Russell, o se sia stato letterariamente giusto as�segnare il Booker Prize a Margareth Atwood, oppure se il Turner Prize per l'arte dovesse proprio andare al fotografo tedesco Wolfgang Tillman. In�tanto, dal «Guardian» allo «Standard» al «Times» e all'wlndependent», consigli su libri da acquistare per avere una biblio�teca decente, quadri e opere d'arte contemporanea da collezionare, concerti da non man�care. E invece, mentre sui media italici si celebravano i vent'anni della morte di John Lennon come un novello Padre Pio tutto «peace Slove», qui qualcuno ricordava che il ra�gazzo di Liverpool non era per niente un eroe povero e popola�re, bens�l'ennesimo rampollo di un tremendo «milieu» bor�ghese che da grande vuol diven�tare Baronetto. Ultima voga natalizia, i ri�storanti. Sempre più buoni. Sempre più sofisticati. E sem�pre più cari. Una volta, se annunciavi una trasferta londi�nese, amici e congiunti ti com�piangevano aU'idea di pudding e roast beef insipidi. Adesso c'è prima di tutto da mettersi a dieta un mese prima dell'arri�vo. Si mangia benissimo un po' dovunque e a qualsiasi latitudi�ne. Cinesi, giapponesi, thai, nordafricani, turchi, middle east, italiani, lituani, iraniani: l'offerta è tale e la concorrenza è cos�viva, da spingere ogni ristorante a migliorarsi di con�tinuo. Anche nel «décor». E cos�è un piacere doppio man�giar bene seduti su delle belle sedie con la luce giusta, opere d'arte alle pareti, design dell'ul�tima generazione. Un piacere doppio che comunque e que�sto è un avvertimento, più che un'avvertenza si paga triplo, rispetto agli standard italiani. Ma, scriveva Natalia Ginzburg, «mai mettere da parte soldi, emozioni o pensieri, per�ché poi non ne avrai più biso�gno». Perciò godetevi il vostro cenone superchic in qualche ristorante di Soho, Notting Hill o nell'East End. Tanto, dopo mangiato, un taxi o un mezzo pubblico non lo troverete man�co a pagarlo oro e l'unica chance sarà quella di prendere uno di quei modernissimi ri�sciò techno che adesso vanno tanto per la maggiore. Per rientrare ci metterete un seco�lo, ma in compenso vi rinfre�scherete le idee, dopo il salasso del conto appena saldato. Si va a fare shopping a piedi, perché la mitica metropolitana è talmente trafficata da essere spesso in stato di paralisi E anche i treni e le poste sembrano impazziti Ovunque i manifesti pubblicizzano mostre, spettacoli, concerti e libri appena usciti Ma l'ultima moda natalizia sono i ristoranti, sempre più straordinari e sempre più cari