«Israeliani mi dimetto/ si verta subite» di Aldo Baquis

«Israeliani mi dimetto/ si verta subite» «Israeliani mi dimetto/ si verta subite» Barak gioca d'anticipo e cerca un mandato per la pace Aldo Baquis TEL AVIV Ehud Barak si dimette. Con un annuncio a sorpresa davanti alle telecamere televisive, quando an�cora i ministri del suo governo non erano stati informati, il pre�mier laburista ha annunciato che oggi si recherà dal capo del stato Moshe Katzav per formalizzare le dimissioni e per guidare il Paese verso nuove elezioni che si svolge�ranno entro 60 giorni. La Knesset aveva già deciso di andare a elezioni anticipate, nella primavera del 2001. Ma ieri Ba�rak ha deciso di risparmiare a Israele visto lo stato di emergen�za nei Territori la complessa battaglia elettorale fra i partiti. Fra due mesi gli israeliani dovran�no quindi eleggere soltanto il primo ministro, mentre la compo�sizione della Knesset dove Barak ormai ha perso da tempo la mag�gioranza resterà congelata. «So�no persuaso che il popolo mi confermerà la fiducia e darà quin�di ai deputati un segnale chiaro che è necessario perseverare nel�la strada intrapresa nei mesi scor�si», ha detto Barak. In base alla legge in vigore, solo deputati possono candidarsi alla carica di primo ministro e quindi Barak, con un colpo di spugna, ha impedito la candidatu�ra dell'ex premier Benyamin Netanyahu, che un anno e mezzo fa ha lasciato la politica attiva e oggi è dato largamente favorito nei sondaggi di opinione. Ma in una conferenza stampa improvvisata Barak si è detto disposto ad emen�dare la legge «in modo che qualsia�si cittadino israeliano pòssa candi�darsi alla carica di premier». Dal Likud la prima reazione è stata trionfale. «Barak ha confer�mato quanto dicevamo da teppo ha esclamato Silvan Shaloril, un dirigente del Likud che cioè il suo governo ha fallito su tutto il fronte: nella sicurezza, nella poli�tica estera, nell'economia, nelle riforme sociali. Fra due mesi Isra�ele avrà un nuovo primo mini�stro». Ma quale sarebbe il candidato del Likud è tutt'altro che chiaro. Ariel Sharon che da due anni guida il partito cui gli ultimi sondaggi pronosticano una vitto�ria schiacciante si considera il candidato naturale. Ma Netany ahu gode di una popolarità perso�nale maggiore e nei prossimi gior�ni è prevedibile che su Sharon 'iaranno esercitate pressioni affin�ché si faccia da parte. Anche fra i aburisti la mossa di Barak che si considera candi�dalo naturale alla carica di pre�mier rischia di scatenare feroci lette intestine. Nei giorni scorsi vari dirigenti del partito hanno detto di non volersi «suicidare assieme a Barak». Alcuni hanno accarezzato l'ipotesi di rilanciare la candidatura di Shimon Peres, malgrado la sua recente e sonora sconfitta in parlamento, quando nel luglio scorso si candidò alla carica di capo dello Stato. Costoro osservano che in due mesi di Intifada Barak ha definitivamen�te perso il sostegno dell'elettorato arabo. Negli ultimi sondaggi, gli elettori arabi (il 15-20 per cento dei votanti) hanno espresso la medesima repulsione verso Barak e verso Netanyahu. Senza il loro sostegno massiccio, il candidato della sinistra (chiunque esso sia) ha scarse speranze di prevalere. Non c'è dubbio che la rivolta armata palestinese ha provocato un terremoto nella "politica israe�liana. Le immagini del linciaggio dei due soldati israeliani a Ramailab (Cisgiordania), la fotografìa di Yasser Arafat armato di fucile automatico, le immagini di vener�d�da Gerusalemme dove dimo�stranti palestinesi hanno affonda�to le mani nelle ferite dei loro compagni per poi tracciare terribi�li slogan sulle case della città vecchia, hanno scosso profonda�mente l'opinione pubbhca israeliana. In un conflitto che diventa ogni giomo più irrazionale e reli�gioso (con il rogo nella Tomba di Giuseppe di Nablus e la battagha Il principale avversario favorito nei sondaggi Netanyahu non potrebbe candidarsi perché non è deputato ma il premier.dichiara di essere pronto a cambiare la legge Trai laburisti molti puntano su Peres alla Tomba di Rachele di Bet�lemme) le parole d'ordine degh architetti israeliani degh accordi di Oslo sembrano appartenere a un passato remoto. Ieri un respon�sabile palestinese, il colonnello Mohammed Dahlan, ha affermato che la richiesta principale da Israele è la sovranità sulla Spianatà delle Moschee di Gerusalemme, Arafat punta cioè a prodamarsi custode dell'Isiàm (e del cristianesimo) a Gerusalemme. Secondo alcuni politologi, in queste condizioni in elezioni generali il partito laburista andrebbe verso una sconfitta di proporzioni storiche e il Likud verso una vittoria straripante. Congelando la composizione della Knesset per altri due anni, Barak ha forse impedito il naufragio del suo partito. Barak ha anche notato che, malgrado tutto, la maggioranza degli israeliani vuole ancora un accordo politico con i palesti�nesi e ieri ha tentato un'ultima, disperata, scommessa con il desti�no.

Luoghi citati: Cisgiordania, Gerusalemme, Israele, Oslo, Tel Aviv