TAVIANI Dalla Russia con amore

TAVIANI Dalla Russia con amore L'erotismo, il carcere, la fede: i due registi hanno finito l'ultimo film, tratto da «Resurrezione» di Tolstoi TAVIANI Dalla Russia con amore Lietta Tornabuoni PAOLO e Vittorio Taviani parlano di Leone Tolstoi con la familiarità d'una convivenza che dura da mezzo secolo: «Da ragazzi, per noi è stato un padre. A metà della vita, un fratello. Ora lo conside�riamo un figlio». Il film di copro�duzione italo-franco tedesca che hanno finito di dirigere tra San Pietroburgo, Praga e Brati�slava con Stefania Rocca, Timothy Peach, Giulio Scarpati, Resurrezione, è la loro terza opera tolstoiana, dopo San Michele aveva un gallo tratto dal racconto IZ divino e l'umano e II sole anche di notte tratto dal breve romanzo Padre Sergio. Realizzato per RaiUno, destina�to a venir trasmesso in due puntate (domenica, lunedì) in prima serata, probabilmente nel settembre 2001, Resurrezio�ne è uno dei romanzi più popola�ri di Tolstoi, l'ultimo, a cui lo scrittore lavorò già vecchio dal 1889 al 1899. Secondo la sintesi della studiosa Serena Vitale, «la storia del nobile pentito che si riscatta spogliandosi dei propri averi e dedicando la propria vita al soccorso della prima vittima della sua colpa, una contadina che, da lui sedotta, ha preso la strada della prostituzione e si è ritrovata senza colpa sul banco degli imputati di un processofarsa, si trasforma in un tremen�do e globale atto d'accusa, in uno sconvolgente romanzo so�ciale». Amatissimo, Resurrezione ha dato origine ad almeno quattro film: i protagonisti, Katiuscia Maslova e il principe Dimitri Nechliudov, sono stati via via Anna Stein e Frederich March diretti da Mamoulian nel 1934, Doris Duranti e Claudio Gora diretti da Calzavara nel 1944, Miriam Bru e Horst Bucholz diretti da Hansen nel 1958, Valeria Moriconi e Alberto Lupo diretti da Enriquez nel 1965 per la tv. Sul lavoro per .Resurrezio�ne e sullo straordinario rappor�to con Tolstoi interroghiamo i registi Paolo e Vittorio Taviani, le cui risposte sono per loro desiderio affidate a un'unica voce. Come è nato, e perché, il vostro legame con Tolstoi? «Non è troppo indirizzato all'uo�mo Tolstoi, pieno di mille contraddizioni, capace anche di di�re che Shakespeare era un imbe�cille e di definire un errore l'ammirazione che lo circonda. Ma quando abbiamo incontrato Guerra e pace, rimasto per sem�pre un Ubro cruciale per noi, 'impressione è stata che rappre�sentasse la vita nella sua essen�za, e da allora il legame con Tolstoi ci ha sempre accompa�gnato; troviamo nella sua opera un impulso che stimola le capa�cità dei narratori di oggi, del cinema». Con una predilezione per ««Resurrezione»? «No. E' meno armonioso di altri romanzi, certi episodi procedo�no più per accumulazione che per necessità drammatica. L'ori�gine è particolare: il nucleo dei fatti venne raccontato a Tolstoi da un amico. Poi lo scrittore venne sopraffatto dalla storia russa dell'epoca: sentiva come un dovere la denuncia di un sistema giudiziario perverso, d'un sistema carcerario infame, dell'abisso che separava la clas�se dei nobili dai proletari, dai contadini, dai reietti. Resurrezio�ne è pure l'analisi di un'estrema aberrazione del potere, un gran�de atto di accusa: ebbe un enor�me successo anche politico. Let�terariamente, lo scrittore non riusciva a trovare un finale e non ci riuscì: il romanzo termi�na, dopo la scoperta del Vangelo da parte del principe Nechliud�ov, con la frase Come finirà questo nuovo periodo della sua vita, lo rivelerà l'avvenire"». ' Il film è dedicato special�mente a «Resurrezione» co�me romanzo sociale? «No. Piuttosto alla storia d'amo�re appassionante, ai grandi sen�timenti, a un senso di forte intensità, al piacere di racconta�re jgrandi spazi e l'uomo nella natura e nella Storia, al deside�rio di arrivare a un pubblico vastissimo. Nel film la parte sociale è più sintetica, puntata soprattutto sull'incontro fra il principe che vuole donare le sue terre ai contadini e �contadini che non vogliono accettarle, dif�fidenti, allarmati (o consapevoli che la Storia non è matura per simili gesti). Anche il finale è «iiverso: noi pensiamo all'anno 1899 in cui Tolstoi terminò di scrivere Resurrezione, vediamo la fine del secolo come il momen�to in cui si fa il bilancio di quel che sei stato nel mondo e del�l'ignoto che ti aspetta». E la storia d'amore? «E' grandiosa, ma specialmente' grandiosi sono il personaggio di Katiuscia e la riaffermazione da parte del principe dei valori giu�sti, assoluta, misteriosa, quasi al limite della follìa. Il principe Dimitri ha avuto una dimensione giovanile bella, aperta, solare; poi è passato a vivere a Mosca secondo le regole del suo stato sociale. Quando, a trent'anni, da giurato in un processo per furto e assassinio, rivede alla sbarra, de�gradata e umiliata, quella Katiu�scia che aveva amato e sedotto da ragazzo, è come folgorato dalla necessità di redimersi, di salvarla, di seguirla nella condan�na in Siberia, di sposarla per cancellare la colpa. Ha amato Katiuscia, ora non la ama, lei rappresenta per lui soltanto la possibilità di tornare a essere se stesso: il suo problema è etico ed egoistico. La prostituta lo ama, si rende conto d'averlo sempre ama�to, e per questo rifiuta di sposar�lo, compie un atto di forza deci�dendo d�sposare un altro, respin�ge con sacrificio sentimentale e nausea morale il ruolo di moneta di scambio con l'eternità: "Ti vuoi salvare per mezzo mio. Mi hai goduto in questa vita, e per mezzo mio ti vuoi salvare anche nell'altro mondo! Tu mi sei odio�so...". Lui ha la volontà di amare, lei lo ama. Lui era opaco, lei abietta: il nuovo incontro è per tutt'e due una rinascita, una resurrezione. Questa donna cos�contemporanea, cos�coerente al�le scelte che confermano la pro�pria identità, e la grandissima spettacolarità tolstoiana nell'uso del genere "storia d'amore" (alla Zivago, o magari alla Catene e Tormento), ci hanno sedotto. Avete girato a San Pietro�burgo: un disastro? «La città è splendida, molto meno rovinata e cadente di come la ricordavamo. Il disastro è stato il lavoro con la troupe d'appoggio russa: grosse difficol�tà, promesse non mantenute, appuntamenti mancati, scontro con una burocrazia non dialetti�ca mai abituata a discutere, sorprese che ci piantavano l�bloccati con trecento comparse, tetri personaggi del divieto. Al�l'autoritarismo s'è sostituito il caos». E a Fraga? «Eccellente organizzazione, rigi�da ma funzionante. Praga non è più una città: è ormai un set americano o inglese. Oppure un luogo di turismo tipo Firenze, soffocante». «Una grandiosa parabola di passione e di redenzione che mette a nudo perversioni, infamie e ingiustizie della vecchia Russia» :l!''vV ':.: ■V/■;:.^:.^i:V,n-K;::^':v*~';y^:vl'. . ■;^v^'-V'lv;,-';rT^■.■'.~; Stefania Rocca in una scena di Resurrezione, dall'ultima opera di Tolstoi. Girato tra San Pietroburgo, Praga, Bratislava, è il terzo film che i fratelli Tavlani (nella foto in basso) hanno dedicato allo scrittore russo