OBBLIGATI A GIOCARE

OBBLIGATI A GIOCARE QUANDO IL CINEMA HA UNA «LOGICA» OBBLIGATI A GIOCARE Edoardo Bruno FINALMENTE si comincia a parlare del cinema sotto l'aspetto filosofico e questo non tanto perché un film si rifa a temi filosofici (il che avviene da sempre) quanto perché si riconosce che la costruzione stessa del discorso filmico possiede una «sua logica», produce al suo interno un aforisma di pensiero, che è in definitiva la sua filosofia. L'ultimo film di Zemeckis What lies heneath ne è un esempio portante. Il film entra immediatamente nei mentale e lo fa, sin dalle prime battute, immergendosi nelle acque inquiete e turbate di un lago che si trasformano in quelle acquietanti di una vasca da bagno e questa trasformazione delle cose che turbano in cose quotidiane è la cifra di un attraversamento di stati di pensiero, di incubi, incertezze e paure che sono il gesto filosofico che «altalena» i fatti tra loro. Questa oscillazione è la radiografia di uno stato dell'essere, la materializzazione di un dubbio, l'aforisma di pensiero che parte da ciò che si ha intorno sino ai limite che la ragione, permette di raggiungere; una linea di demarcazione tra normalità e follia che ha il potere di squilibrare il ragionamento, ma che nel caso in questione raggiunge ia conclusione proprio per questo «squilibrio». Sarà lo stesso protagonista che rileverà questa «irrazionalità» dei sillogismo, che fa giungere ia moglie alla conclusione partendo dalla visione di un fantasma e non da un punto di partenza reale. Il «pensiero filosofico» di Zemeckis si avventura in un viaggio nell'impossibile ma riscopre, nel passaggio dal razionale all'irrazionale, l'avventura di un pensiero intrigante, che caratterizza la personalità imprevedibile del personaggio della protagonista, intessuto di tanti piccoli tasselli che rinviano ad altrettanti «stati» filmici. Indubbiamente La finestra sul cortile: come James Stewart, anche lei spia dalla finestra del suo appartamento con un grosso binocolo il percorso, della coppia di una villa vicina e «crede» di assistere ad un immaginario delitto; inventa una serie di false coincidenze sino ad uno stato di allucinazione totale; lo stesso senso di incubo con cui «guarda» lo scarico della vasca da bagno le deriva da Psycho, cos�come il dubbio che il marito possa essere la causa determinante di alcuni segnali di paura la riporta a Gaslight di Cukor, mentre l'esaltazione del sonoro richiama i film del terrore, in una apparentemente calma visione del paesaggio dei Vermont. Con questo argomentare Zemeckis mette in gioco specular�mente un doppio rapporto di riflessioni: traccia un disegno dell'irrazionale accentuando, con un grand guignol esaspetato, la visione soggettiva di uno stato allucinatorio indotto da un veleno che arresta nella moglie ogni movimento, provocando�ne una sorta di incapacità di agire ma lasciando perfettamente sensibili la mente e quindi l'immaginazione; e al tempo stesso esalta la capacità intuitiva della persona, in una sorta d�scommessa contro l'impossibile, in cui, come scrive Pascal, «si è obbligati a giocare» (on est force à Jouer) anche rinunciando al dovere delia ragione.

Persone citate: Cukor, Edoardo Bruno, James Stewart, Zemeckis

Luoghi citati: Vermont