Quel «fronte nero» anti-mondialista di Pierluigi Battista

Quel «fronte nero» anti-mondialista Quel «fronte nero» anti-mondialista Chi som i «camerati» di Insabato, neofascisti intransigenti Pierluigi Battista Loro dicono di aver contribuito a sventare il diabolico tentativo dei «poteri forti di bloccare mediaticamente l'incontro tra il Papa e Hai�der». Però i duri di Forza Nuova non si sono fatti vedere sabato a Piazza Risorgimento, a due passi da Piazza San Pietro. Loro, i super-intransigen�ti di Forza Nuova, non volevano infatti mescolarsi con quei mollaccio�ni del Msi-Fiamma Tricolore che in quella piazza haiderianamente mani�festavano. I «rautiani», loro li consi�derano più o meno alla stregua di «traditori». Perché la galassia del neo-fascismo estremista ha questo di caratteristico: che è ferocemente rissosa, divisa da odii furibondi, os�sessionata dalla categoria del «tradi�mento», un luogo molto frequentato in un mondo psicologico prima anco�ra che politico in cui ancora, per insultarsi a vicenda, ci si apostrofa con l'infamante epiteto di «badoghano». Troppo tiepidi i «rautiani», per loro. Figurarsi quelli di An, semplice�mente «nemici». Per il mondo che negli anni di piombo si era ricono�sciuto nell'estremismo di «Terza po�sizione», che precipitò nella deriva terroristica dei Nar, il nuovo impe�gno della Membro e Fioravanti, due miti di gioventù che si sono contami�nati con quei nemici della cristianità che sono i radicali, è stato vissuto come un trauma insanabile. Si sento�no sempre più soli, e più disperati, chiusi nell'esibizione sfacciata dei simboli neo-nazisti, alla affannosa e frustrante ricerca di simboli di identi�tà che non siano soltanto il truce folclore dei saluti romani e delle teste rasate. Per cercare un legame con il passato, quelli di Forza Nuova presidiano a Milano piazza San Babila mossi da una smania furiosa di riconoscibUità, come ai «vecchi tem�pi». Ma i tempi nuovi segnano soltan�to l'inesorabile incedere dell'invec�chiamento biologico. Stefano Delle Ghiaie? Una figura che si è persa nelle nebbie del passato. L'epoca in cui l'estremismo nero giocava un ruolo di forza d'urto? Definitivamen�te chiusa, il capitolo finale di una storia che non dice più nulla. Eppure c'è la piovra del «mondiali�smo» da contrastare. «Mondialismo» è la versione di destra della «globaliz�zazione». E come negh Anni Settanta l'estremismo nero si muoveva e si agitava nel tentativo di imitare le imprese degli omologhi dell'estrema sinistra che tifava per le Br, cos�adesso il fronte «anti-mondialista» cerca senza tregua di mimare le mosse del «popolo di Seattle». Corro�no a Cemobbio dove si incontrano pohtici, banchieri e industriali per gridare contro i ((poteri forti» che voghono «avvelenare il tessuto della Nazione» e incamerano addirittura parole di comprensione da parte di Fausto Bertinotti. Dicono di battersi perl'ftabolizione dell'usura». Vaneg�giano di una grande cospirazione «mondialista» ordita dalla finanza intemazionale, dalle lobby ebraiche e dai sempre presenti «poteri forti» per rubare l'anima agli italiani. Il loro nuovo cavallo di battaglia è la guerra contro l'immigrazione. Un tempo i nemici erano i comunisti. Oggi sono gli stranieri. Gridano che «milioni di turchi» stanno invadendo l'Italia. Accanto alla ((truffa di Maa�stricht», le loro bestie nere sono gli stranieri che alterano l'identità pro�fonda del nostro popolo e la «lobby dei pedofili», figli degenerati della cultura «radical-comunista». Naturalmente vedono con orrore la penetrazione islamica, ma nei loro bollettini spuntano comunicati di vivace sostegno alla «causa dei pale�stinesi». In odio a Israele, naturalmente, e naturalmente camuffando con l'anti-sionismo l'antisemitismo originario. Si consolano con sporadi�ci concerti di pura ((musica irlande�se», forse per tentare di tener vivo qualche legame con l'epopea celtica, un chiodo fisso che compare nella loro simbologia, in perfetta continuità con le mitologie neo-fasciste nei terribili Anni Settanta. Sono pochi, pochissimi. Ma per quanto numerica�mente esigui sembrano un arcipela�go frastagliato, percorso da divisioni laceranti, da rancori personali immedicabili. Amano apparire come lo spauracchio del «benpensantismo radlcal-democratico». Nel luglio scorso si diedero appuntamento al Colosseo per presidiare un simbolo della roma�nità dal contatto inquinante con i gay convenuti nella capitale per fe�steggiare il loro World Pride: «in Italia c'è bisogno di figli, non di omosessuah». Per questo valutereb�bero con molto disappunto la consta�tazione che nei loro cortei e nei loro happening, tutti inquadrati, duri e minacciosi, manca macroscopica�mente quailunque tipo di presenza femminile. I Nar sono seppeUiti nel dimenti�catoio della storia. «Terza posizione» è un ricordo di gioventù. Molti dei suoi militanti, pagato il conto con la giustizia, si sono ritirati a vita priva�ta. Altri tengono accesa la fiammella della nostalgia inventandosi nuovi mostri da contrastare. Sempre inqua�drati e sempre più cupi. Gridando al ((tradimento» se qualcuno se ne va. Andrea Insabato durante la manifestazione prò Haider a Roma

Persone citate: Andrea Insabato, Fausto Bertinotti, Fioravanti, Haider, Insabato, Pride

Luoghi citati: Israele, Italia, Milano, Roma, Seattle