GABETTI l'architetto con la matita di Fiorella Minervino

GABETTI l'architetto con la matita Si è spento ieri uno dei grandi maestri italiani. Nei suoi progetti la carica innovativa si sposava con il rispetto per l'ambiente GABETTI l'architetto con la matita Fiorella Minervino POCO tempo addietro Roberto Gabetti, l'illustre professore alla Facoltà di architettura di Torino, nonché architetto di fama internazionale, si lasciò ritracciare per telefono, oggetto che scarsa�mente prediligeva. Gentile, affet�tuoso e mai affettato, ironico, sag�gio, con amore e cognizioni medita�te d'ogni aspetto della cultura, parlò a lungo della sofferenza che gli procurava l'andare in pensione dall'insegnamento dopo 48 anni di carriera. Poi, con la consueta edu�cata ritrosia, si consolò e aggiunse: «Finalmente sarò libero di conti�nuare la ricerca, studiare, scrivere di più. La sola cosa che conta nella vita è la ricerca, non bisogna di�menticarlo mai». La sua vita di gentiluomo sabau�do, nato a Torino nel 1929, raffina�tissimo studioso, architetto legato saldamente al contesto, al prece�denti storici più remoti d'ogni edifì�cio, è trascorsa tutta nel segno della ricerca, anche per gli studen�ti. Indipendente di testa, limpido nelle azioni, libero da schemi, dal 1950 teneva il suo studio con Aima�ro Isola; dopo la laurea nel 1949, divennero famosi per la Bottega D'Erasmo (1953), una casa-libreria sorprendente, lontana dai canoni del Movimento Moderno e realizza�ta con eleganze formali che indus�sero a bollarla di Neoliberty. Fra lo scandalo per il rifiuto del Razionali�smo tuttora in voga, da allora in poi continuarono per la loro stra�da, liberi da stili e mode. Eseguirono importanti commit�tenze: nel '56 la Borsa di Torino, le case popolari del Quartiere Ina delle Vallette nel '60, il mirabile complesso residenziale Olivetti a Ivrea nel 1966, il Palazzo dei tribu�nali ad Alba nel 1982. Per il Se�striere, le residenze e negozi Concaneve, Gabetti ripeteva di avere osservato a lungo la neve che cadeva sui tetti e aver voluto ripro�porre legni, pietre, forme naturali della montagna, là dove di norma nevica. Visitare il loro studio era espe�rienza unica. Un giorno, entrando in un luogo magico e polveroso, quasi la bottega di un artigiano medievale, Gabetti mostrò i nume�rosissimi e delicati disegni a matite colorate, poi i progetti in via d'ela�borazione, anch'essi tratteggiati tuttora a matita, anzi con matitoni vetusti. Intorno, sopra mensole e tavolini, apparivano dehziosi e ingegnosi modellini in legno, simili a sculture d'un artista di razza. C'era di tutto un po'. Scelse quello che più lo commuoveva e gli aveva procurato non pochi guai: il Mona�stero della Carmelitane a Quart, nei pressi di Aosta. Lo aveva voluto in pietra, compreso il tetto, in stile «vernacolare», in cuna, sopra una montagna cos�che bucasse il cielo e fosse più vicino a Dio. Non tutti furono d'accordo né sull'architettu�ra né sul luogo, mentre è tuttora opera originale, magistrale che ben si inserisce nel luogo senza distur�bare, quasi come una naturale prosecuzione della natura. Partecipò con Isola al concorso per il Lingotto, con un magnifico disegno, dove accanto al verde e alla natura cos�venerata, propone�va di inserire l'Università con spa�zi e case per i giovani e soprattutto i mezzi per raggiungerlo. Vinse Renzo Piano; Gabetti giudicò che era giusto cos�perché era più giovane e avveniristico. Ci fu il Concorso a Milano per la Pirelli-Bi�cocca, l'architetto si tuffò nello studio per lunghi mesi, ritrovò il tracciato dell'«ager» romano e con estrema attenzione propose edifi�ci, università per i ragazzi e natu�ralmente i mezzi per raggiungere la zona. Gregotti risultò il primo, lui. Isola e Valle giunsero a pari merito con l'intesa che tutti avreb�bero lavorato in quell'area. Non andò così. A chi, come Cesare de Seta, sosteneva che forse vivendo in un'altra città, ima capitale come Parigi, Londra, New York, il suo nome sarebbe corso per le vie del mondo, ribatteva alzando le spalle e dichiarandosi soddisfatto che nel�le recenti Storie dell'Architettura Moderna, scritte da autori intema�zionali, il suo nome e quello di Isola non mancavano mai. Un giorno telefonò pressoché sconvolto. «Senza chiedere nulla hanno aggiudicato al nostro studio una committenza colossale, il Pa�lazzo per gli uffici della Snam, a San Donato Milanese». Si trattava d'un luogo arido, una terra desola�ta, un immenso parcheggio. Gabet�ti, lusingato, affermò: «Ho voluto ridare vita e vivacità alla zona periferica con un segno forte, con il verde che entra ed esce come i giardini di Babilonia in cristallo verde». Poi i restauri come la Palazzina di Caccia di Stupinigi e il Palazzo Reale di Torino. Gabetti ha scritto numerosi libri e volumi, dove il rispetto per l'antico, per l'ambien�te, per la natura é un credo e una fede. Cos�come parecchi volumi sono apparsi su di lui e lo studio. sempre sottolineando l'anomalia e il rispetto delle architetture. Da ultimo il mese scorso inviò un volume sulle chiese, sul come co�struirle, lui cattolico fervente che si voleva costruttore di cattedrali ma a misura d'uomo. Anni fa un giorno venne chiama�to a dirigere la rivista Domus, fu arduo convincerlo: sosteneva di non aver tempo, di non abitare a Milano, al fine accettò di presentar�si all'appuntamento con l'editrice. Non arrivò mai. Sotto il portone, erano giorni di fine luglio-primi agosto con tutti in vacanza, ram�mentò di non aver potuto avvisare Isola. Cosi se ne tornò a Torino. Mancherà a tutti Roberto Gabet�ti, l'architetto, l'artista, forse il poeta, l'uomo saggio e ironico, sempre pronto ad aiutare, a offrire suggerimenti, con garbo, discrezio�ne, civiltà da sapiente. Quando la Basilica palladiana di Vicenza dedi�cò allo studio un'importante retro�spettiva, una vasto omaggio con 60 opere e 360 impareggiaibli disegni, ne fu commossso, un po' di intimo�rito di doversi misurare con il grande Palladio. Si mancherà dav�vero Gabetti, con la sua sercan accettazione dei tumulti dell'esi�stenza e del lavoro, con la sua saggezza e ironia nell'affrontare la vita come l'arte. Insieme con Aimaro Isola firmò capolavori come la Bottega d'Erasmo, gli uffici della Snam e il Monastero di Quart hm LA RICERCA DELL'ELEGANZA Molti progetti di Aimaro Isola e Roberto Gabetti sono entrati in tutti i manuali di Storia dell'Architettura Contemporanea. La Bottega d'Erasmo. realizzata nel '53, era una casa-libreria a Torino (qui accanto in alto). Lontana dai canoni del Movimento Moderno sbalord�i critici per la sua eleganza formale e fece parlare di •iNeoliberty». Più recente (è delI'SS) il progetto per il palazzo degli Uffici della Snam di San Donato Milanese. «Ho volutospiegò Gabetti ridare vita e vivacità alla zona periferica con un segno forte, con il verde che entra ed esce come i giardini di Babilonia in cristallo verde». GABEl'architecon la mLA RICERCA DELL'ELEGANZA E' morto ieri a Torino l'archi�tetto Roberto Gabetti, Aveva 71 anni. I funerali si svolgeran�no domani, alle 10,15. nella Chiesa Collegiata di Santa Ma�ria della Scala a Moncalieri.