«Troppo presto per sapere» di Marco Sartorelli
«Troppo presto per sapere» IL PARERE DEGLI ONCOLOGI «Troppo presto per sapere» I dubbi dei sanitari: mancano ancora i dati medicina Marco Sartorelli TORINO OLTRE a riesumare il corpo del caperai maggiore Salva�tore Vacca, morto di leuce�mia nel settembre del '99 a 24 anni, per capire se la malattia fu provocata dall'esposizione al�l'uranio impoverito contenuto nelle bombe utilizzate fra il'94 e il '95 dalla Nato nei Balcani «è necessario chiedere ai militari se il "gioco" non scappò loro di mano: mai, prima di quella guer�ra, si sganciarono in territorio cos�limitato tante bombe di quel tipo. E' lecito pensare che, decisi a vincere, i vertici Nato azzarda�rono il tutto per tutto, incremen�tando i bombardamenti, senza però disporre di precedenti sulle conseguenze che sarebbero rica�dute sull'ambiente, sulla popola�zione e sui militari». Cesare Bumma, primario di Oncologia medica al San Giovan�ni di Torino ritiene «necessario fare tutto quanto è possibile per accertare le circostanze della morte del giovane soldato italia�no. Il primo passo aggiunge è esigere che le forze armate coin�volte nelle operazioni diano tut�te le informazioni necessarie per fare un quadro preciso: quante bombe furono sganciate? Quanto uranio impoverito contenevano? In che tempi avvennero i bombar�damenti? Su quali zone? Dispone�vano di studi di riferimento? Solo cos�i medici della commis�sione di esperti potranno comple�tare il puzzle». Secondo Bumma, «non ci si deve, al momento, esprimere sul rapporto di causa-effetto tra esposizione all'uranio impoveri�to e leucemia, né ritenendolo certo, né negandolo. Oltre ai dati che mancano, bisogna analizza�re ad esempio le statistiche, se�condo le quali in Italia appena 4 persone su 100 mila sono colpite, ogni anno, da questa forma di leucemia acuta. E raramente si tratta di ventenni. A ciò, occorre�rebbe aggiungere un altro ele�mento: l'incidenza sulla popola�zione militare. Chi può escludere che Salvatore Vacca sia morto per una malattia "professionale"? E se anche fose l'unico, i suoi familiari avrebbe�ro diritto ad un risarcimento». Anche la questione della latenza della leucemia, mediamente di sei anni, appare non determinate per eliminare i dubbi sul rappor�to causa-effetto: «Dipende dal tempo dell'esposizione alle radia�zioni e dalla loro concentrazio�ne. Ricordiamo Hiroshima: l'in�tensità fu altissima in tempo brevissimo. A migliaia morirono subito, altri nei decenni successi�vi». Diverso il parere di Alessan�dro Pileri, primario di ematolo�gia presso l'ospedale Molinette di Torino: «Riesumare il corpo? Inutile: purtroppo la lesione fina�le provocata da una forma leuce�mica acuta presenta lo stesso quadro di una leucemia sponta�nea. In parole più chiare, manca�no due elementi fondamentali per pronunciarsi con certezza: il dato relativo alla dose di uranio impoverito assorbita e l'interval�lo fra l'esposizione e la manife�stazione della malattia». L'ematologo aggiunge però che, «sulla base dei pochi dati relativi a questo caso, credo che si possa escludere la connessione diretta fra contaminazione e leu�cemia: il tempo medio di latenza si aggira infatti attorno ai sei anni. Nei casi di esposizione a radiazioni si presenta con una fase preleucemica che si manife�sta con anemia, emorragia e febbre, per la progressiva e con�comitante carenza di globuli ros�si, piastrine e globuli bianchi nel sangue». La sua conclusione: «La leuce�mia acuta che colp�Salvatore Vacca non avrà "spiegazione": la sua partecipazione alla guerra, sotto la pioggia di uranio impove�rito, può far parte di ima sempli�ce successione di eventi causali. Una forma leucemica di quel tipo poteva colpire tanto un soldato come lui, che aveva partecipato alle operazioni in Kosovo, quan�to un cittadino qualsiasi di ritor�no da una vacanza ip Italia». «Tra irradiazione e malattia passano in media sei anni Riesumare il cadavere sarà inutile»
Persone citate: Bumma, Cesare Bumma, Pileri, Salvatore Vacca, Vacca
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