Bossi: sinistra criminale

Bossi: sinistra criminale la proposta delPUjjvo S�al Senato delle regioni Camera, meno deputati Fabio Paletti inviato a VENEZIA IL LEADER DELLA LEGA «ORA DEVE INTERVENIRE CIAMPI, AL VOTO SUBITO DOPÒ LA FINANZIARIA» A ; ~ .;1,...: Bossi: sinistra criminale «Si illudono di separarmi dal Polo» intervista Glovanns Cerniti ONOREVOLE Bossi, non è che il suo accordo con Ber�lusconi entra in zona ri�schio? «Proprio no». E se la Corte Costituzionale davvero bocciasse i vostri re�ferendum regionali sulla De�volution? Il patto con il Cava�liere, la nascita della Casa delle Libertà, non si basa sui Referendum? «Che questo sia il tentativo della sinistra lo so bene. Che ci riescano lo escludo. Risultato esattamente contrario, alleati più di prima». Sulla base di che? «Intanto di questa sinistra crimina�le, folle e conservatrice. E poi, se dovesse bocciare i Referendum, di quel cimitero degli elefanti rossi che è la Corte Costituzionale. Già mi immagino le manifestazioni in tutte le piazze, le proteste di tutti i Consigli comunali del Nord». Con Berlusconi nulla cambierebbe? ((Al massimo mi obbligherebbero a riscrivere il testo degli accordi». n ministro Loiero dice che il ricorso alla Corte Costituzio�nale è «un atto dovuto». «Dovuto un corno. E poi è mutile parlare di quel Loiero. Amato, è Amato mandato avanti dalla sini�stra. Per il referendum del Veneto potevano nascondersi dietro un .dito* perché là ^ stato decjso con dna légge regionale. Ma per Pie�monte e Lombardia non possono nascondersi, non hanno nessuna ragione». Un mese fa lei aveva escluso un'eventualità di questo tipo. «Sì, ma poi mi hanno fatto cambia�re idea». Chi? «Era nell'aria una decisione simi�le». Nell'aria di Montecitorio, in�tende? «Nell'aria e nelle parole di chi mi aveva avvertito». Un insider nel centrosini�stra? ((Ho ancora qualche amico». Che magari le ha anticipato/ qualche altra mossa? «Per quelle basta stare a guardare ed ascoltare». Una a caso? «Andare alle elezioni l'ultima do�menica utile per poterle definire anticipate, in modo da salvare Ru�telli che sta ancora con il sederono sulla poltrona da sindaco de Ro�ma». La data delle elezioni le deci�de il Presidente della RepubMica... «Ecco il problema. Qui entra in gioco Ciampi e io ho già detto che deve scioghere le Camere il giorno dopo l'approvazione della Finanzia�ria». Non lo facesse? «Ci costringerebbe a rivedere il nostro sereno giudizio sul suo con�to, ma spero che non ci voglia te te deludere». Dovrebbe fissare le elezioni secondo i desideri suoi e della Casa delle Libertà? «Dico che un Presidente della Re�pubblica deve essere garante della Costituzione che c'è, non di quella che la sinistra vorrebbe far passare e ancora non c'è». Secondo lei Ciampi lavora per la Costituzione che non c'è? «Non ho detto questo. Dico che Ciampi non deve e non può assecon�dare i giochi della sinistra, di gente che dal giorno delle elezioni dovrà inventarsi un altro mestiere. Se invece dovesse andare cos�allora il Presidente sarebbe coinvolto diret�tamente. E addio al suo ruolo di garante e mediatore». Da come ne parla sembra che lei tema sorprese. «Certo. "Questi" sono capaci di tut�to, compreso far passare il loro testo di falso federalismo e aspetta�re la seconda lettura. Pur di allonta�nare il voto e la loro condanna alla morte politica devono inventarsi la sopravvivenza e nuovi complici». Allude alla Corte Costituzio�nale? «Si capisce che è così. Una Corte Costituzionale, lo ripeto, che è asso�lutamente da cambiare nei criteri di nomina. In quel cimitero degli elefanti ci sono pure amici e ami�che dei conservatori di sinistra. C'è mica da fidarsi. E allora andremo nelle piazze del Nord. E poi giù, fino a Roma, a gridare cosa pensia�mo di loro e di questa bieca sinistra della conservazione». Le polemiche le lasciano agli altri. Al Polo che fa solo «chiacchiere e propaganda», come dice Wal�ter Veltroni. A chi si intestardisce su referendum regionali «già superati dalla riforma federale passata in prima lettura al Parlamento», come ricorda Antonio Bassolino, presidente campano e da oggi qui a Venezia, nella veste di teorico del federalismo targato centrosinistra. In laguna, in un convegno a Cà Foscari prima, al Palafenice poi, tocca all'ex sindaco di Napoli che pure prende più applausi del segretario Diesse, illustrare le ultime proposte aggiuntive in tema di federalismo, quelle che potrebbero essere discusse già nella prossima legislatura. Quelle che finiranno in una richiesta di revisione costitu�zionale, per cui presto partirà la raccolta di firme: istituzione di un Senato federale con 100 compo�nenti nominati su base regionale, riduzione a 400 del numero dei deputati della Camera, allarga�mento al Parlamento della facoltà di nomina di metà dei giudici costituzionali. ((Al Polo che preferisce andare avanti per strappi e contrapposizioni, al Polo che fa la sua battaglia per il tutto o nulla, noi rispondiamo con i fatti e non con le parole», spiega Bassolino sotto il tendone pieno all'inverosimile, anche se sono in maggioranza quelli con i capelli bianchi che poi chiedono cosa c'entri Jovanotti e il suo «Ombelico del mondo», sparato a tutto watt sulla platea abituata a ben altra musica. Forse anche Bassolino che si schiera a fianco del governo che ha bocciato i referendum regionali di Lombardia e Veneto, rimandando i quesiti alla corte Costituzionale: «E' un atto dovuto, perché quei referendum fanno riferimento al popolo del Nord mentre la Costituzione parla solo degli italiani». O meglio ancora Enrique Baron Crespo, presidente dei socialisti europei che si chiede «come faccia uno a difendere il federahsmo, quando poi ha tre televisioni nazionali?». In questo tira e molla sul federalismo, con il Polo che rumoreggia e il centrosinistra che mette il marchio sulle proposte di revisione della carta costituzionale, Walter Veltroni si ritaglia il ruolo di grande accusatore: «Le nostre proposte escono dritte dalla conferenza Stato Regioni, qualche presidente del Nord è solo estremista. Ci dispiace approvare queste riforme cos�importanti, solo con i voti del centrosinistra». A Vasco Errani, presidente dell'Emilia, Veltro�ni lascia il compito di contrapporsi al Polo sul federalismo. E dal palco rosso e azzurro, con le bandiere dell'Ulivo, dei Diesse e pure dell'Euro�pa, Errani rilancia: «La nostra è un'idea moderna di federalismo, certo non su basi etniche. E quando il Polo dice che la vera riforma la faranno loro quando saranno al governo, dimostra di avere una concezione personale della politica. Come se fosse una cosa di sua proprietà». Tutto il resto è campagna elettorale. Anche l'annuncio che fa Veltroni, sulla data di nascita probabilmente il 21 febbraio 2001 dell'Italia federale, quella che uscirà dal dibattito già in corso al Parlamento. Anche l'invito a «fare cose di sinistra»: «E non lo è combattere l'evasione fiscale o battere sul tasto delle pari opportuni�tà?». O quell'invito ad essere orgogliosi di apparte�nere al centrosnistra, che Veltroni fa oramai alle otto di sera dopo un elenco di cose fatte dal governo Prodi in avanti, dall'ingresso in Europa alla riduzione del debito pubbUco: «Per tutto questo non dobbiamo dare per scontata la sconfit�ta elettorale».