SOGNO il golpe delle beffe di Enzo Bettiza

SOGNO il golpe delle beffeDopo le rivelazioni postume di questi giorni: il vero ritratto di un anticomunista SOGNO il golpe delle beffe Enzo Bettiza F1U Renato Mieli a indicarme| lo durante una serata festosa nella villa di Marina Volpi a Maser. «È un po' strambo, forse un po' troppo temperamentale e irruente», mi aveva avvertito Re�nato che era misurato e signore assoluto dei propri nervi e atteggia�menti in pubblico. «Mi ha già espresso alcune volte il desiderio di volerti incontrare e parlare. Ne vale la pena. Conoscerai uno stam�becco d'altri tempi, un coraggioso sopravvissuto, un raro pezzo da museo vagante fra i miasmi delle cronache odierne». Era il 1975: nessuno conosceva ancora il nome e il volto di un oscuro giudice istruttore torinese jdie di l�a un anno avrebbe fattp arrestare il «golpista» Edgardo Sogno. Ad un certo momento Mieli mi strinse delicatamente il gomito sussurrando: «Eccolo che arriva. Tienti pronto». Il suggerimento di «tenermi pronto* era tutt'altro che casuale o esagerato. Ci piombò infatti quasi addosso, emergendo all'improvviso dai gorghi della fol�la elegante, un signore in smoking sulla sessantina, smilzo, fremen�te, la bocca già schiusa alla parola, il braccio sfoderato come una scia�bola trionfale verso di noi. La lunga zazzera brizzolata, le lenti rosate avvolte da una spavalda montatura di tartaruga, ilbaffetto sale e pepe da moschettiere del re, il volto lungo e vagamente equino suscitavano una duplice impres�sione visiva: potevano far pensare sia ad un artista sofisticato e ribelle, un cugino di Salvador Dali, sia a un nobile cavallerizzo in provvisoria tenuta di gala borghe�se. Conoscendone per sommi capi l'epopea resistenziale la brigata partigiana liberalmonarchica «Franchi», il tentativo di liberare Ferruccio Pairi all'Hotel Regina di Milano, il conferimento della Me�daglia d'Oro al Valor Militare pensai immediatamente: un este�ta della guerriglia, dell'imboscata dartagnanesca, del colpo di mano beffardo, fra D'Annunzio e Malraux. Ma il bizzarro personag�gio inteixuppe e travolse al galop�po ogni mio ulteriore scampolo di riflessione. Non si presentò, dava per scontato che ne sapessi il nome, mi strinse d'impeto la mano e, tirandomi verso di lui con una scossa energica e aggraziata insie�me, prese a parlarmi ininterrotta�mente ed entusiasticamente per almeno cinque minuti; disse qual�cosa anche a Mieli, ma non ci diede il tempo di rispondergU. Serrò di scatto la bocca, poi ci lanciò un mesto soniso d'intesa, si rigirò sui tacchi, e scomparve tra la folla col passo frettoloso e impa�ziente di chi non ha tempo da perdere dopo aver detto tutto ciò che aveva da dire. Io però non ricordo assoluta�mente nulla di quello che Sogno in quel primo fugace incontro mi disse. Ricordo soltanto i guizzi di una voce stridula, trapanante, più da soprano che da tenore, sopraf�fatta dal gran coro polifonico dei moltissimi ospiti all'intorno. Ave�vo però confusamente captato che desiderava, anzitutto, .felicitarsi per i miei articoli sul quotidiano scismatico che avevo fondato un anno prima a Milano insieme con Montanelli; eppoi che voleva ma�nifestarmi, con gh acuti di quella voce perforante e comminatoria, il suo distacco aristocratico nei con�fronti dell'alta borghesia i cui rap�presentanti chiacchieravano e ri�devano sonoramente nelle sontuo�se sale della villa palladiana. Forse troppo sonoramente, per i suoi gusti carbonari e rigori morali. Cera del vero neiirisentimenti antiborghesi di «Edy», come lo chiamavano gh amici; che lo ammi�ravano e compativano perché ve�devano in lui un condottiero isola�to ed esaltato, senza eserciti e con pochi consensi alle spalle. La bor�ghesia itahana non aveva mai dato di sé un'immagine molto gloriosa. Notoriamente opportunista e tra�sformista, ossequiente con i vinci�tori quanto irridente con gh scon�fitti, essa nei dirimenti Anni Set�tanta aveva riscoperto e accentua�to la sua storica disponibilità alla resa già sperimentata con profitto ai tempi del fascismo rampante. All'orizzonte buio d'aUora si profi�lava, dopo mezzo secolo, un nuovo Hincipe illiberale che cercava di egittimarsi con la cattivante for�mula del «compromesso storico». Formula pseudodemocratica, che nella gabbia edificante del paterac�chio consociativo, considerato alla stregua di ima catarsi redentrice del «Risorgimento tradito», avreb�be voluto racchiudere ed esibire l'incontro fra le due anime dell'Ita�lia nazionalpopolare: l'anima bian�ca e moderata deUe folle cattoliche e quella rossa e propulsiva deUe masse comuniste. Tertium non datur. L'Italia ter�za, l'Italia laica, quella delle éhtes liberali che avevano fatto e poi secondo Gramsci «disertato» il Ri�sorgimento, poteva sperare tuttalpiù di raccoghere qualche briciola pietosa alla grande mensa cattocomunista. I fautori estemi del com�promesso, genere Ugo La Malfa, avrebbero dovuto solennemente raccattarle e mostrarle come pe�gno di tolleranza democratica alla borghesia, che non aspettava altro che essere rassicurata e narcotiz�zata dai notai laicizzanti ai quali aveva affidato la propria tutela patrimoniale. Intanto i borghesi in carne ed ossa, castah, danarosi, tormentati dalla speranza di volge�re ancora ima volta il peggio in meglio, cercavano d'ingannare l'ansia e l'attesa in svaghi monda�ni che ricordavano l'ultimo ballo nel salone del litanie, oppure il lussuoso pubblico assediato di Pa�ura alla Scala di Ruzzati. Era quella l'atmosfera crepuscolare che s'avvertiva anche nella dimo�ra patrizia di Maser dove avevo incontrato Edgardo Sogno. Né lui né noi del Giornale, né, paradossalmente, i terroristi amamiravano no, perché ondottiero ato, senza i consensi vamo il clima da naufragio, da ospizio finlandese, da blocco della storia promanante dal disegno tes�suto e orchestrato da Botteghe Oscure. Nessuno meglio di Giulia�no Ferrara, in quegli anni comuni�sta legalitario in ima cupa Torino insidiata dalle Brigate Rosse e dalle trame forse più immaginarie che vere del «controgolpista» So�gno, ha saputo mettere a nudo la recondita volontà di potenza che si celava dietro la pudica foglia del compromesso. Auscultia�mone con attenzione ogni singola parola (prima di sca�raventare sbrigativamen�te le medaglie del masnadiero di Pinerolo tra i ferrivecchi ....golpisti):, «L'Itialia "degli Anni 70 era il Paese in cui noi comunisti prendevamo i soldi dai sovietici, noi comunisti lasciavamo so�pravvivere e coltivava�mo strutture parallele di sicurezzàdel tutto illega�li, noi comunisti ci batte�vamo contro il terrori�smo rosso generato nel�la nostra stessa placen�ta per imporre la no�stra egemonia politi�ca e giocarci la ri�vincita del '48. Certo che non eravamo dei coghoni. Cer�to che sapeva�mo in cuor nostro che il comuni�smo sovietico era diventato un mostro di burocrazia totalitaria e di miseria. Certo che sapevamo i costi umani del socialismo realiz�zato. Certo che avevamo fatto una lunga marcia neUe istituzioni, ave�vamo assimilato a modo nostro il "valore universale della democra�zia", ed eravamo abbastanza sgamati e informati per sapere che la nostra legittimità resistenziale e antifascista era cos�alta da consen�tirci, con l'aiuto dell'ambiguo "eurocomunismo", di taghare il traguardo del governo nel rispetto della legalità istituzionale». E qui, come ceralacca ormai dura e fred�da, arriva il sigillo della conclusio�ne-confessione postuma: «Ma era�vamo comunisti, cari amici, e, se avessimo vinto, alla lunga non è certo che il Paese se la sarebbe sbrigata come se l'è sbrigata con il Governo postcomunista e atlanti�co detto D'Alema bis (dieci anni dopo la caduta del Muro di Berhno)». Probabilmente anche l'anoni�mo giudice torinese, che si chiama�va Luciano Violante, che incontra�va Ferrara nelle sedi comuniste cittadine e dava simultaneamente la caccia ai terroristi di sinistra e ai golpisti di destra, sapeva le stesse cose che allora sapeva Fprrara e pensava le stesse cose che pensava allora Ferrara. Egli scelse però la via sbaghata per affrontare e neutralizzare Sogno che, al con�trario dei brigatisti, non aveva dietro di sé basi, santuari, arsenah, «carceri del popolo», cellule cospirative, strutture organizzati�ve clandestine parzialmente finan�ziate da servizi segreti stranieri. Scelse la via giudiziaria, che appli�cata ai brigatisti funzionava, ma non poteva funzionare con l'ever�sore legalitario che non aveva dietro di sé che il progetto di uno «strappo» istituzionale d'ispirazio�ne gollista e la parola, soltanto la parola, di alcuni alti ufficiah del�l'Esercito. Come dire nulla, cono�scendo l'Italia e la perenne intercambiabilità camaleontesca degh itahani. Difatti, neanche mezzo mignolo si mosse da quel qualifica�to Stato Maggiore di golpisti virtuah allorché il loro supposto «co�mandante supremo» venne arre�stato nel 1976. Arrestato perdipiù senza prove poiché di prove non ce ne potevano essere. L'unica prova che Violante e noi abbiamo ora fra le mani è l'ammissione di un defunto, il quale rivive neUe intense e avvin�centi pagine del libro di Aldo Cazzullo, saggista e giornalista d'equilibrata sinistra che con cor�rettezza e ostinata pazienza ha raccolto le confessioni di Sogno nell'ultimo anno di vita. Ma possia�mo essere sicuri che la testimo�nianza che n'è uscita {Testamento di un anticomunista, dalla Resi�stema al «golpe bianco», Monda�dori editore) sia sempre, in ogni dettagliò, autentica al cento per cento? Non metto certo in dubbio lo scrupolo professionale di Cazzullo che conosco bene e che sti�mo. Vorrei mettere semmai in evidenza la nota fantasiosità affabulatoria di Sogno, la sua multan�te ingenuità, la sua chisciottesca tendenza a vedere lanterne laddo�ve baluginava solo qualche luccio�la. Infine, quel suo gusto tutto dannunziano per la beffa alla Buecari che lo portò a travestirsi da ufficiale SS per liberare, nel marzo 1945, un Pani semiliberato dai tedeschi che già trattavano la resa con gh alleati. E se, in armonia col personaggio, anche questa sua estrema ammissione di «golpe bianco», o «dolce», o «liberale», o «virtuale», fosse più beffa postmortem che verità, più inunaginazione che realtà? Non è detto che le confessioni in punto di morte deb�bano essere le più attendibili. La vicinanza con l'aldilà, il soffio dell'arcano sul collo, può a volte indurre il morituro in tentazioni ludiche e burlesche verso coloro che lo avevano perseguitato, igno�rato o deriso in vita. Adesso vi faccio vedere io, dal mio capezza�le, che non tutto ciò che mi si addossava era arbitrario o falso; ma lo era in un senso politico completamente opposto alle forza�ture giudiziarie di Violante ; io non volevo fare un golpe alla greca o alla cilena, volevo soltanto preve�nire e impedire quello comunista già in atto. Era su questo punto alto, su questo conflitto storico, non sulla ricerca o invenzione di prove inesistenti, che i giustizieri comunisti avrebbero dovuto far�mi la guerra e mettermi magari al muro. Perché io un golpe, o un controgolpe, chiamatelo come vo�lete, lo volevo fare davvero: eccovi i nomi e i dati nel libro di Cazzullo! Povero Sogno. Ogni volta che lo rincontrai fugacemente, dopo l'arresto e il carcere, provai un senso d'imbarazzo e quasi di colpa. La sua eccitazione anticomunista aveva assunto ormai toni farneti�canti, logorroici; parlava veloce e spariva velocissimo, dando l'im�pressione di essere rincorso da ombre nemiche che lo inseguiva�no, o di rincorrere ombre amiche che lo evitavano. Il suo tasso di pestilenza ideologica s'era aggra�vato dopo l'arresto. Lo sentivo ingiustamente isolato ed emar�ginato. Ma noi del Giornale, sotto sparo quotidiano, erava�mo sempre molto attenti a non offrire un facile bersagho all'Italia inquisitoria e cecchina del tempo. Erava�mo condizionati dalla posi�zione e dalla qualità nitida�mente centriste, liberaldemocratiche, della nostra battaglia legale contro il com�promesso storico, che infatti si distingueva sia da quella violenta della sinistra terrori�stica che da quella velleitaria della destra conservatrice di Pacciardi e Sogno. Il nostro antifascismo laico doveva re�stare immacolato se voleva�mo condurre fino in fondo, come conducemmo, la nostra opposizione di anticomunisti competenti e attendibili contro le casematte avversarie da cui ci piovevano addosso scomuni�che e pallottole non sempre metaforiche. Era cos�alto il no�stro grado di vulnerabilità che, per spirito di legittima difesa, ci vedemmo talora costretti a com�mettere qualche ingiustizia nei confronti di amici e simpatizzan�ti sicuri. Dosammo col contagoc�ce perfino la firma di Prezzolini, mentre al geniale musicologo Pie�ro Buscaroli, fascista mai pentito. Montanelli diede lo pseudonimo di Santemo imponendogli di occu�parsi soltanto di musica e mai di politica. Non ricordo se Sogno, durante la mia condirezione, avesse pubbli�cato sul Giornate qualche articolo o lettera d'occasione. Comunque mai, neanche al tempo in cui il suo nome faceva notizia, scandalo e cassetta, gh fu offerto un contrat�to di collaborazione che probabil�mente lui, sentendosi in sintonia sia pur critica e parziale con noi, avrebbe gradito. La nostra resi�stenza istituzionale al compromes�so berlingueriano era la più deheata, la più difficile e, giustamente, la più temuta dai comunisti: vole�vamo vincerla con armi e mani pulite. La vincemmo nell'istante in cui Craxi, appoggiato anche dal mio lib-lab, infilò il suo scarpone d'orco nella commessura del com�promesso storico che stava per chiudersi. Il Midas, il Congresso socialista di Torino, la spregiudica�ta battaglia umanitaria per la vita di Moro, lo scontro decisivo sulla scala mobile: furono queste le tappe dell'unico «controgolpe» possibile all'epoca in cui Mosca ci teneva sotto controllo con le sue spie e sotto tiro con i suoi missili balistici. Nell'Italia Anni 70 siprofilava un nuovo principe illiberale che cercava di legittimarsi con la cattivante formula del compromesso storico: «Edy» voleva impedire il colpo di Stato rosso con un'ingenuità chisciottesca Fu arrestato senzaprove poiché di prove nonpotevano essercene: e dopo il carcere il suo tasso dipestilenza ideologica s�aggravò parecchio Gli amici lo ammiravano e lo compativano, perché vedevano in lui un condottiero isolato e esaltato, senza eserciti e con pochi consensi go é o a i da naufragio, da ese, da blocco della nte dal disegno tes�rato da Botteghe o meglio di Giulia�uegli anni comuni�n ima cupa Torino Brigate Rosse e se più immaginarie ontrogolpista» So� mettere a nudo la ntà di potenza che la pudica foglia sso. Auscultia�enzione ogni prima di sca�gativamen�del masnaolo tra i golpisti):, Anni 70 n cui noi devamo i etici, noi avamo so�oltivava�arallele di tto illega�i ci batte� terrori�rato nel� placen� la no�politi�a ri�48. n tro che il comuniEdd S Edgardo Sogno visto da Ettore Viola