Il GHETTO di ANVERSA di Maurizio Molinari

Il GHETTO di ANVERSA Borsa e cibo kosher, minigonne e Internet: nell'ultimo «shtetl» d'Europa rifiorisce, aggiornato, l'antico mondo ebraico Il GHETTO di ANVERSA Diamanti per sempre Maurizio Molinari inviato a ANVERSA QUANDO il treno Bruxel�les-Amsterdam rallenta prima di entrare nella stazione di Anversa lo sguardo del viaggiatore è attira�to, sulla sinistra, da un groviglio di scritte in caratteri ebraici che si sovrappongono disordinata�mente su edifici di color grigio, marrone e biancastro di altezze differenti. Dal finestrino del tre�no lo sguardo può facilmente andare a zig-zag fra le finestre senza tende quasi a ridosso della ferrovia, scorgendo dentro le case uomini con il tallii (lo scialle di preghiera) che dondola�no ritmicamente il loro caffetta�no nero con gli occhi fissi sul siddur (il libro di preghiera), laboratori di pelle e tessuti, don�ne con la parrucca (per non mostrare i capelli naturali ad estranei) indaffarate a cucinare, a Cucire, oppure circondate da nugoli di bambini con la kippà nera. Questo è il volto ebraico di Anversa: nella città-simbolo del�l'orgoglio fiammingo, dove il francese dei cugini valloni è di fatto bandito e l'estrema destra xenofoba del Vlaams Blok ha ottenuto il 33 per cento dei voti alle recenti amministrative, si trova l'ultimo shtetl d'Europa. Volti, colori, mestieri e profumi sono gli stessi che si incontrano nei quartieri newyorkesi di Flatbush, Borough Park, Williamsburg oppure a Bnei Brak, la città più osservante di tutta Israele oppure a Mea Sharim, il quartiere ortodosso di Gerusa�lemme. Nella disordinata ricomposi�zione geografica del mondo ebraico dopo la terribile tempe�sta della Shoah ciò che resta in Europa del popolo degli shtetl dell'Est che parlava yiddish, leggeva Shalom Aleichem e il venerd�sera discuteva del sapo�re del chunt (piatto caldo di carne, verdura e patate cotte insieme) è il dedalo di strade e vicoli che si estende nel quadrila�tero imperfetto compreso fra la Pelikanstraat, la Belgelei, la Keyserlei e la Frankrijklei. Il quartie�re ebraico è lo stesso dei diaman�ti perché questa è l'attività di oltre l'SC/o dei circa ventimila ortodossi che vi risiedono. Una trentina di sinagoghe e quattro differenti Borse dei diamanti ognuna ne tratta un tipo diffe�rente sono i principali punti di incontro sociale. Il saluto e la promessa vengono fatte con le stesse parole che suggellano un accordo di compravendita: «Mazal Brache», fortuna e benedizio�ne. La stabilità della Borsa dei diamanti sta nella garanzia che si dà e si riceve con il «Mazal Brache» pronunciato stringendo energicamente la mano della controparte. Non ci sono pezzi di carta, regole scritte, atti legali o giuridici capaci di valere altret�tanto. Se un «Mazal Brache» viene violato ingannando la controparte la parte lesa si rivolge al Beit Din (Tribunale religioso) che convoca entrambi, esamina e giudica. La procedura è identica anche se uno dei due è un non-ebreo. Chi viene ricono�sciuto colpevole di aver violato la stretta di mano può scordarsi di operare ancora nelle quattro Borse dove passa il 650Zo della produzione grezza mondiale di diamanti. Il deterrente è molto forte, le violazioni del «Mazal Brache» ogni anno si contano sulle dita. Assai più numerosi gli ortodossi ridotti sul lastrico per aver osato troppo in Borsa. La fiducia è tutto: in una delle Borse c'è una grande bacheca dove chi ha perduto uno o più diamanti lascia un bigliettino dove specifica il tipo, colore e taglio delle pietre. Quasi sempre le ritrova nello spazio di un mattino. Questa forma rudimen�tale di baratto garantita dalla fiducia sulla parola non è certo un'invenzione di Anversa, solo per fare un esempio fra il '700 e i'800 i mercanti ebrei di Ba�ghdad vendevano allo stesso mo�do le merci d'Oriente partite da Hong Kong e destinate a Londra prima ancora che la nave arri�vasse a destinazione. La città di Anversa e l'intero Belgio dal dopoguerra traggono profitto e benessere dall'economia del «Mazal Brache» che produce un giro di affari calcolato a metà degli Anni Novanta in oltre 700 miliardi di franchi belgi, pari a circa 33 mila miliardi di lire. Lo shtetl di Anversa non ha un suo nome anche se qualche anziano suole chiamarlo, per ima ragione che nessuno ricor�da, «Finkelshtein». Nelle sue si�nagoghe e scuole rabbiniche con�vivono e studiano fianco a fian�co ortodossi in grande maggio�ranza di rito ashkenazita ma di differenti tradizioni Belz, Ger, Czortkow, Lubavitch, Satmar, Vishnitz che a New York, Bnei Brak o Gerusalemme sono inve�ce fra loro terribili rivali. Vi è anche una piccola comunità sefardita. erede di quei pochi che nel dopo essere cacciati nel XV secolo dalla Spagna non vollero poi trasferirsi ad Amsterdam. Ogni via, ogni casa dell'ulti�mo shtetl di Europa è un croce�via di lingue e mestieri. Yiddish e fiammingo, ebraico e tedesco, francese e inglese si mischiano, sovrappongono da una porta all'altra dando vita ad un'ennesi�ma versione dell'yiddish arric�chita da vocaboli di ultima gene�razione. «Iz Nisht Open» scrit�to in caratteri ebraici è il cartello che i negozi espongono per dire che «Non è aperto». Un dialetto a parte lo parlano gli ultimi arrivati in questa comuni�tà belga vecchia di ben otto secoli: gli ebrei georgiani giunti nel 1996 dopo la dissoluzione dell'Urss. Ogni strada ha una sua identità. La Pelikanstraat è quella dei diamanti ed è costruita ai piedi della ferrovia. I binari passano letteralmente sopra i negozi di pietre preziose e strumenti di precisione per pesarle e misurarie. Sempre seguendo i binari, la Pelikanstraat lascia il passo pri�ma alla Simonstraat la strada di librai, orologiai, cappellai e idraulici e poi alla Mercatostraat, dove si vendono scarpe, vestiti per donne e stremiel (cap�pelli bordati di pelliccia) per uomini. Lavanderie specializza�te puliscono gli scialle di preghie�ra con un particolare procedi�mento. Chi vuole fare un regalo o deve passare prima in banca allo stesso fine si dirige invece sulla più spaziosa e consumista Belgelei, dove fra negozi di elet�tronica ed hi-fi c'è anche un ottico assai rinomato. Ma il cuore dello shtetl batte lungo la Kievitstraat: la piccola e stretta viuzza lunga meno di cinque isolati vero paradiso del cibo kosher (permesso) di tutta Euro�pa. Quattro macellerie, una pe�scheria, un negozio di dolciumi, un supermarket e quattro risto�ranti offrono a norma di Halachà (la legge ebraica) tutto quan�to di meglio si possa mangiare. Le ordinazioni arrivano da Bru�xelles, Amsterdam e perfino dal�le riemergenti comunità ebrai�che tedesche ma il vero mercato del «kosher food» è Anversa. Ventimila buoni clienti. Nessu�no ha mai osato calcolare quanti dei profitti della Borsa dei dia�manti finiscono ogni anno sulla tavola. Al centro della Kievit�straat c'è «Hoffy's», ristorante e luogo di ritrovo divenuto tal�mente noto nell'intera città per i suoi piatti agrodolci che i tre fratelli Hoffman che lo gestisco�no si trovano sovente a fare i conti con dei problemi imprevi�sti: ragazze con vertiginose mi�nigonne e giovani capelloni non�ebrei che chiedono di essere serviti come gli altri avventori con lo stremiel. La soluzione è a norma di Halachà: le signore Hoffman si fanno avanti e servo�no le ragazze, i mariti i capello�ni. Tutti ovviamente tenendo lo sguardo ben abbassato. Il rivale più temibile di «Hoffy's» è «Blue Lagoon» dove si consumano solo pietanze kosher-cinesi. Fra un negozio e l'altro dello shtetl le sinagoghe si confondono con le case private mentre ben visibili sono due targhe in marmo nero: la prima ricorda la deportazione degli ebrei di Anversa da parte dei nazisti aiutati dalle SS fiam�minghe verso il vicino campo di transito di Malines (Mechelen) e quindi i campi di sterminio in Polonia; la seconda l'attentato commesso contro la comunità commesso nel 1981 da un com�mando arabo-palestinese. Ma l'antisemitismo non è in cima alle preoccupazioni dello shtetl, che sembra dare per scontata la sua esistenza. La grande energia che si sprigiona dalle Borse dei diamanti viene diretta altrove. L'educazione e l'assistenza so�ciale sono le priorità. Il fiore all'occhiello è la scuola per por�tatori di handicap, l'unica di questo tipo in Europa. Negli istituti maschili e femminili cen�tinaia di alunni studiano in due lingue, l'yiddish madrelingua e il fiammingo per rispetto alle leggi comunali. Nel tempo libe�ro c'è la lettura ed il commento (senza fine) degh articoli delì'Israelitische Belgishe Blatt, che si vanta di essere riuscito a resistere con la sua edizione yiddish più del blasonato Forward. Ma la verità è che nei supermercati va a ruba il Blatt di Williamsburg, che arriva una volta la settimana per areo da New York e porta ad Anversa le notizie del resto dell'arcipelago degh ortodossi. Non manca ne�anche il sito Internet www. Jewishantwerp.com che guida i visitatori attraverso usi, costu�mi e perfino orari che scandisco�no la vita di tutti i giorni in un angolo di Europa dove si rispet�ta il tempo dello shabbat. L'economia legata alle pietre preziose produce un giro di affari valutato in oltre 33 mila miliardi di lire Un dedalo di stradine, odori, sapori e contratti «firmati» con strette di mano ||||||||i La piazza del mercato di Anversa. A destra in basso la borsa dei diamanti della città

Persone citate: Blatt, Forward, Hoffman, Shalom Aleichem, Vlaams Blok