Nel Kosovo alla rovescia di Giuseppe Zaccaria

Nel Kosovo alla rovescia L'OFFENSIVA DEL NUOVO UCK ALL'INTERNO DEL TERRITORIO JUGOSLAVO Nel Kosovo alla rovescia Dove i serbi sono vittime degli albanesi reportage Giuseppe Zaccaria inviato a BUJAN0VAC N EI Balcani esistono luoghi quasi sempre sperduti sul fon�do di impenetrabili vallate dove qualsiasi straniero si sente un alieno. Bujanovac è uno di questi. Siamo all'estremo Sud di una Serbia che si suppone nuova, demo�cratica e improvvisamente «buona». Due anni fa, opposte esigenze di propaganda dipingevano il medesi�mo Paese come tana di mostri sangui�nari, ma ecco che in questa valle un perverso gioco di specchi rovescia i ruoli. E non solo: tenta di cambiare nuovamente le prospettive della sto�ria. Qui le ex belve diventano vittime, gli ex «patrioti» sono terroristi e un perverso gioco delle parti trasforma i «liberatori» della Nato in forza passiva, impotente, quasi conniven�te in certe strane astensioni. In territorio jugoslavo, da questa parte della frontiera («administrativna granica», sottolinea l'ufficiale ser�bo che ci sta scortando) cinque chilo�metri di «fascia di sicurezza» si sono trasformati in cinque chilometri di giungla. Un territorio libero alle incursio�ni deir«Uck» in versione «northem connection», che qui ha scelto il nome di «Ucpmb» ma non cambia effettivi né tantomeno armamenti, sempre più moderni. E se qualcuno avesse mai dubitato circa le origini dei nuovi movimenti, la «tregua» siglata ieri pone un sigillo sulle paternità: ^Grazie all'intervento del�ia Kfor recita un comunicato della Nato un cessate-il-fuoco a tempo indeterminato è stata siglato a Pristi�na». Eppure in territorio Nato non un solo rappresentante serbo ha incontrato un esponente albanese, questa misteriosa tregua sembra ca�lata dall'alto. Tempo indeterminato? In questa valle il tempo della gente ripiomba nell'indeterminatezza più assoluta. Una dimensione fatta di villaggi deserti, case abbandonate, forni che non cuociono e guerriglieri albanesi in tuta mimetica pronti a chissà quale «scontro finale» per chissà cosa. Sul terreno, grosso modo la situa�zione è la seguente: Dobrosin, paesone a mezza strada fra Bujanovac e la frontiera macedone, è nelle mani deiguerriglieri albanesi che controllano sicuramente altri' due villaggi (chia�mati Komsulj e Lucani) i cui saltuari contatti con la civiltà sono legati al fatto di sorgere ai lati dell'arteria principale. Quell'arteria però non può inter�rompersi: è vitale per i contatti stradali fra Serbia e Macedonia, e dunque il porto greco di Salonicco. E' sulla base di questa certezza che i serbi circondati vivono queste ore con una strana tranquillità. Bujanovac è una cittadina di ven�timila persone, uno slabbrato posto di frontiera raggrumato intomo a una piazza con le Poste, l'ufficio del sindaco e due o tre edifìci di regime. Qggi però la vita cerca di darsi un tono, la gente va a comprare nei poveri supermarket, chi parla dice che «certamente la situazione miglio�rerà...». Grazie a chi? Sulle colline vicine alla città (le altre, appena più a Sud, sono occupate dai guerriglieri alba�nesi) un ex «duro» di Milosevic ades�so parla come un democratico della Serbia nuova. Il generale Nejbosa Pakvovic, già capo della Terza Annata in Kosovo, si piazza sull'altura e tiene un discor�so a beneficio della tv serba e dei pochi stranieri presenti. «Il presiden�te Kostunica fa del suo meglio per preservare la sicurezza di questa zona, in maniera pacifica e attraver�so accordi diplomatici. Ci aspettia�mo che abbia successo. Polizia ed esercito serbi non hanno mai interfe�rito...». Quale differenza di linguaggio. Nel passato regime, Pavkovic era quello che diceva agli americani ed alla Nato: «Venite giù, se avete corag�gio...». Adesso parla di diplomazia, di trattative, di pazienza. La «linea Kostunica» impera: fre�nare la tipica irruenza serba, insiste�re con denunce e pazienza, evitare le provocazioni. In Pavkovic però il vecchio militare è sempre vivo. «L'ar�tiglieria albanese continua ad attac�care dal Kosovo aggiunge dalla zona di sicurezza è partita la pulizia etnica a danno dei serbi... Ci aspettia�mo che i terroristi albanesi siano costretti a rientrare in Kosovo e a consegnare le armi alla Nato. Se le cose non andassero cosi sarà nostro diritto rispondere. E lo faremo». Il Commissariato Gnu per i rifu�giati fa sapere che almeno tremila persone hanno abbandonato l'area nel timore della reazione serba. Nejbosa Covic, vicepremier serbo, ribatte che «per noi certi scenari corrispondono a un tragico «déja vu». Ecco l'impressione più netta. In questa valle dimenticata dal mondo misteriosi interventi cercano di inne�scare un disperante «déja vu» che questa volta non provocherà inter�venti intemazionali. I serbi sono diventati improwisamwente «buo�ni». O no? Siglata una tregua mediata dalla Nato ma Belgrado avverte «Pronti a difenderci» Miliziani deir«Esercito di Liberazione di Presevo Medvedja e Bujanovac» protagonista degli attacchi dal Kosovo in territorio serbo

Persone citate: Covic, Kostunica, Milosevic, Nejbosa Pakvovic, Pavkovic