Per chi vota il Mago di OZ

Per chi vota il Mago di OZ Cent'anni fa il libro reso famoso dal film con la Garland. Oggi il centrodestra italiano ne celebra le «virtù populiste» Per chi vota il Mago di OZ Mario Baudìno CHI era il Mago di Oz, anzi chi era veramente la pic�cola Dorothy, che dopo aver ucciso ben due streghe cattive riesce finalmente a tor�nare nel grigio Kansas dal Paese di fantasia dove l'aveva traspor�tata una tromba d'aria? Alla prima domanda è facile rispon�dere: il «grande e terribile Oz» era, come sanno tutti quelli che hanno letto il primo libro della fortunata serie di L. Frank Baum, o visto il film con Judy Garland, o assistito a una delle . innumerevoli rappresentazioni teatrali tratte da questa storia, un bel ciarlatano. Un illusioni�sta, uno che faceva i giochetti. Brava persona, ma come mago un disastro. Alla seconda domanda ri�spondere è difficilissimo, anche dopo un secolo tondo tondo. Perché The Wonderful Wizard ofOz, che inaugurò una serie di libri per l'infanzia tra i più fortunati, è stato pubblicato con enorme successo nell'esta�te del 1900, e da allora non ha smesso di agire nell'immagina�zione dei lettori grandi e piccoli in ogni angolo del mondo, ad affascinare scrittori come John Updike o Gore Vidal o Salman Rushdie, a essere studiato e interpretato come ima bibbia o un codice cifrato della nostra modernità. Tuttavia, ancor og�gi, pur entrato nel «canone» della letteratura occidentale, è una specie di mistero. Le lettu�re divergono. Le interpretazio�ni ancor di più. E il centenario, guarda caso, in un sistema dei media che di anniversari si nutre voracemente, è passato sotto silenzio, soprattutto in Italia. Una magia, anzi un truc�co, del celebre mago? O il mago vero era l'autore, che si fingeva naif ma la sapeva lunga? Il sospetto viene avanzato in questi giorni da Alison Lurie sulla «New York Review of Books». La studiosa di letteratu�ra per l'infanzia (nota soprattut�to come narratrice, anche per ragazzi: Mondadori ha pubbli�cato Non ditelo ai grandi e Lo zoo celeste. La Tartaruga L'ulti�ma spiaggia) dedica a Frank Baum un saggio di dimensioni spropositate, alla cui base c'è una ferma convinzione: i libri su Oz erano molto avanti rispet�to ai tempi, sia dal punto di visto scientifico sia da quello politico. C'erano già ad esempio una sorta di robot, un cuore artificiale, meccanismi anti-gra�vità e persino l'idea del compu�ter, dice la studiosa entusiasta. Ma soprattutto, aggiunge, il mondo di Oz portava con sé una visione politica molto moderna, fatta di radicalismo femmini�sta, egualitarismo, antirazzi�smo, utopie socialiste, un'idea di cultura matriarcale e persino in qualche modo transessuale. La piccola Dorothy, in altre parole, oggi farebbe parte, vec�chietta pluricentenaria, non so�lo del popolo di Seattle ma anche di di tutti i circoli più radicali d'Occidente. Posgibile? Vediamo gli aspetti essenziali del romanzo centenario. C'è una bambina che vive con gli zii in in una minuscola fattoria del Kansas, tra povertà e siccità, dove tutto è grigio. Arriva una tromba d'aria e la porta via, con. la casetta e il cagnoUno, fino a depositarla nel paese dei Succhialimoni, dove scopre di aver appena stecchito, atterrando, la perfida strega dell'Est. Dorothy ne «eredita» le scarpina d'argen�to; con quelle e con il segno d'un magico bacio datole sulla fronte dalla buona strega del Nord -, s'avvia verso la Città di Smeraldo per chiedere al poten�te mago di Oz di farla ritornare dagli zii. Lungo la strada ha molte avventure, e incontra dei compagni: uno spaventapasseri che si ritiene stupido e vuole chiedere al mago un vero cervel�lo, un uomo di stagno (o di latta, secondo le traduzioni) che ha bisogno d'un cuore e un leone codardo cui serve il coraggio. Il mago, che appare ora come un'enorme testa calva, ora co�me una bella signora (eccolo, il transessualismo), ora come una belva e ora come una palla di fuoco, promette ma vuole in cambio l'uccisione di un'altra strega cattiva, quella del�l'Ovest. Dorothy ci riesce, gra�zie a vari aiuti fatati, ma a questo punto il mago confessa di essere un ciarlatano, e di non poter nulla. Visto che i tre compagni di Dorothy insistono. e minacciano, riesce con qual�che trucco a soddisfarli (non facendo altro che infondere lo�ro fiducia in se stessi), ma per tornare nel Kansas è necessaria un'altra strega buona, che rive�la a Dorothy i poteri delle scarpi�ne d'argento. La bambina riesce a riabbracciare gli zii, mentre i suoi compagni diventano re del�la Città degli Smeraldi (lo spa�ventapasseri), dell'Ovest (l'uo�mo di stagno) e della foresta (ovviamente, il leone). La possibilità di una lettura allegorica è evidente: la Lurie fa notare ad esempio che la strega cattiva per torturare Do�rothy la costringe a occuparsi delle faccende di casa, conside�rate nel 1900 normalissime an�che se gravose; inoltre, che tutti i personaggi dotati di vero pote�re sono femminili, e che esisto�no le streghe buone, una con�traddizione in termini per la mentalità maschile e patriarca�le. C'è anche una fonte precisa per questo atteggiamento idea�le: Matilda Gage, suocera di Baum, che fu una delle grandi femministe ottocentesche, quel�la più radicale. E c'è il fatto incontestabile che, dopo il film con Judy Garland, grande icona della comunità gay, il Mago di Oz è diventato una bandiera della cultura omosessuale (e di quella psichedehea, basti pensa�re ai Pink Floyd). Da qualunque punto di vista lo si guardi, saremmo di fronte a un capola�voro per élites intellettuali. Ma ci sono altre interpreta�zione nella lunga storia degli studi su Oz. Una è arrivata in Italia sulle pagine di «Ideazio�ne», il pensatoio del centro destra, che ha rievocato il cente�nario nel numero sulle «Virtù del populismo», dedicato a que�sta parola tabù che esprime abitualmente il «lato oscuro della politica» ed è sempre usa�ta come insulto. In certe sue incarnazioni storiche, afferma Alessandro Campi, «il populi�smo ha anche significato affer�mazione di un'autentica sovra�nità popolare», contro le élites. E la faccenda, in questi termini, investe la politica italiana, dal�le «derive populiste» imputate a Berlusconi alle interpretazioni in questo senso di personaggi come Di Pietro, Bossi, per non parlare di Haider. Certo la ver�de città degli Smeraldi non è la Padania leghista. E' Washin�gton, spiega Consuelo Angiò nel saggio sul Mago di Oz. Nel libro confluisce l'ideologia del populi�smo americano di fine 800, momento di dura contrapposi�zione economica negli Usa. Oz è im'abbreviazione di on�ce, oncia, la misura usata per il conio dell'argento e dell'oro. Gli smeraldi (verdi) sono i dollari, lo Spaventapasseri è l'agricolto�re, il Boscaiolo di stagno l'opera�io che le strega cattiva dell'Est (ovvero capitalisti e banchieri) ha trasformato in un essere senza cuore, il leone codardo ha un nome: William Jennings Bryan, leader populista sconfitto. La strega cattiva dell'Ovest è il monopolio ferroviario ma an�che la natura indomita, e il mago è ovviamente il presiden�te degli Usa. Il «populista» Frank Baum sogna che operai e contadini prendano il potere, che le scimmie alate ( gli india�ni) siano finalmente libere, e lo stesso accada ai gialli Martufi (Winkies nell'originale) ovvero i cinesi che lavorano per la Ferrovia. Il quadro «utopico» è che l'industria si sposti a Ovest e gli agricoltori conquistino peso po�litico. Va osservato che, in buo�na parte, tutto ciò è poi accadu�to. Ma è altrettanto vero che si sono avverati anche i sogni (un vero populista li definirebbe radical-chic) a lui attribuiti dal�la Lurie. Si è avverato quasi tutto, ragion per cui i casi sono due: o gli interpreti hanno visto troppo, oppure il mago di Oz non era un trafelato illusioni�sta, ma un mago vero, ambiguo e beffardo. Altro che ciarlatano. Pagine che preannunciavano i robot e i computer, ma anche il socialismo, il femminismo i transessuali e la cultura gay ciavano ma anche inismo ura gay i l''iibbiPer chi vota il Mago di OZ

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