La nuova cortino delKex Uniane Sovietica

La nuova cortino delKex Uniane Sovietica La nuova cortino delKex Uniane Sovietica Nella Moldova che bussa derelitta alle porte di Bruxelles reportage Giulfetto Chiesa Inviato a CHISINAU CHI si avventurasse in auto dall'ucrainiana regione di Odessa alla volta dell'antica Bessarabia, verso Chisinau, ovvero Kishiniov, Moldova o Moldavia che dir si vogha, dopo aver pagato una tangente di 25 dollari america�ni ai poliziotti ucraini e dopoassera stato taglieggiato dal racket dei doganieri ucraini, troverebbe sul suo percorso una sorpresa. Dall'al�tra parte della frontiera non c'è la Moldova. C'è invece una Repubbli�ca socialista sovietica, una specie di mezzaluna arcaica adagiata sul�la riva orientale del poderoso Dniestr e che non avendo trovato nome mighore per autodefinirsi si è chiamata e si chiama tutt'ora, a circa dieci anni dalla sua nascita, Prima-del-Dniestr (Prednestrovia). Come recentemente capitato a chi scrive, transitare su uno dei pochi ponti rimasti a collegare Tiraspol la capitale di questo Stato inesistente, di questo minuscolo frammento della ex galassia sovie�tica con la Moldova, è come precipitare all'indietro nel tempo, verso l'assurdo, tra cani armati accovacciati nelle buche, sulle due rive alte del fiume, soldati in tuta mimetica, armaci fino ai denti, lasciapassare rilasciati da solenni autorità militari. Sul ponte, sotto le traiettorie teoriche dei cannoni e dei kalash�nikov, identici da ambo le parti, come le divise, tutte sovietiche, transitano spensierati ragazzi e ra�gazze, che vanno a ballare dall'al�tra parte, o a trovare gli amid sull'altrariva. Stato di guerra dive�nuto per loro nonnaie. Poi si arriva a Chisinau, per scoprire che la capitale della Moldo�va non ha i soldi per l'illuminazio�ne pubblica. Quando cade la sera, la luce arriva, se arriva, a turno in questo o quel quartiere. Restano accesi i distributori di benzina del�le grandi compagnie petrolifere oc�cidentali, Exxon, British Petro�leum, Shell, e poche insegne di esercizi privati. Come a Tbilisi in Georgia, a Erevan in Armenia, altri frammenti di una galassia che sem�bra cadere indietro all'infinito, ver�so il nulla. Storie dell'«oltrecortina», ma non di quella vecchia, della Guerra Fredda. Adesso ce n'è una nuova, che si chiama «cortina del , Belgio», perché è là che l'hanno idealmente tracciata, a Bruxelles, perora. Al di là ci sono quelli che dovran�no aspettare molto di più per entra�re nell'eldorado europeo. Come ap. punto la Moldova ex sovietica, 'Ucraina e via via tutti gU altri Al di qua è il limbo di quelli che vedono il traguardo più vicino: forse il 2006, forse qualche anno dopo. Ma, da una parte e dall'altra di questa nuova cortina, lo stato dell arte è tale da imporre un gran�de pessimismo sull'eventualità di una rapida integrazione. Meno che mai il dolore. Qualcuno ha scritto che l'estensione a Est costerà al�l'Unione europea quanto e più di una guerra. Probabilmente è proprio così, anche se è insieme doveroso e inevitabile accingervisi. Le cifre, le statistiche della Banca mondiale, dicono che solo tre Paesi stanno oggi oltre la soglia di un salario medio mensile di 300 dollari (Polo�nia, Croazia, Repubblica Ceca). E solo altri cinque (Ungheria, Esto�nia, Lituania, Macedonia e Russia) hanno un salario medio superiore a 100 dollari. Tutti questi, dalle due parti del�la «cortina del Belgio», la guerra l'hanno già perduta, catastrofica�mente. Tutti, senza eccezione, so�no di diversi scalini più in basso di quanto non fossero ai tempi del comunismo, solo dieci anni fa. La stessa Banca mondiale conclude che, anche facendo la tara alle cifre falsificate delle statistiche ufficiali del tempo sovietico, di declino è perduta. Rari perfino gli animali al pascolo, numerosi soltanto i giova�ni disoccupati assiepati davanti ai televisori che mostrano le partite europee della Coppa campioni. Abbiamo un Messico enorme alle nostre frontiere europee attua�li, che si sta riversando sulle nostre società. Possiamo cercare di chiu�dere a chiave le nostre frontiere, ma sarà comunque un'illusione. Peggio: aggraverà la nostra e la loro situazione. Già oggi centinaia di migliaia di famiglia al di là della nuova cortina sopravvivono solo grazie alle rimesse dei loro giovani, emigrati legalmente e illegalmente verso l'Occidente. A Nizza si finirà per non affron�tare questi nodi, presi come siamo dai nostri piccoli e grandi problemi di riequilibri, di influenze e pesi e prestigi. Ma quando si troverà il tempo per capire ciò òhe accade a Est, ci si dovrà ricordare che una buona politica di aiuti, per integra�re quei Paesi, dovrà essere imposta�ta molto diversamente da come si è fatto finora. Non ci serviranno «esperti» che vadano a spiegare a moldavi, bulgari, romeni cosa devo�no fare nelle loro campagne e città senza uscire dalle stanze e dalla sale conferenze degh hotel a cin�que stelle, costruiti dagli occidentali a Chisinau, Sofia e Bucarest. evidente e drammatico». La gente mangia meno e peggio. Dal 1990 il consumo di carne è dimezzato in tutta l'Europa orien�tale. L'incidenza di tubercolosi ed epatite è più che raddoppiata. Oltre 50 per cento dei moldavi vive si fa per dire nei villaggi di campagna: oltre 2 milioni e mezzo di persone al di sotto del minimo di ogni criterio adottabile per definire la soglia della povertà. In Romania la situazione è ana�loga. Lungo la strada che da Chisi�nau porta a Bucarest si susseguono villaggi e campagne degradati e selvaggi, dove la mano dell'uomo, un tempo presente, sembra essersi Per la galassia sperduta dell'impero tempi lunghi verso l'Eldorado è V •baiti' ( ■S -4 ^ KRIVOJROGC UCRAINA Ùsì*\\ CHISINAU A"^* «TIGH ROMANIA \ fW TIGHINA ) M: BUCAREST ^^.: CRIMEA/'•fe. SIMIFEROPÓT^ e rfj

Persone citate: Giulfetto Chiesa, Petro