Sanguineti, la cacciata dell'eretico di Alberto Papuzzi

Sanguineti, la cacciata dell'eretico Vita universitaria, lotte fra baroni e contestazione nella «Storia della Facoltà di Lettere e di Filosofia» a Torino Sanguineti, la cacciata dell'eretico Lo scandalo di un talento trasgressivo Alberto Papuzzi TORINO E^ RA U 1966 ed Edoardo San| guineti, a 36 anni, aveva già i pubblicato importanti rac�colte di poesia (Laborintus e Erotopaegnìa), testi teatrali, il romanzo Capriccio italiano e il saggio Ideo�logia e linguaggio: eppure venne egualmente allontanato dall'Uni�versità di Torino, dove gli aveva offerto un incarico il suo maestro Giovanni Getto (il grande italiani�sta che oggi, nell'aula magna del Rettorato, in via Po, Gian Luigi Beccaria e Claudio Magris celebre�ranno pubblicamente). La Facoltà di Lettere votò contro il rinnovo dell'incarico in letteratura itaha�na moderna e contemporanea a questo esponente del trasgressivo Gruppo 63: nelle vivacissime di�scussioni gli oppositori non ebbe�ro remore a dichiarare che di Sanguineti non accettavano «l'at�teggiamento culturale», e alcuni dissero apertis verbis che non poteva insegnare a causa della sua «sconcertante qualità di scrittore d'avanguardia». Lui che nello stes�so anno pubblicava da Einaudi un saggio fondamentale su Gozzano. Lo scandalo Sanguineti è una delle pagine che alzano un velo sulla vita universitaria e sulle lotte fra baroni, in un ponderoso volume fresco di stampa, che rap�presenta un unicum nell'editoria accademica: Storia della Facoltà di Lettere e di Filosofia dell'Uni�versità di Torino (Olschki, pag. 570), frutto di mi progetto di Italo Lana, decano della facoltà, che è stato affiancato da cinque profes�sori ordinari (Cerniti, Gullini, Ri�cuperati, Rossi, Sozzi). Il titolo da opera erudita cela il ritratto di un microcosmo, che rispecchia storia e condizione del ceto intellettuale e le trasformazioni vissute dal mondo universitario dall'unità d'Italia ai giorni nostri. Come scri�ve nella prefazione il preside Nico�la Tranfaglia, con il cambio di secolo e la riforma degli studi questa storia si è di fatto conclusa: per la funzione della facoltà, la sua organizzazione, il ruolo dei docenti, la formazione delle élites, si volta pagina. Il volume è diviso in quattro parti. La prima è una sorta di preistoria che riassume le vicende intercorse fra il 1720 e 0 1862. La seconda narra lo sviluppo della facoltà dall'età del Positivismo alla fine del Novecento. La terza analizza i vari campi cUsciplinari, La quarta è un'appendice di dati statistici (a cura del sociologo Ser�gio Scamuzzi). La parte più attuale è la seconda: una cronaca senza troppa pruderie in cui si ritrovano temi cruciali della vita itahana, innanzi tutto il comportamento degh intellettuali durante il fasci�smo, quindi i rapporti di potere fra gh accademici, infine gh equivoci della contestazione studentesca. Sul periodo fascista. Bruno Bongiovanni sostiene ima tesi opposta a quella di Angelo d'Orsi (La cultu�ra a Torino fra le due guerre): l'impegno negli studi non conduce�va sui «colli fatati» bens�nella direzione contraria e la facoltà produsse «intelligenze limpide e coscienze critiche, dentro il regi�me, oltre il regime». L'aite della facoltà apparteneva a una intelli�ghenzia recalcitrante nei confron�ti del regime. Polemico Pietro Rossi sugli an�ni sessanta. Quando nel 1961, per la cattedra di storia deUe dottrine politiche, a Ettore Passerin d'Entrèves, candidato dei cattolici, si preferisce Aldo Garosci, ex dirigen�te gielhsta, Rossi scrive che «sbagliata nel merito, la scelta lo era anche perché sanzionava una divi�sione che sarebbe pesata molto negh anni a venire». Su questo mondo, la contesta�zione studentesca piombò come una condanna del distacco che si era creato con i mutamenti della società. Il libro non tace i penosi tentativi, ima volta fallita la linea dura, di ingraziarsi i sessantottini, «fino al punto di ipotizzare la presenza di uno studente a pieno titolo neUe commissioni di esa�me». Almeno questo, per fortuna, non accadde. Nel 1966 i colleghi votarono contro il rinnovo deWincarico: non accettavano i suoi «sconcertanti» romanzi d'avanguardia Giovanni Getto (a sinistra) sarà celebrato oggi alle 16, in Rettorato, da Beccaria e Magris A sinistra Edoardo Sanguineti e, qui sopra Aldo Garosci

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