I magistrati aprono la cella del boss Alfano di Fabio Albanese

I magistrati aprono la cella del boss Alfano Protesta il presidente della Commissione Antimafia: « E' uno scandalo aver rimesso in libertà quell'uomo» I magistrati aprono la cella del boss Alfano Per decorrenza dei termini, è accusato di essere uno dei re di Cosa Nostra Fabio Albanese corrispondente da MESSINA Lo hanno scarcerato venerd�matti�na, di buon'ora. Per lui sarà un Natale senza sbarre, senza 4Ibis, nella sua casa di Messina, tra i suoi familiari. Per alcuni giudici Miche�langelo Alfano, 61 anni, ex presi�dente del Messina Calcio e presun�to boss mafioso, avrebbe dovuto rimanere chiuso nel carcere di Ma�rino del Tronto, nei pressi di Ascoli Piceno, in attesa che il suo processo arrivasse alla fine. Non è stato invece così, Un provvedimento del gip di Reggio Calabria, Vincenzo Lombardo, firmato lo scorso 20 dicembnre, gli ha aperto le porte del carcere per scadenza per decor�renza dei termini di custodia caute�lare. «Un provvedimento esempla�re dice il difensore di Alfano, l'awocatoLuigiAutruRyolo -Alfa�no ha fatto 11 mesi in più di custodia cautelare rispetto a quella prevista dalla legge». A dare man forte al ragionamen�to dell'avvocato Autru Ryolo c'è una sentenza della Corte di Cassa�zione emessa il 7 dicembre. Alla base, diverse interpretazioni della legge sulla carcerazione preventi�va e il rimpallo tra procure dell'or�dinanza di custodia cautelare con la quale, il 20 gennaio del '99, Michelangelo Alfano fu arrestato. Un arresto clamoroso che andava a inserirsi nel caso Messina e lascia�va intrawedere connessioni incon�fessabili, perfino «un tavolo comu�ne tra istituzioni e antistato» che avrebbe provocato «una pericolosa contiguità tra personaggi radicata�mente inseriti in strutture crimina�li e uomini delle istitimoni». Alla fine degh anni '80 Alfano era stato anche coinvolto nel ferimento di un giornalista messinese che forse aveva intuito il suo vero ruolo. Quando quasi due anni fa fu nuova�mente arrestato, Alfano fu conside�rato dai magistrati messinesi una sorta di capo di Cosa Nostra per tutta la provincia: con soldi o mi�nacce avrebbe indotto due collabo�ratori di giustizia a tacere o a menare. E proprio sulla gestione di pentiti messinesi fu apertal'inchiesta che portò all'arresto, da parte della procura di Catania, di due magistrati messinesi, il sostituto Giovanni Lembo e l'ex capo dei gip Marcello Mondello. Al centro, la gestione del finto pentito Luigi Sparacio,il boss con Ferrari e Rolex. Alfano avrebbe avuto rapporti con Lembo. Tutte accuse che sono rac�chiuse in un processo che è tuttora in corso. Anzi, è proprio dalla «tito�larità» di quel processo che parte la strada che ha condotto Alfano fuori dal carcere. Al tempo dell'arresto i magistra�ti di Messina, avendo scoperto i rapporti di Alfano con i giudici messinesi inviarono le carte ai col�leghi di Catania che firmarono una nuova ordinanza di custodia per Alfano; è il settembre del '99. Per i magistrati catanesi è da quel mo�mento che va calcolato l'anno di custodia cautelare; per la difesa, invece, il calcolo comincia con la prima ordinanza, quella del genna�io '99. Il ricorso alla Cassazione viene discusso il 7 dicembre scorso e da ragione alla difesa. Nel frattem�po, nuove presunte connessioni in�ducono i giudici di Catania a dichia�rarsi incompetenti per il processo e le carte finiscono a Reggio Calabria dove viene emessa una nuova ordi�nanza fotocopia per Alfano. Il processo finirà però in Cassazione perché i giudici reggini si ritengono a loro volta incompetenti a giudica�re. H gip di Reggio, comunque, mercoled�scorso riconosce che i termini di custodia sono ampia�mente scaduti e dispone la scarcera�zione. Dice il presidente della commis�sione Antimafia, Giuseppe Lumia: «E' scandaloso che possa essere messo in libertà un boss come Alfano che ha a suo carico 4 provve�dimenti per associazione mafiosa». Michelangelo Alfano

Persone citate: Autru Ryolo, Giovanni Lembo, Giuseppe Lumia, Lembo, Luigi Spa, Marcello Mondello, Michelangelo Alfano, Vincenzo Lombardo