Alla Casa Bianca senza «luna di miele »

Alla Casa Bianca senza «luna di miele » Alla Casa Bianca senza «luna di miele » La dura missione di Bush: riconquistare metà America Augusto Minzolini inviato a NEW YORK Wmm fatale. George W. Bush ■fi" non sarà mai se stesso WSk alla Casa Bianca, ma sarà un Presidente sotto tutela. Que�sto è il dazio che deve pagare chi è arrivato su quella poltrona non sulla scia di un'elezione popola�re, ma alla fine di una dura battagha legale vinta solo grazie all'appoggio deUa maggioranza dei giudici della Corte Suprema Federale. E questo tipo di legitti�mazione peserà su tutto il manda�to del neo-presidente. E' difficile, ad esempio, immaginare un duel�lo tra l'inquilino della casa Bian�ca e i sommi giudici, come h hanno ingaggiati negh anni passa�ti i vari Clinton, Bush, Reagan. Bush junior, sia solo per ricono�scenza, non potrà che abbassare la testa, non avrà mai la forza di ingaggiare un braccio di ferro con l'Alta Corte. Sono i limiti del Presidente dimezzato, di chi è inviso a metà del Paese, che lo considera alla stregua di un usurpatore: ancora ieri il reverendo Jesse Jakson ha minacciato la rivolta dei neri d'America contro una Presiden�za Bush, ha paventato addirittu�ra una nuova Selma ricordando la cittadina deh'Alabama da do�ve partirono le grandi manifesta�zioni guidate da Martin Luther King. Inutile dire che Gore, se .. avesse vinto, si sarebbe trovato nell'identica situazione. Per tutto questo, George ju�nior dovrà dare ascolto nonsolo a tutti i suoi grandi eletto�ri, cioè alle grandi lobbies dei petrolieri, dell'industria delle armi, dei militari, dei signori di Wall Street, di Bill Gates, ma anche ai suoi avversari, nel tentativo di conquistare la so�glia minima di consenso neces�saria per governare un Paese complesso come gh Stati Uniti. Insomma, il Bush Presidente più che governare dovrà piace�re, farsi accettare. E' la condi�zione difficile di un mandato presidenziale che si è consuma�to ancor prima di cominciare nei tribunali e nelle arringhe degh avvocati. Nei suoi primi mesi di governo Bush non avrà neppure la cosiddetta luna di miele con il Paese, cioè quei cento giorni iniziali in cui, secondo tradizione, ogni Presi�dente degh Stati Uniti gode della fiducia incondizionata de�gli americani, ma ogni sua decisione sarà analizzata al microscopio, ogni suo atto, ogni sua proposta sarà vagliata con l'ostilità preconcetta che si riserva a un leader dimezzato. Bush dovrà convincere, per resistere. La prima parte della sua presidenza sarà caratterlzzàta da un'offensiva della pace per aprire un dialogo e, se possibile, una collaborazione con quella parte del Paese che non lo vuole. George junior lo avrebbe fatto in ogni caso, perchè è nei suo stile coinvolge�re nel governo l'opposizione: questo atteggiamento ha con�trassegnato il svio lavoro di governatore. Ora il dato carat�teriale diventa una necessità. Non per nulla da settimane il neo-Presidente sta proponen�do a diversi esponenti democra�tici conservatori del Sud di entrare nel suo governo. Ha tentato prima di portare a capo del Pentagono un ex-se�natore democratico della Geor�gia, Nunn. Invano. Poi, sempre peiquel posto, un senatore della Louisiana, John Breaux. Altra fumata nera. In ultimo, qualche giorno fa, ha contatta�to con lo stesso esito il governa�tore democratico della Caroli�na del Nord, James Hunt, per il ministero dell'Educazione. Adesso, arrivato definitiva�mente alla Casa Bianca, sicura�mente Bush continuerà a lusin�gare più di un esponente demo�cratico di grido e probabilmen�te qualcuno riuscirà a portarlo a casa. Per lui si tratta di un passaggio essenziale. Come ap�pare sempre più fondamentale il ruolo dei due esponenti di colore del suo governo: il pros�simo segretario dìStato, il generale Colin Powell, e il con�sigliere per la sicurezza, Condoleezza Rice. Sono loro l'unico tramite che il Presidente ha a disposizione per aprire una breccia nelle comunità nere. Contemporaneamente l'of�fensiva del ramoscello d'ulivo costringerà il nuovo Presiden�te a mettere in soffitta tutti i suoi progetti di riforma più dirompenti. Bush non può per�mettersi il lusso di dividere ulteriormente il Paese. Cos�le idee di cambiare il sistema presidenziale e il Welfaré State rimarranno pii desideri, come pure il nuovo inquilino dovrà stare attento ad assecondare le grandi lobbies che lo hanno portato al potere. E questo, ovviamente, lo metterà in una condizione delicata: Bush do�vrà mediare costantemente tra le esigenze degli avversari che vuole conquistare e quelle di chi lo ha appoggiato nella sua campagna elettorale e che da un momento all'altro potrebbe presentargli il conto. C'è poco da stare allegri. Meglio comunque stare neUe sue condizioni che non in quelle di Gore: nella sua strategia kamikaze, infatti, il vicepresi�dente per mettere il suo avver�sario in una condizione scabro�sa sembra voler rinunciare ad avere ogni futuro politico. E' difficile che dopo queste vicen�de tormentate il partito demo�cratico si rivolga fra quattro anni ancora a lui per la corsa alla Casa Bianca. Ecco perché in fondo in questa battaglia hanno perso entrambi i conten�denti. Chi è andato alla Casa Bianca è stato messo nelle con�dizioni di dover riconquistare la fiducia di metà America e quindi di non poter governare o, comunque, di non poter go�vernare come avrebbe voluto. E intanto c'è da ricostruire l'archi�tettura istituzionale del Paese che è stata terremotata dalle dispute legali e dai conflitti costituzionali di queste settima�ne. Sembra uno scenario postguerra civile, una guerra civile combattuta con le armi, gli strumenti e, in fondo, le garan�zie deh'America del XXI secolo.

Luoghi citati: America, Louisiana, New York, Stati Uniti