ALGERIA il Maccuse della Francia

ALGERIA il Maccuse della Francia Torture, stupri, assassini gratuiti: Parigi ammette gli orrori e si divide sulle colpe della guerra sporca ALGERIA il Maccuse della Francia Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI PARLANO i torturatori. Trentott'anni dopo gli ac�cordi d'Evian, che sanciro�no l'indipendenza algerina, la memoria francese riscopre la «guerra sporca» e il suo atroce bricolage propizia-confessioni: generatore elettrico a pedali, vasca da bagno, filo telefonico sdoppiato (un cavo sulla tem�pia, l'altro nelle zone genitali). Ogni giorno «regala» alla Fran�cia nuove zone d'ombra. Le testimonianze sono valanga. Ma caso raro nelle rimozioni collettive anziché la vittima, rompe il silenzio il carnefice. Ufficiali e truppa confidano: «sapevamo». E spesso: «ebbene sì, ho torturato». Subalterni che invocano ragioni superiori, scaricando la colpa sui capita�ni o generali di turno? Non proprio. Quando il reo confesso è Jacques Massu, il generale che vinse la «battaglia di Alge�ri» salvo perdere la s guerra, bisogna arrendersi all'eviden�za. La tortura nel Maghreb francese costituisce un falso scoop (le denunce fioccarono sin dal 51, e nel '72 Pierre Vidal-Naquet pubblicò un documentatissimo studio ad hoc) ma dietro cui si delinea rimor�so autentico. Da quando, il 22 giugno scorso, Le Monde pubblicò la lunga e documentatissima in�tervista con Louisette Ighilahriz, una partigiana Fin che si ritrovò ventenne ostaggio dei seviziatori e oggi psicolo�ga, tuttora invalida vuole ritrovare il misterioso ufficiale medico cui deve la salvezza, le vittime tacciono, o quasi. In compenso, tra i reduci (due milioni, e un solo slogan: Alge�ria francese!) emerge un biso�gno di verità, franchezza e coraggio nuovi. Il rovesciamen�to è paradossale, ma istruttivo. L'Algeria di Abdelaziz Buteflika non può affrontare un tema doloroso come la tortura coloniale senza interrogarsi su quella inter-algerina che filtra dalla cronaca quotidiana. Tra i «metodi» che Massu Scamarades impiegavano e quelli cui è ricorso il regime per estirpare l'integralismo islamico di Fis e Già vi sono analogie sintomati�che. Solo denunciando entram�bi, Algeri uscirebbe dall'incubo. Ma non può farlo pena una crisi politica dai contomi im�prevedibili. Ecco perché il «lavoro di memoria» come direbbe il filosofo Paul Ricoeur, che insie�me ad altri intellettuali prote�stanti fustigò sin dagli Anni '50 gli orrori algerini, laddove la gerarchia cattolica li copriva per ingraziarsi i pieds-noirs incombe all'ex potenza colonia�le. Ma non è semplice. Prendia�mo la Gauche. Era al potere, negli ultimi anni della IV Re�pubblica. E tal Frangois Mitter�rand firmò quale Guardasigilli numerose condanne a morte per stroncare la ribellione alge�rina. Solo il pcf si batteva per decolonizzare Algeri. Che, det�to per inciso, colonia non era. Come Bretagna, Provenza o Giura rientrava nella France metropolitana. Le si applicava dunque la «continuità territo�riale», principio caro alla tradi�zione francese e ormai appan�naggio esclusivo della Corsica. Dunque, la Gauche esitava. Morale: fu il gollismo che deco�lonizzò l'Algeria scippandone il merito alla Sinistra. Non è cosa da poco. Se oggi i comunisti transalpini sottoscri�vono l'Appello (tra i firmatari Gisèle Halimi, Madeleine Rebérioux, Vidal-Naquet...) af�finché Parigi chieda scusa per le torture, laddove il ps con Lionel Jospin esprime condan�na e rammarico ma senza confi�gurare ima domanda di perdo�no, il motivo sembra ovvio: la Gauche teme si colga l'occasio�ne per processarla. E le bombe a scoppio ritardato fanno male. Quindi, «prudenza». Non a ca�so, il governo nella fattispecie Jospin ha legittimato solo nel '98 la locuzione «guerra d'Alge�ria», superando l'ottuso negazionismo istituzionale che ne faceva una vicenda interna francese. Era solo un primo passo. Ma i frutti attuali lo premiano. Dopo il tardivo esame di co�scienza su Vichy, la Francia abborda infine la guerra senza nome. Per Vidal-Naquet, «è come se l'affaire Dreyfus, soffo�cato per mezzo secolo, riemer�gesse dall'oblio». Aggiunge l'au�torevole storico Benjamin Stora: «Per tradizione, i Francesi estromettono i sensi di colpa dalla loro storia». Vero. La filantropica Parigi non regalò forse al mondo i "diritti dell'uo�mo" facendone beneficiare an�che le sue colonie? Ma Stora riconosce che, nell'autunno Duemila, le cose stanno cam�biando. Quando il gen. Paul Aussaresses, coordinatore dei «servizi» transalpini ad Algeri nel '57 dichiara «mi sono risol�to alla tortura... giustiziando io stesso con esecuzioni somma�rie i ribelli» chi legge sobbalza. E il cap. Alban Thomas rincara la dose: «Non c'erano ostacoli. Tutto diveniva possibile». Saltano fuori, allora, i souve�nir quotidiani di chi lavorava nei «Dop», i Distaccamenti ope�rativi protezione. Ed è l'orrore. Sì, la Francia rosa con un premier, Guy Mollet, patriotti�co ergo irriducibile sull'Algeria giocava alla Gestapo. Nelle ville fuori mano (decine) requi�site per i Dop, si torturava senza interruzione. Fumo, al�col e scariche elettriche dal tramonto all'alba. Le «squa�dre» spesso in civile aveva�no mano libera sui civili algeri�ni. Nessun vincolo.militare o giudiziario. Uomini, donne (gli stupri collettivi furono centina�ia), talora bimbi. Li si preleva�va nottetempo. E ai posti di blocco gli ordini erano chiari: mai fare domande sul «carico». Durò per mesi, anni. I risul�tati furono pressoché nulli, con�cordano militari e studiosi. Non di rado, la vittima moriva in silenzio. 0, al contrario, praticava il depistaggio e l'affaoulazione a oltranza. Per com�prometterli, gli uomini dei Dop obbligavano alcuni prigionieri a torturare i nuovi arrivati. E l'Fln, appresolo, li espelleva bollandoli come traditori da sopprimere senza processo. La barbarie fu grande, e mai uni�voca. Ne fece le spese, per ultimo, il terrorismo antindipendentista dell'Oas. Allenati�si a lungo sugli autoctoni, i Dop finiranno la loro sanguinosa carriera torturando coloni. La Francia sapeva. Ma prefer�non guardare inquadrando il feno�meno tra gli «eccessi» o le circostanze di forza maggiore. Eppure l'impiego di violenze fisiche fu sistematico e ingiusti�ficato. L'opinione pubblica se ne dice a larga maggioranza per�suasa. Solo il 23 0Zn dei cittadini (ma è ancora una percentuale assai elevata) mostra «com�prensione» verso le pratiche Dop. Tra costoro, un certo Jean-Marie Le Pen, para in Algeria ove pare torturasse. Lui negava, da sempre. Ma lo scandalo l'ha indotto a sbotto�narsi. Ora che è in buona compagnia, la nomea di sadico gli fa meno paura. Dal generale Massu ai soldati semplici tutti confessano azioni terribili e fanno «lavorare» la memoria rimossa I comunisti vogliono chiedere scusa, la «Gauche» teme di essere processata e il230Zo dei cittadini giustifica i mezzi Sopra, il generale Jacques Massu, che vinse la «battaglia di Algeri» ma persala guerra. Nella fotografìa grande, un episodio della «Battaglia di Algeri», (avvenuta nel settembre del 1957) che vide le truppe francesi coinvoigere nella repressione gran parte della popolazione civile. LA TORTURA OGGI I rapporti di Amnesty International sull'Algeria parlano chiaro: negli anni scorsi migliaia di civili sono stati uccisi, sono scomparsi, sono stati incarcerati o giustiziati senza processo dalle forze di sicurezza, da milizie armate dallo Stato, dai «gruppi islamici». Torture e maltrattamenti sono diffusi, specie durante la detenzione segreta: il limite massimo di 1 Igioml di isolamento è continuamente violato. Il rapporto 2000 segnala una 'diminuzione delle violenze rispetto al '99, ma dozzine di sospettati di appartenere a bande armate sono stati incarcerati e torturati. Ex prigionieri come Mohamed Zouaghl, Hacene Dimane, e Nassima Fodail hanno raccontato di aver subito elettroshock, bruciature di sigarette, percosse, e di aver dovuto bere acqua sporca. L'Associazione delle famiglie degli scomparsi non è legale e non può tenere manifestazioni pubbliche. Amnesty, finora, non ha potuto visitare il Paese. IL PREZZO DELL'INDIPENDENZA La colonizzazione francese, iniziata nel 1830, è completa nella seconda metà delI'SOO: provoca una forte Immigrazione dalla Francia e l'esproprio sistematico delle terre dei musulmani, nonché l'assimilazione forzata degli arabo-berberi alla cultura francese. Il risveglio nazionale algerino prende corpo alla fine della Prima Guerra Mondiale, e si concretizza durante la Seconda, con la costituzione in Algeri del governo provvisorio della Francia libera. NerS4 iniziano le prime operazioni di guerriglia del futuro FLN, che diventa insurrezione di massa con la battaglia di Algeri, nel '57, condannata dall'opinione pubblica mondiale. Gli otto anni di guerra costeranno quasi un milione di morti. Nonostante l'ostinata resistenza della comunità europea nel Paese, l'Algeria diventerà indipendente il I ' luglio 1962, dopo l'armistizio di Evian.