E Fazio attacca sulle pensioni di S. 1.

E Fazio attacca sulle pensioni E Fazio attacca sulle pensioni «Riforme ofra dieci anni è la catastrofe» ROMA Meno precariato e più facilità di licenziare, più contrattazio�ne aziendale e meno nazionale: il governatore della Banca d'Ita�lia Antonio Fazio comincia a chiarire che cosa intende quan�do parla di «un nuovo statuto del lavoro». Ma nei palazzi ro�mani e non il suo intervento di ieri accenderà curiosità per mi altro motivo: dopo anni di pette�golezzi in cui di lui si insinuava che fosse un adepto dell'Opus Dei, l'organizzazione cattolica potentissima in Spagna, cara all'attuale Papa, molto ricca e secondo alcuni un po' misterio�sa, ieri Fazio è andato a tenere un discorso a casa dell'Opus Dei. Il «Centro Elis», centro di formazione professionale per giovani e adulti al cui convegno «il lavoro alle soglie del nuovo secolo» il governatore è stato incaricato delle conclusioni, sen�za alcun mistero «affida l'attivi�tà formativa dottrinale e spiri�tuale alla Prelatura dell'Opus Dei». L'Elis è specializzato in nuove tecnologie, e tra gli orato�ri c'erano anche Roberto Colaninno di Telecom Italia e altri manager delle telecomunicazio�ni. Appena uscito, Fazio è anda�to a prendere un caffé in un bar vicino, nel quartiere popolare (e un tempo «rosso») di Casalbruciato, con stupore di folla. Naturalmente ha irritato le confederazioni sindacali (Cisl compresa) che, a margine del discorso, il capo della Banca d'Italia abbia addirittura prono�sticato ii «fallimento» del nostri sistema previdenziale «tra dieci anni» se non se ne fa una nuova riforma (della quale però in campagna elettorale nessuno schieramento parla più). Men�tre le sue idee sul lavoro entusia�smano Gianni Alemanno, coor�dinatore per le politiche econo�miche e sociali di Alleanza na�zionale nonché esponente della «destra sociale»: «un program�ma di govemo alternativo da quanto fatto dal centro sinistra in questi 5 anni», dichiara, «so�prattutto nel richiamo a un nuovo statuto del lavoro». Nuovo lavoro? Il forte incre�mento dell'occupazione realiz�zato in questi ultimi anni è stato «importante» secondo il governatore, anzi «sorprenden�te» a fianco di un tasso di sviluppo dell'economia piutto�sto modesto; però «è rimasto al di sotto di quelli della Francia e del Regno Unito», «lontano dai successi di altri paesi come Danimarca, Portogallo e, ancor più, Paesi Bassi, Finlandia, Spa�gna e Irlanda»; è stato solo «maggiore di quello registrato in Germania». «L'aumento del�l'occupazione si è concentrato nel Centro-Nord», dove ha rag�giunto un massimo storico; ha lasciato indietro il Sud. Fazio ha qualcosa da rimpro�verare anche agli industriali. Sono di varia origine le ragioni per cui «nella seconda metà degli anni '90 si è manifestato il difetto di competitività dell'in�dustria italiana» sopravanzata dai concorrenti esteri «in pre�senza di uno sviluppo della domanda intema non discorso da quello medio europeo»; e «spetta alla imprese introdurre nel nostro sistema tecnologie e schemi organizzativi altrove sperimentati con successo». Il timore principale è che, in un momento in cui le nuove tecnologie richiedono lavora�tori più preparati, l'Italia resti indietro nella valorizzazione del suo capitale umano. E' un freno la troppo vasta diffusio�ne del lavoro nero (anzi «gri�gio» nella terminologia del governatore) che, poco qualifi�cato e poco tutelato, sottouti�lizza le risorse umane. E' un freno il dilagare dei contratti a termine, perché la precarietà non favorisce l'accumulo di esperienza da parte dei lavora�tori. Sulla base dell'esperien�za spagnola, sarebbe meglio fa capire Fazio rendere più restrittive le norme sulle as�sunzioni a termine e, al contra�rio, «meno onerose» le proce�dure di licenziamento per i lavoratori a tempo indetermi�nato. A tutta l'economia «gio�verà l'abbattimento certo e significativo della pressione fiscale, avviato con la legge finanziaria»; ma ad esso dovrà «corrispondere un conteni�mento della spesa pubblica corrente». [s. 1.]

Persone citate: Antonio Fazio, Gianni Alemanno