Il reduce nega l'OIocausto per non separarsene mai di Giovanni Tesio

Il reduce nega l'OIocausto per non separarsene mai Il reduce nega l'OIocausto per non separarsene mai CON il secondo romanzo, Nonno Rosenstein nega tut�to, appena pubblicato da Baldmi&Castoldi, il tren�tenne Marco Bosonetto confer�ma la sua vena di narratore multiplo e paradossale, portando�si dietro anche qualche nome e qualche personaggio del roman�zo d'esordio. Il sottolineatore soli�tario, pubblicato da Einaudi due anni fa: il bibhotecario Silvano Biula, la fidanzata Viola Evaga, l'ispettore di polizia Pierangelo Vairos e la moglie Vera o l'ineffa�bile Anna Crono. Ma questa volta si cimenta con una storia più unitaria, più compatta e per tre quarti nonostante la forte spia della scrittura grottesca che è l�ad orientare il giudizio molto più imbarazzante. Una storia che coinvolge le affermazioni di un reduce da Auschwitz capace (sembrereb�be) di negare l'Olocau�sto. Con il romanzo di Bosonetto, m'è capi�tato per pura coinci�denza di leggere il romanzo noir del�l'americano Jack O'Connel, Il ver�bo si è fatto carne, pubbhcato da Garzanti nella traduzione di Mau�ra Parolini e Matteo Curtoni. Un romanzo decisamente postmodem, tra hard boyled e cyberpunk, capace di tenere il lettore inchiodato ad un'ambiziosa mac�china narrativa che ruota intor�no ad un memoriale di Epurazio�ne, imbarcando storie di visiona�ri in cerca di religioni alternative, di gangsters in preda a deliri di onnipotenza o afflitti da sindro�me d�declino, un taxista ventrilo�quo, un Ispettore deviato, un predicatore folle, un filosofante sterminatore e persino Primo Le�vi, come testimone di una trage�dia mai finita che ritoma a conta�minare la vita quotidiana del reduce fino a consumarne l'ulti�ma resistenza. Qualcosa del genere, anche se in proporzioni decisamente più contenute e nostrane, accade nel romanzo di Bosonetto, presenza di Primo Levi compresa. Nonno Rosenstem, che pare uscire da una costola di Singer, reagisce imprevedibilmente all'insosteni�bile peso del ricordo. Ebreo di via Krochmalna a Varsavia, con una band di klezmorim è andato in RECENGiovTe IONE nni o giro per gli shtetl a portare la musica randagia del suo clari�netto. Ora, reduce da Auschwitz, si difen�de dal male di vivere scrivendo delle me�morie negazioniste in cui sostiene che le camere a gas non sono mai esisti�te e ohe tutta la Shoah è l'enorme inganno sionista di un cerebropatico «Progetto Resurrezione» so�stenuto da incredibih conniven�ze intemazionali. Sul senso generale del roman�zo non ci sono dubbi. La direzio�ne è quella non equivocabile di una storia che tenta la Cosa indicibile, per dirla con il Grossman di Vedi alla voce: amore, da un'angolatura inconsueta. A tenere la barra di direzione, infat�ti, è più direttamente il personag�gio di Silvano Biula, il nipote che vigila sul nonno. Ma non meno inequivocabile, anche se più indi�retto, è il mondo sgangherato del gruppo «Paladini della Verità», con cui il nonno finisce per debo�lezza a colludere: un prete spreta�to, una poetessa tutta tette, un ex killer che non ha il fisico del ruolo, un nobile strampalato, a cui s'aggiunge una fumettistica ed ecumenica banda formata da un palestinese muscolare, dal fi�glio latino-americano di un pa�dre nazista, da un singolare monsieur parigino più imbecille che dandy, un parodico pot-pourri di mostri sempre pronti a soffiare sul fuoco del loro stupidario anti�semita, un carosello di sorprese che un po' fanno il verso alle dietrologie revisioniste, un po' alle nuove mode della destra e alle strampalerie new age. Se mai resistono, come sem�pre in questi casi, gli imbarazzi di una materia cos�tragicamente orrorosa da recalcitrare di fronte a registri altri, un po' come già successo nel dibattito seguito al�la Vita è bella di Benigni-Cerami. Certo nel romanzo di Bosonetto il colpo di scena finale chiarisce tutto, perché il nonno alla fine confessa il vero movente del gruppo esistenziale: il dolore che a volte la verità e la memoria possono procurare, la sofferenza che può spingere un uomo a «rimodellare la storia per procu�rarsi una biografia decente». Stando cos�le cose, la negazio�ne di Rosenstem non è che un modo estremo di imparare a vive�re e a ricordare. E poiché su certe questioni non si è mai troppo attuali, niente di più tempestivo anche rispetto alle ultime provo�cazioni di revisionismo didattico, contro cui proprio il grottesco letterario di Bosonetto solo che lo si sappia intendere può gioca�re il suo mighor rovescio. RECENSIONE Giovanni Tesio Lo scrittore Primo Levi Marco Bosonetto Nonno Rosenstein nega tutto Baldini&Castoldi, pp. 166, L 22.000 ROMANZO

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