Angelico e satanico: il monaco Siculo nell'Italia del Cinquecento

Angelico e satanico: il monaco Siculo nell'Italia del Cinquecento Giorgio Calcagnc Angelico e satanico: il monaco Siculo nell'Italia del Cinquecento UNA breve notizia, registrata sul libro dei giustiziati a Ferrara, informava che il 23 maggio 1551, «fu impiccato alle finestre della Raggione Domenico Giorgio, uomo as�sai dotto ma luterano ed eretico». La notizia conteneva varie inesattezze. Il personaggio si chiamava in realtà Gior�gio Rioli, meglio conosciuto come Gior�gio Siculo, essendo nato sulle pendici dell'Etna. Non era un dotto, ma un benedettino cassinese, che aveva letto pochi libri, fuori dalle Sacre Scritture, da lui conosciute a memoria. Eretico, certo, luterano no: se proprio da parte protestante era venuta la denuncia che 10 avrebbe mandato all'Inquisizione. Quelle inesattezze erano vantaggio�se, forse addirittura calcolate: Giorgio Siculo era un uomo che i poteri civili come quelli ecclesiastici cercavano sol�tanto di far dimenticare. E lo giustizia�rono nella notte, senza dargli la possibi�lità ««di confessarsi et remetersi a Dio». 11 suo nome doveva finire inghiottito dal buio della storia, per quattro secoli, a tacitare tante coscienze. Contro ogni previsione, è riemerso negli Anni 30, dalle ricerche che Delio Cantimori sta�va conducendo sugli eretici italiani del '500. Ma soltanto oggi possiamo cono�scere la sua storia, esemplare e sinistra, per merito di Adriano Prosperi, che è andato a frugare tutti i superstiti brandelli di documenti, per ricostruir�ne il ritratto. Il grosso volume che ne è uscito. L'eresia del Libro Grande: sto�ria di Giorgio Siculo e della sua setta, riporta alla luce uno spirito religioso infiammato e contraddittorio, angelico e satanico, come fu da opposte parti definito, scisso fra una verità di faccia�ta e una nascosta, duplice sempre. Il piccolo monaco catanese, nato nel 1517 data emblematica, della grande lacerazione si trovò a essere un ispiratore di personaggi molto più im�portanti di lui, nella politica che gli uomini migliori di Chiesa cercavano di Adriano Prosperi L'eresia del Libro Grande: storia di Giorgio Siculo e della sua setta Feltrinelli, pp. 490. L 55.000 SAGGIO condurre per sanare lo scisma di Lute�ro. All'interno dei conventi benedettini non si discuteva tanto di grazia e di predestinazione, secondo gli astratti schemi teologici destinati a dividere l'Europa. Si guardava all'amore di Ge�sù, che solo poteva aprire a tutti una via certa di salvezza. E proprio nel convento dove il Siculo si stava forman�do nacque, per mano di un monaco venuto da Venezia, il libro religioso più importante del secolo. Si intitolava «Il beneficio di Gesù», controbatteva, per la speranza dei fedeli, le tesi disperanti di Calvino, che riservava quella salvez�za a pochi predestinati. Nell'Italia scossa dal vento della Riforma, il Siculo prosegu�su quella strada: incoraggiato, sembra, da alti Dersonaggi come l'inglese Reginald Poe, papa mancato per tre voti, protagoni�sta del Concilio di Trento. Nei suoi scritti, nella sua predicazione, Giorgio non si stancava di battersi contro gli errori dei protestanti, in difesa di quella che a molti appariva l'ortodossia cattolica. E già qualcuno intravedeva la possibilità di conciliazione fra Wittenberg e Roma, dopo la clamorosa rottu�ra. Ma erano proprio Roma e Wittenberg che non volevano riconciliarsi, eliminando progressivamente gli spazi di dialogo, radicalizzando i contrasti. Mentre il Siculo, sotto quelle afferma�zioni pubbliche che dovevano proteg�gerlo dai sospetti romani, elaborava dottrine assai più eretiche di tutte le eresie fino allora bollate dall'Inquisizio�ne. Il campanello d'allarme venne dalla Svizzera, dove si era rifugiato Pier Paolo Vergerlo, il vescovo di Capodistria passato al protestantesimo, che in un libretto indirizzato ai domenicani denunciò le dottrine occulte di Giorgio. Il Siculo rappresentava un pericolo, per l'una e l'altra Chiesa. Fu subito arresta�to, si frugò nei conventi; dove si trovò il «Libro Grande», un'opera segreta, per gli iniziati della sua setta. Era la conferma di ogni accusa. E scattò, inevitabile, il meccanismo che avrebbe condotto all'esecuzione capitale. Le due Chiese ora potevano combattersi fronte a fronte, dopo avere eliminato quell'elemento di disturbo.

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