BOBBIO «Chi sono io di fronte al Papa?» di Alberto Papuzzi

BOBBIO «Chi sono io di fronte al Papa?»LAiCiECATTOyO | ILSENATORE AVITA RISPONDE ALLE POLEMICHE mn,m,mmmuvmnm BOBBIO «Chi sono io di fronte al Papa?» TORINO intervista Alberto Papuzzi Il professore è stupito, e un po' sconcertato. Non gli sembrava infatti di aver detto, nell'inter�vento inviato al convegno sul revisio�nismo della Fondazione Nenni (e pubblicato sulla Stampa il 2 dicem�bre), cose tali da provocare le reazio�ni vivaci che ha provocato: i suoi giudizi sul Giubileo dei politici e su un governo di Berlusconi hanno agitato il mondo cattolico e quello pohtico, nel merito hanno fatto senti�re la loro voce noti opinionisti, da Montanelli a Panebianco, da Cossiga a Ferrara. Sono giunte lettere e telegrammi, di consenso e dissenso. In questa intervista, il filosofo ri�sponde ai suoi critici. Professor Bobbio, un noto ada�gio ammonisce: «Scherza coi fanti, ma lascia stare 1 santi». Lei non li ha lasciati stare e ha visto che cosa è capitato? ((Av�venire» ha pubblicato un acco�rato corsivo con il titolo ((Per�ché, Maestro?». ' Perché, ' 'cioè, attaccare il Papa? «Mi dispiace di essere stato frainte�so. Certo io non mi permetterei mai di mancare di rispetto al venerando vecchio che, nonostante la sua età, regge con vigore la Cattedra di San Pietro ed esercita la sua missione con determinazione, anche con co�raggio nei riguardi di certi aspetti di iniquità del capitalismo. Chi sono io di fronte ad un uomo che quando appare alla finestra del Vaticano è salutato e applaudito da migliaia di persone, per non parlare delle,sue apparizioni di fronte alle folle accla�manti di tutto il mondo? Nel mio scritto, mi limitavo a esprimere i miei dubbi sulla elevazione di un santo patrono per una categoria cos�vasta e cos�vaga come quella dei parlamentari e governanti (parla�mentari e governanti di tutto il mondo, anche della Cina e del Giap�pone?) e sulla decisione di dare loro un protettore nella perdona di san Tommaso Moro». Ma perché ha definito Giovan�ni Paolo n Papa della Controri�forma? «Dal mio punto di vista, che è quello di un laico, creare un santo patrono protettore dei governanti e dei politi�ci mi sembra un atto che evoca la Controriforma. Può darsi che io non abbia tanta dimestichezza con i san�ti, come ha suggerito il senatore Andreotti, però è noto che il Concilio di Trento, fra le altre cose, dichiarò legittimo, anzi doveroso il culto dei santi, ripudiato dalla Riforma. Tem�po fa ho letto nel bel libro Tribunali della coscienza, che lo storico Adria�no Prosperi ha pubblicato da Einaur di nel 1996, come la Chiesa affidasse allora all'Inquisizione non solo la lotta all'eresia ma anche la ratifica della santità, per esercitare imo stret�to controllo sulle forme di devozionismo popolare». ((L'Osservatore Romano» l'ha accusata di essere ((ideologicamente anchilosato», mentre ad ((Avvenire» si sono dispiaciuti per i ((toni sarcastici» sulla pretesa di additare Tommaso Moro a modello dei politici Come si difende? «Che un vecchio sia affezionato alle sue idee è vero, e non mi stupisco del rimprovero. Aparte la mia increduli�tà sui benefici che governanti e, politici possono trarre da un santo; protettore ma sono un laico, non^ faccio testo -, tralascio la battuta che, un martire non è tanto di buon, augurio come protettore. Tuttavia1; resta il fatto che Tommaso Moro è:. stato, un martire della fede, condan�nato perché si rifiutò di approvare il matrimonio di Enrico vm con Anna Bolena e si oppose allo scisma della Chiesa d'Inghilterra. Non posso non ammirare la sua fermezza e la sua coerenza, anche se ne ha dato prova in una testimonianza di fede più che in una decisione pohtica. Nella stes�sa Lettera Apostolica con cui lo si proclama patrono di governanti e politici, si dichiara che è stato un difensore della fede, esemplare dimo�strazione che "l'uomo non si può separare da Dio", e si afferma che la sua vicenda illustra "la difesa della libertà della Chiesa da indebite inge�renze dello Stato"». Ma si può forse negare ai cre�denti il diritto di riconoscere «qualcosa al di sopra anche dello Stato», come ha scritto Giorgio Riunì, su ((L'Osservato�re Romano», qualcosa che si oppone alla ragion di Stato? «Non c'è dubbio che la ragion di Stato implica l'idea che lo Stato abbia una sua morale, che non coin�cide con la morale comune né tanto meno con quella cristiana. Machia�velli attribuisce a Cosimo I la famosa o famigerata frase: "Gli Stati non si governano coi Paternoster". So benis�simo che c'è una ragione non di Stato, superiore a quella di Stato, che fonda la sua forza in principi etici, che almeno allora, ai tempi intendo di Tommaso Moro, erano quelli della religione cattolica. Mi pare però che, da questo punto di vista, Tommaso Moro possa essere considerato, piuttosto che un protet�tore, un esempio ideale, che peraltro i politici in generale sono ben lungi dal riconoscere». A proposito del confronto tra il laico e il credente, Gian Enrico Rusconi, anche lui critico sul Giubileo dei politici, che sulla «Stampa» ha definito una «eu�tanasia della laicità», sostiene che i credenti dovrebbero agi�re «Come se Dio non ci fosse» (come si legge nel titolo del suo ultimo libro). Lei lo crede possi�bile? «Questa nota espressione, etsi Deus non daretur, appartiene alla tradi�zione del diritto naturale di ispirazio�ne cristiana. La si attribuisce a Gra�zio, ma comparve molto prima di lui. Non è affatto blasfema, bens�è stata pronunciata in sede rigorosa�mente ortodossa. Noto soltanto che a un laico integerrimo come Gaetano Salvemini si attribuisce ima frase che suona esattamente opposta: "ognuno deve comportarsi come se Dio esistesse". La prima massima riconosce una morale naturale, la seconda la mette in dubbio. Solo chi ritiene che la morale sia una creazio�ne umana non accoglie né l'una né l'altra». Veniamo alle polemiche sull'al�tra parte del suo intervento, dove si dice che «è un dovere morale per noi usare tutti i mezzi che la democrazia ci con�sente per impedire al Polo di vincere le prossime elezioni». Cacciari l'ha accusata di ovvie�tà... «Ho sempre avuto una grande stima di Cacciari, sia come filosofo sia come politico, ma soprattutto come filosofo che sa fare anche 0 sindaco. Il che non è frequente. Proprio per questo mi ha colpito e stupito il commento che mi dedica. Perché non si limita a dire che la mia frase è ovvia, già di per se stesso offensivo, almeno nelle sue intenzioni, ma ag�giunge una espressione di dileggio, chiamandola una "catalanata". Non ho capito perché. Gli sarei grato se me lo spiegasse. Anzitutto, con quel�la frase facevo il verso a Berlusconi, il quale aveva parlato di "dovere morale" di votare contro i comunisti. In secondo luogo, altro è un governo con il Cavaliere, altro un governo del Cavaliere, affiancato da due partiti come la Lega e Alleanza nazionale, in contrasto fra di loro e che non hanno ima tradizione democratica alle spalle». Vuol dire che la presenza al governo di un Bossi o di uno Storace ne può diminuire le garanzie di democraticità? «Non voglio agitare vecchi fantasmi, però effettivamente considero il cen�trodestra, cos�come si affaccia al�l'orizzonte, non come una normale alternativa democratica». Dicendo questo, non dà ragio�ne ad Angelo Panebianco che sul «Corriere» l'ha accusata di voler delegittimare l'avversa�rio, delineando un contesto da guerra civile? «Intanto vorrei far notare che il mio appello era cos�poco ovvio che per Panebianco mi porrei addirittura fuori da un dibattito democratico. Ripeto che io ho ripreso, anche ironi�camente, un'espressione di Berlusco�ni: ma è mai possibile che un politolo�go cos�avveduto come Panebianco non si renda conto della tradizionale anomalia di tutta la storia d'Italia, secondo cui le parti contrapposte tendono a delegittimarsi a vicenda? Non è per questo che la democrazia in flalia zoppica ora da una parte ora dall'altra e spesso da tutte due?». Lei ha scritto: ((Non è forse un dovere morale per noi...». Lo storico Giovanni Sabbatucci, nella sua rubrica sul ((Messag�gero», si è chiesto chi s'intenda con «noi». «"Noi" sono tutti coloro che si oppon�gono a Berlusconi e che compongo�no una opposizione piuttosto varie�gata, dai Ds ai Popolari, fino a Rifondazione». Però ciò significa un voto con�tro piuttosto che a favore. Non è così? «E' un po' così. Del resto accade molto spesso. Anche ai tempi della Democrazia cristiana, si votava più contro la De che a favore del Psi o del Pei. Il voto contro è addirittura un caso da manuale. Questa s�è un'ov�vietà». Giuliano Ferrara la critica, pe�rò apprezza la sua vitalità: ((Botte al Papa e legnate a Berlu�sconi, il vecchio prof è ancora vivace» ha titolato sul «Foglio». E' un complimento ai suoi 91 anni? «Mah, non direi: quando "Il Foglio" parla di me il tono è insieme sferzan�te e ironico. Se mai ha ragione il senatore Cossiga, il quale ha invece commentato il mio intervento dicen�do che se lui sta arrivando alla fine della sua stagione, la fine della mia è già arrivata. Proprio così. Ma quan�do si tocca il traguardo non ci si può fermare di colpo. Si continua 0 cam�mino per un certo tratte di strada, per forza d'inerzia. Sino a che lo scatto iniziale è esaurito. Io oggi mi trovo a percorrere quest'ultimo trat�to, che peraltro, posso assicurare Cossiga, è destinato a durare poco». albpap@lastampa.it ÉE' noto che il Concilio di Trento dichiarò lecito e doveroso il culto dei santi che invece fu ripudiato dalla Riforma f Non c'è dubbio che la ragion di Stato implica che lo Stato abbia una sua morale diversa da quella cristiana Non volevo mancare di rispetto a Wojtyla AtìS, gli riconósco di lenunciare con un certo coraggio alcuni aspetti iniqui del capitalismo Contesto la scelta di proclamare Tommaso Mòro patrono dei governanti, atto che evoca la Controriforma E' un esempio ideale, non un protettore IL VOTO «CONTRO» «Anche ai tempi della De si votava più contro quel partito che perPcioPsi» IL POLO «Ari e Lega non rappresentano un'alternanza democraticamente rassicurante» Ho sempre avuto stima di Cacciari: secondo lui ho detto una catalanata: ricordi che è stato il Cavaliere a dire che è un dovere morale votare contro i comunisti A po' va er�io� (e m�io�uoi su no llo nti� da iga e so. ri�Andreotti e il card. Sodano con il Papa al Giubileo dei politici -Tommaso Moro, santo patrono dei governanti

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