Gegei, golpista democratico di Domenico Quirico

Gegei, golpista democratico GHANA LA LEZIONE DI JÉRRY RAWUNGS CHE HA LASCIATO A UBERE ELEZIONI IL POTERE CONQUISTATO CON LA FORZA Gegei, golpista democratico Domenico Quirico t ERRY Rawlings lo aveva proJ messo: «Quando lascerò la presi�denza non cambierà nulla perché la gente è abituata a partecipare, votare e confrontarsi. Ho lavorato per venti armi affinché la democra�zia non dipendesse da me. Credo di esserci riuscito». Missione compiu�ta, colonnello Gegei! Ha preso il potere con un golpe mihtare ma si è fatto eleggere attraverso votazioni regolari; ha raccolto l'eredità falli�mentare di un ingombrante padre dell'Africa come Nkrumah, verbo�so e pasticcione, e l'ha trasformata con un personalissimo bricolage di liberismo, populismo e rigore in una delle poche economie del conti�nente che non fanno inorridire il Fondo Monetario; ha licenziato mi�gliaia di funzionari che vegetavano succhiando dall'economia paralle�la della bustarella e ha aumentato la sua popolarità; è il leader africa�no preferito dalla Casa Bianca ma è amico personale di Castro e di Gheddafì. I miracoli del colonnello Jerry Rawlings non si contano, ma il più straordinario è sicuramente l'idtimo: la decisione di lasciare il potere come impone la Costituzio�ne che lui stesso ha fatto approva�re, affidando la scella del successo�re a una regolare competizione elettorale. Se poi vincerà, come pare, non il suo delfino ma il candi�dato dell'opposizione, allora si po�trà scrivere questa data come un nuovo inizio nella deficitaria storia del continente a cui stragi e'dittature aderiscono come ventose. In Africa il potere non è una istituzione, che si conquista o si perde: èun bottino. Chi vince arraf-. fa tutto, lo spartisce con,1 la sua tribù e il suo clan, lo usa come un bene di famijglia e gli avversari hanno un unico diritto, quello di essere imbavaghati e cancellati. Per questo l'esperienza del Ghana resta rivoluzionaria. Certo la bio�grafia di questo ex tenente farebbe scricchiolare i tranquilli parametri di una democrazia occidentale. I due golpe con cui ha spazzato via regimi basati sul «kabiùele» (il no�me locale della corruzione), ad esempio. E poi un personalismo un po' troppo invadente. Perché Rawlings era ovunque: a domare un incendio come a soccorrere le vittime di una catastrofe; in mime�tica e scarpe da tennis vedeva tutto, provvedeva, rassicurava, strighava. Dal palazzo presidenzia�le chiamava sottoposti e funziona�ri, spesso sbagliando numero e turbando il sonno di qualche pacifi�co borghese. Eppure questo metic�cio con padre scozzese e madre ghaniana (una condizione che lo ha preservato da tentazioni tribali) si è conquistato i galloni di democrati�co sul campo. Ha usato il pugno di ferro con corrotti e fannulloni: i tre quarti dei burocrati dell'Ente che produce il cacao, massima ricchez�za nazionale, sono stati spediti nei campi a coltivarlo. Ha utilizzato i consigli di un premio Nobel, l'agro�nomo americano Norman Borlaug, per una efficace rivoluzione verde. Ha usato i prestiti intemazionah per costruire infrastrutture e non inutili grattacieli, comperare can�noni o ingrassare conti in Svizzera. Sognava gli Stati Uniti d'Africa, con economie integrate e disinfetta�te dalla corruzione. Stati autorevoli-ma non autoritari. Un sogno, certo; ma lascia a ima società civi�le, che si sta organizzando contro vecchi e nuovi dinosauri, la irrefre�nabile tentazione di un esempio da imitare.

Persone citate: Jerry Rawlings, Norman Borlaug, Rawlings

Luoghi citati: Africa, Ghana, Stati Uniti, Svizzera