Un anno di Borsa in Rete di Francesco Manacorda

Un anno di Borsa in Rete FINITA L-EPOCA Pil PIONIERI IN DODICI MESI IL MERCATO SI È NORMALIZZATO Un anno di Borsa in Rete Ormai 300 mila i trader italiani analisi Francesco Manacorda gni MILANO UN armo fa era solo un fenomeno di costume. Og�gi, dodici mesi dopo quel fatidico 8 dicembre che segnò la scoperta di un popolo silenzio�so, affermato a seguire il rialzo dei Ustini dietro uno schermo di computer, il trading on line ha fatto boom. Un boom dai contomi ancora incerti non sempre è facile districarsi nella giungla dei clienti dichiarati ed effettivi ma che ha aperto la strada a un mondo nuovo, quello della fi�nanza online: banche e finanzia�rie fanno a gara non tanto e non solo per portare in Borsa chi òpera con il computer, quanto per attirarlo in una nuova serie di servizi: dal conto corrente ai fondi d'investimento, dall'assi�curazione alla gestione patrimo�niale. Tutto rigorosamente via Internet. Se dodici mesi fa il popolo del trading via computer era com�posto da qualche decina di mi�gliaia di persone, oggi nono�stante non poche delusioni, spe�cie sul Nuovo Mercato uno studio della Kpmg quantifica in 300 mila i trader online italiani. pur avvertendo che due terzi di questi sarebbero «dormienti», cioè non avrebbero effettuato nessuna operazione. E assieme alla domanda è cresciuta anche l'offerta: già per l'Epifania del 2000 molte banche erano corse ai ripari per garantire ai loro clienti la possibihtà di operare in Borsa, e quest'anno quasi tutti gli istituti hanno celebrato r8 dicembre tenendo aperti i loro sportelli telefonici e Inter�net. Ma le contrattazioni via computer non conoscono calen�dari e abbattono sempre più le abitudini consohdate. Così, ri�lancia ad esempio Massimo Se�gre, presidente della Directa Sim, il pioniere italiano del trading online che un anno fa aveva 4.350 clienti attivi e ades�so sfiora ilO mila, «noi saremo aperti anche il 26 dicembre per chi vuole operare sul mercato Usa. Non so quante banche faranno altrettanto». E' una rivoluzione non solo di numeri, ma anche di abitudi�ni, quella del trading online. Il popolo che usa Internet o magai! il telefonino per opera�re in Borsa si è «normalizzato», è aumentata l'età media, le scelte di portafoglio non sono più legate solo alla new eco�nomy e il suo comportamento pesa decisamente di più sull'an�damento dei Ustini. «I nostri clienti da soli rappresentano chea il 1507o degli scambi tratta�ti ogni giorno dalla Borsa di Milano», dice Alessandro Poti, amministratore delegato della Fineco (gruppo Bipop-Carire), il leader del settore che dichiara oltre 140 mila clienti operativi a fine 2000 contraddicendo quindi le stime Kpmg. E sempre Poti spiega che «fino a pochi mesi fa due terzi degli ordini complessivi andavano su titoli del Nuovo mercato, mentre adesso i tecnologici non rappre�sentano che il 2007o del totale. Ai pionieri del trading online si è aggiunta una nuova categoria di investitori, più simile a quelli tradizionali». Un'impressione confermata anche da Ferruccio Alberani, responsabile asset ma�nagement della Banca 121 del gruppo Mps: «La clientela ha scoperto propiio quest'anno che ci sono settori tradizionali che in fase di rialzo offrono forse meno soddisfazioni rispet�to ai titoli tecnologici, ma garan�tiscono un profilo di rischio più bilanciato. E soprattutto quello che ci chiedono adesso sono informazioni, dall'analisi tecni�ca agli scenari di mercato». E per Segre di Directa «si opera più su blue chips classiche co�me Generah o Fiat, sebbene resti anche forte l'attenzione sui collocamenti azionari sia sul Nuovo Mercato sia su quello principale». Più investitori in rete, ma anche meno scatenati. Finiti i tempi eroici dei «day trader» che passavano le giornate attac�cati al computer per concludere anche dieci operazioni lampo in poche ore, i numeri delle con�trattazioni, italiane restano ben più alti della media europea, ma stanno comunque calando. «Un anno fa spiega Poti i nostri clienti facevano in media 100 transazioni l'anno, ora siamo sulle 70 contro una media della Germania (il Paese europeo do�ve si fa più trading online, ndr) di 40 operazioni l'anno». La nuova frontiera, adesso, è sempre online, ma si chiama finanza a tutto campo: sia perché i margini di guadagno degli operatori sul trading so�no assai scarsi, sia perché la vera partita tra banche che nell'ultimo anno sono entrate in forza nel settore si gioca sulla fidelizzazione del cliente. «Per noi ormai il trading on line è una materia prima di cui nessuna banca può fare a meno spiega Alberani di Banca 121 ma che da solo non basta più. Cos�diventa l'occasione per attrarre il cliente e offrirgli altro: dal risparmio gestito a tutta una serie di servizi a maggior valore aggiunto». E per Foti, che di recente ha fuso la Fineco Online e la Banca Fineco, «Nessuno vuole andare più allo sportello a fare un bonifico perdendo tempo in coda. E se a questo si uniscono rendimenti maggiori di quelli offerti dagli istituti tradizionali dice l'uomo che ha tappezza�to l'Italia con le sue offerte di conto corrente remunerato al 50Zo si capisce che il futuro della banca è online». Gli ordini della New Economy oggi rappresentano solo una parte del totale

Persone citate: Alberani, Alessandro Poti, Ferruccio Alberani, Foti, Poti, Segre

Luoghi citati: Germania, Italia, Milano