Klagenfurt, la partenza avvolta nel mistero di Fabio Poletti

Klagenfurt, la partenza avvolta nel mistero Klagenfurt, la partenza avvolta nel mistero Il governatore anticipa il volo, i pellegrini si avviano in autobus nella notte Fabio Poletti inviato a KLAGENFURT Un giorno di silenzio, poche ore che gli hanno permesso di arrivare a Roma come aveva promesso. Joerg Haider depista tutti. Ai suoi collaboratori aveva promesso che avrebbe parlato solo davanti al Papa, del suo viaggio ha cercato di fare mistero fino all'ultimo. Fino alle 14 quando sotto scorta si imbarca su un Falcon al piccolo aeroporto della capitale della Carinzia. Destinazione Roma, ma non più il Grand Hotel Palatino dove alloggiano gli altri 250 componen�ti delle vallate dell'Austria del Sud, da dove arriva l'abete alto 28 metri e vecchio di 81 anni esattamente come il Papa. A pagare il viaggio di Haider sono un gruppo di imprenditori, gli stessi che tre anni fa hanno voluto donare l'albero di Natale più importante della cristia�nità. Ma tre anni fa Haider non era nessuno, la Fpoe era un piccolo partito ultranazionalista ancora all'op�posizione in Austria e all'ingresso del palazzo della Landesregierung non c'era lo striscione del Kamten Football Club, di cui Haider è presidente. E cos�si capisce perché i 250 pellegrini che dal Papa vogliono solo una benedizione si siano organizzati tra di loro, stretti attorno al vescovo di Gurk Egon Kapelleri. Alle 4 del mattino si trovano davanti al Dom, la cattedrale più importante di tutta la Carinzia. Salgo�no su 5 pullman con la banda, il coro, alcune donne con il costume locale, corpetto nero e gonna rosso scuro. ((Andiamo a Roma per il Papa, per quello che rappresenta per noi cristiani...», dicono molti, un po' in inglese, qualcuno addirittura in italiano, con il marcato accento di queste parti. Non è ancora scontro aperto con Joerg Haider, ma si capisce che le polemiche degli ultimi giorni hanno infastidito parec�chio la Chiesa. Monsignor Kapelleri non ha detto una parola dello scontro tra Haider e il Papa. O dei fraintendiménti, come ha cercato di aggiustare l'inaggiustabile il leader politico della Carinzia che non vuole gli extracomunitari, che contesta gli accordi di Schengen, che all'Europa di Nizza preferisce quella delle piccole patrie. Mettendo la sua vicina all'Italia del Nord-Est e alla Slovenia appena al di là del confine. «Haider è una brava persona, ha fatto molto per noi, ma sugli extracomunitari non lo capisco...», racconta Robert Sitter, rimasto fino all'alba nella piazza di Gurk, accanto a un altro abete illuminato, a salutare i suoi compaesani in partenza verso Roma. «A Klagenfurt abbiamo un ospedale che ci possono invidiare in tutta Europa, la vita non è difficile, qui da noi non c'è lotta con gli extracomunitari», sottolinea con forza mentre racconta degli albanesi e dei croati che lavorano alla Philips di Klagenfurt, alla Pago a Sud della città, dove fanno i succhi di frutta. O nella cartiera alimentata dai boschi di abeti della regione. O nei ristoranti e negli alberghi, dove sono soprattutto donne kosovare e croate a lavorare fianco a fianco. «Non c'è razzismo», dicono in molti. E non ci sono nemmeno i movimenti neonazisti cos�diffusi, come nell'ex Germania dell'Est. «Ci sono greci e italiani e non ci sono mai stati problemi...», ricordano altri davanti al Caffè Dom, aperto dalle 4 del mattino. Tra gli italiani il più noto è il sindaco di Jesolo Renato Martin, grande amico di Haider che adesso fa quello che aveva previsto tutto, anche le polemiche. Ma qualcuno si ricorda ancora della delegazione di 200 imprenditori che tre anni fa piombarono dal Nord-Est a Klagenfurt. Attratti, più che dalla politica della Fpoe, dalle tasse regionali, che qui da sempre non superano il 250z6.