Morto don Bernardo, padre dei pentiti Brusca di Francesco La Licata

Morto don Bernardo, padre dei pentiti Brusca ADDIO AL VECCHIO MAFIOSO DI SAN GIUSEPPE JATO Morto don Bernardo, padre dei pentiti Brusca Sopportò Nnfamia» di avere 2 figli collaboratori di giustizia personaggio Francesco La Licata ROMA B �ERNARDO Brusca, padre dei |Collaboratori di giustizia Gio' vanni ed Enzo, è morto in una corsia dell'ospedale «Cardarelli» di Napoli. Anche il vecchio ((patriar�ca» di San Giuseppe Jato (aveva 71 anni), dunque, è riuscito a «morire nel proprio letto», probabilmente grazie ad una lunga detenzione che lo ha sottratto alle «attenzioni» dei suoi nemici. E' stato ucciso, infatti, da un m ale incurabile e senza cede�re alle lusinghe di ima carcerazione ((più leggera» in cambio di qualche ammissione con firma in calce al verbale. La sua storia è la storia di uno dei clan più prestigiosi della Sicilia, la storia di una famiglia di origini non ((blasonate» ma divenu�ta potente grazie ad una accorta strategia di alleanze e ad un uso disinvolto del potere e delle regole di Cosa Nostra. Fu la repressione del prefetto Mori a favorire, inconsapevolmen�te, l'ascesa dei Brusca a San Giusep�pe Jato. Dopo il 1925, infatti, i grandi boss Zito, Riela, i Troia preferirono lasciare il paese per trasferirsi negli Usa. Rimase quella che veniva considerata la ((terza fila» della mafia. E tra questi Ema�nuele Brusca, padre di Bernardo. Vivacchiavano, allora, i mafiosi: qualche estorsione, abigeati, il fur�to dei muli. Con l'avvento di Salva�tore Giuliano, Emanuele Brusca acquistò peso. Per il semplice moti�vo che fu uno dei pochi a ((trattare» col bandito, mentre tutta la mafia ne aveva preso le distanze, tanto che c'erano interi paesi come Camporeale, Alcamo o Corleone che per Giuliano erano offrlimits. Brusca, invece, si ritagliò il molo di intermediario (ben retribuito) tra la banda, i possidenti che venivano sequestrati e taglieggiati e i carabi�nieri. In quegli anni nacque la leggenda metropolitana dei Brusca sospettati di troppa confidenza con le caserme. Dopo la fine di Giuliano, il pote�re passa ad Antonino Salamone che chiama nel direttorio il figlio di Emanuele, Bernardo, più per timo�re della «disinvoltura» dei due che per un effettivo riconoscimento di valore. Da quelmomento Emanue�le scompare e non si farà mai più vedere nella piazza del paese. E Bernardo incomincia la scalata, aiu�tato dalla felice intuizione che i corleonesi si sarebbero imposti su Cosa Nostra di Palermo. Bernardo, ed anche i figli, si legano mani e piedi a Totò Riina che diverrà anche padrino (ansi�mandolo) di Giovanni, responsabi�le degli affari militari della famigha a differenza del primogenito terzo fratello, Emanuele come il nonno, cui verrà affidata la gestione dei rapporti con la politica e il mondo finanziario. Sarà cos�intenso il rapporto con Riina, da far sbiadire la stessa figura di Bemardo Brusca, rappresentato universalmente co�me un esecutore della volontà del ((padrino», incapace di opporre una propria autonomia di pensiero. Neppure dopo lo sfacelo provo�cato dalla linea stragista dei corleo�nesi, il vecchio Bemardo abbando�nerà l'alleanza. I figli Enzo e Gio�vanni scegheranno la strada della collaborazione, il più grande Ema�nuele non farà il passo ufficiale ma si troverà ugualmente a vivere sotto protezione. Lui, il «patriarca, resterà muto in carcere. Chissà, forse qualche cosa avrebbe avuto da dire. Chissà se conosceva la verità sulle vicende raccontate da Balduccio Di Maggio e ritenute senza riscontri. Ma il vecchio non ha parlato. Quando gli dissero che Giovanni si stava pentendo gli fece sapere che per la vergogna si sareb�be impiccato in carcere. Ma dopo, quando i corleonesi scelsero di ((usare» anche i pentiti, Bemardo si dichiarò pronto alla pantomima di ((proclamare lo scioglimento della famigha»: un modo per legalizzare (agli occhi della mafia) la scelta collaborativa dei suoi figli. Perchè ha «sopportato» l'infa�mia dei figli pentiti? C'è chi sostie�ne che cos�ha inteso salvare i soldi, i piccioli, in quel momento dati in affidamento per investirli. Si spie�gherebbe cos�anche l'assassinio di Ignazio Salvo, chiamato a render conto della restituzione di grosse somme entrate nel circuito legale. L'esattore dichiarò la propria indisponibilità e fin�sotto i colpi della lupara. Questi segreti, don Bemar�do se h è portati nella tomba. E se ne è andato senza aver potuto vedere Giovanni. Proprio gioved�la magistratura aveva finalmente ac�cordato il permesso di fare incon�trare padre e figlio. Troppo tardi.

Persone citate: Antonino Salamone, Camporeale, Di Maggio, Emanuele Brusca, Ignazio Salvo, Riela, Riina, Totò Riina

Luoghi citati: Alcamo, Napoli, Palermo, Roma, San Giuseppe Jato, Sicilia, Usa