«PERDONAMI» di Paolo Colonnello

«PERDONAMI» Il capitano del Como interrogato in procura: dovrà rispondere di lesioni gravi e omissione di soccorso «PERDONAMI» Ferrigno:fatemi abbracciare Francesco intervista Paolo Colonnello inviato a COMO IL suo nome. Ferrigno, lo calza a pennello: segaligno, veloce, un fascio di nervi. E un pugno d'ac�ciaio. Come quello che due domeni�che fa ha steso, mandandolo in coma, il giocatore del Modena, Fran�cesco Bertolotti, da soli due giorni tornato nel mondo dei vivi. «Gli ho scritto una lettera, gliela darò insie�me a un mazzo di fiori quando sdogheranno la prognosi. Il minimo che posso fargh sono le scuse. Gli auguro tutto il bene possibile, spero soltanto che possa riabbracciare al più presto sua moglie e i suoi figli. Se un giorno vorrà, lo andrò a trovare per farmi perdonare... Ho sbagliato, ma non sono un mostro. Solo un uomo e ho commesso un errore». Max Ferrigno, 27 anni, professione giocatore di calcio, diplomato in ragioneria, ex capitano del Como, avrà anche un pugno d'acciaio ma il cuore è di burro. Fuori dal Palazzo di Giustizia di Como, dove i pm Meliota e Pizzotti lo hanno interrogato per un'ora e mezzo con l'accusa di lesioni gravi e omissione di soccorso, affrontatelecamere e giornalisti con un briciolo di paura e tm po' di sconcerto: «M'importa solo che Francesco si riprenda presto. Ma mia camera non penso affatto. Gli chiedo scusa, mille volte scusa, ma è stata una fatahtà. Io ho sbagliato perché come ogni uomo si può sbaghare». Più tardi, in un autogrill dell'autostra�da, decide di raccontare le due setti�mane d'inferno che ha passato. A partire da quella maledetta domeni�ca nei corridoi dello stadio Sinigagha. E allora Ferrigno, che cosa è successo? «C'era già stata tra me e Bertolotti una piccola discussione in sala stampa per quella sua caduta in campo che aveva causato la mia espulsione. Poi ci siamo rivisti nel corridoio degli spoghatoi, uno di fronte all'altro. C'è stato un diver�bio...». Cosa vi siete detti? «Mah, lui mi ha detto una cosa del tipo: "Te l'ho fatta, eh?". E io: "Sei una m...". Poi mi sono avvicinato di scatto e lui si deve essere spaventa�to. Sono partiti due pugni». Due pugni? «Sì, lui mi ha tirato un dritto e io ho risposto con un secco». Quindi è stato lui a colpirti per primo? «Non so, forse sì, oppure sono stato io. Adesso non ricordo tanto bene. Che mi abbia colpito è sicu�ro, perché ho riportato una tumefa�zione al labbro riscontrata anche dai periti del tribunale. Ma non ha importanza, il danno maggiore lo ha subito lui. Ha dei figli, una moghe... la colpa è mia». Bertolotti è caduto subito? «Immediatamente. Non gli ho tira�to nessun calcio né altri pugni. Appena è caduto ho sentito un uomo che urlava. Mi sono spaven�tato e sono scappato in sala stam�pa. L�ho incontrato due miei compagni cui ho chiesto di starmi vicino, perché sentivo che fuori mi cercavano, urlavano il mio nome». E poi? «Poi ho detto ai miei compagni di andarsene, ho aspettato ancora un poco, e mi sono allontanato da solo passando dalla tribuna e scenden�do da dietro lo stadio. L�sono uscito e mi sono nascosto in un viale alberato poco distante, ormai era buio. Sarò rimasto l�per un'ora, finché due amici non mi hanno trovato e mi hanno spiegato cosa era successo a Francesco». Fino a quel momento non sapevi di aver mandato al�l'ospedale Bertolotti? «No, avevo lasciato il cellulare nello spoghatoio, non sapevo cosa fare, avevo paura. Sentivo che mi cercavano e se fossi tornato indie�tro sarebbe scoppiata una rissa gigantesca. Cos�mi hanno accom�pagnato in sede dove mi aspettava il ds Vitali. Abbiamo telefonato all'avvocato Della Valle e quindi siamo andati in Questura. Poi mi hanno riportato a casa». Qui cosa hai fatto? «Ero sconvolto, guardavo i telegior�nali. Quella notte non ho dormito e cos�anche le altre. In queste settimane non ho voluto vedere nessuno: ho deciso di rimanere isolato finché Berto non si fosse ripreso. Ho letto dei libri di econo�mia e visto qualche volta i miei nipotini più piccoli. Il medico mi ha prescritto qualche pillola per�ché ero in stato di depressione». E non hai mai chiamato per avere notizie di Bertolotti? «Ho telefonato in ospedale tutti i giorni facendomi informare da un mio amico medico». Ma scusa, Ferrigno: si può arrivare a tanto per ima parti�ta di calcio? «No, non si dovrebbe per nessun motivo e non solo per il calcio. Però succede. Sono cose ingiusti�ficabili ma succedono spesso perché ci sono interessi altissi�mi e una grande passione che accende gli animi. E' un gioco molto fisico, non sempre si rie�scono a controllare le emozioni. Quante volte si vedono grandi campioni commettere falli scioc�chissimi?». «Non mi sento un mostro Sono volati insulti ed è partito il pugno Poi mi sono nascosto nei pressi dello stadio Mi davano la caccia, temevo una grande rissa» Massimiliano Ferrigno è stato interrogato dai giudici per un'ora e mezzo. A sin.: Francesco Bertolotti LA NUOVA CLASSIFICA

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