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BUSH DE' MEDICI DINASTIA TEXANAALIACASABIANCA BUSH DE' MEDICI Maurizio Viroli NON so se qualche commentatore lo ha già messo in evidenza, ma il dato più inquietante che è emerso dalle elezioni presidenziali americane è che una potente famiglia del Texas i Bush è riuscita, nel breve volgere di 12 anni, a portare padre e figlio alla Casa Bianca. Imprese simili avvenivano nell'Italia dei principati, quando i Medici, per citare un esempio significativo, avevano il potere di fare eleggere a distanza di dieci anni l'uno dall'altro, due loro rampolli al soglio pontificio: Giovanni de' Medici (Leone X)nel 1513; Giulio de'Medici (Clemente VII) nel 1523. Con la differenza, o meglio l'aggravante, che la vittoria di Bush ha un carattere di «affare di famiglia» ancora più marcato dei trionfi medicei. II patriarca Bush, detronizzato dai perfidi democratici chiede al figlio di vendicarlo; il rampollo va, combatte, e vince contro l'erede del trono di Clinton. La democrazia americana come l'Italia dei principati corrotti e del papato corrottissimo? Non esageriamo. Il potere dei principi e dei papi era assoluto e a vita; il potere dei presidenti degli Stati Uniti è temporaneo e limitato. Resta tuttavia il dato che famiglia e denaro contano in democrazia quasi quanto nel principato, nonostante U suffragio universale e nonostante le libertà costituzionali. Forse il male più grave di cui soffre la democrazia americana non è la poca indipendenza della Corte Suprema dal potere politico; non è neppure l'inefficienza dei sistema elettorale. E piuttosto il fatto che l'America rischia di diventare una oligarchia, ovvero una Repubblica in cui denaro e amici potenti si trasformano in potere politico. In evidente contraddizione rispetto al principio della sovranità popolare. Figuriamoci se noi, maestri nell'imitare gli aspetti peggiori dell'America, ci lasceremo sfuggire questa occasione per fare anche peggio.