LA SFIDA DI GORE «Ogni voto va contato»

LA SFIDA DI GORE «Ogni voto va contato» LA SFIDA DI GORE «Ogni voto va contato» Andrea di Robllant corrispondente da WASHINGTON Al Gore non rinuncia. Anzi, il vice presidente va avanti a muso duro, raddoppia gli sforzi, raduna le truppe democratiche, prepara il difficilissimo assalto finale alla Casa Bianca, e chiede agli america�ni ancora una settimana di pazien�za prima di dichiarare chiusa la partita. «Ne va dell'integrità del nostro sistema elettorale e della nostra democrazia», ha spiegato ieri mentre si preparava a fare un discorso alla nazione per spiegare le ragioni della sua tenacia. «Ogni voto dev'essere contato. I repubbhcani continuano a ripetere che i voti in Florida sono stati contati e ricontati. Non è vero. Migliaia di schede non sono mai state conta�te». Ma la sua battaglia appare sempre più in salita, e U suo rivale si sta già muovendo rapidamente per formare la nuova amministra�zione; Nella notte di domenica il segretario di stato della Florida Katherine Harris ha certificato i risultati delle elezioni in Florida assegnando la vittoria a Geoi-ge W. Bush con un vantaggio di 537 voti. Poche ore dopo il governatore del Texas ha parlato alla nazione: «Mi sfmPj.WFfrtflufMi» .0"?™ j? Fionda, che ci dà i «yeti elettorali» necessari per vincere le elezióni, ^e^^njft^ce {^j^u^amo la responsabilità (fi prepararci a ser�vire il Paese nelle vesti di presiden�te e vice presidente». ^. Il messaggio di Bush mi^iva a sottolineare il fatto compiuto. Ma Gore non è in vena di concessioni. Ieri mattina i suoi avvocati erano già in tribunale per contestare i risultati delle elezioni. Vogliono che la corte ordini un conteggio a mano nella contea di Miami-Dade, dove hanno smesso di contare la settimana scorsa per mancanza di tempo, e in quella di Palm Beach, dove gli scrutinatori hanno contir nuato a contare giorno e notte solo per vedere i risultati annullati perché hanno finito due ore dopo la scadenza. Hanno anche chiesto un conteggio nella contea di Nas�sau. Ma Gore sa di non poter vincere solo con gli avvocati. Deve convincere l'opinione pubblica a non spazientirsi e i democratici a rimanere compatti. Un sondaggio Abc/Washington Post indita che il 60 per cento degli americani vor�rebbe che Gore concedesse la vitto�ria a Bush. In realtà molti esperti continuano a pensare che la mag�gioranza degli americani non ab]ia fretta. «C'è ancora tantissima pazienza nel Paese», dice William Schneider, analista pohtico della Cnn. «A parte le frange scalmanate che vediamo in tivù, la gente non mi sembra preoccupata». In un clima cos�fluido, aggiun�ge Schneider, Bush deve stare attento a non fare il passo più lungo della gamba cioè a non fare il presidente quando ancora non lo è. Ha ordinato al suo vice, Dick Cheney, di avviare la fase di transi�zione e di chiedere le chiavi degli appositi uffici per il passaggio delle consegne. E la mossa ha già creato scompigho. L'amministrazione Clinton ha reagito con freddezza alla richie�sta di Bush, sottolineando che potrà avere accesso alle chiavi di quegli uffici e al fondo di 5,3 milioni di dollari previsto dalla legge per finanziare la fase di transizione solo quando sarà dav�vero proclamato presidente. L'au�to-proclamazione non basta, ha ricordato il Presidente Clinton pun�zecchiando il governatore del Texas: «Per quanto mi riguarda io sarei incline ad assistere sia l'uno che l'altro candidato nella transi�zione, ma bisogna rispettare la legge». Cheney ha detto di essere rimasto «deluso e amareggiato» dall'atteggiamento della Casa Bian�ca ed ha aggiunto che loro andranno avanti con sede e fondi privati. Per i democratici ha davvero un senso tirare per le lunghe? Gore ha ancora una chance di spuntarla? Lui e i suoi avvocati sono convinti di sì. Dicono che come minimo la corte dovrebbe convalidare 157 voti per Gore nella contea di Mia�mi-Dade, 215 in quella di Palm Beach e altri 174 voti in quella di Nassau e altre tutti voti già accertati ma non certificati dalla signora Harris. Da soli, quei voti darebbero a Gore un vantaggio 9 voti. Ma la speranza è che la corte dia il via libera al conteggio manua�le di circa nove mila schede respin�te durante il conteggio elettronico nella contea di Miami-Dade, che non sono mai state contate. Gore è convinto che in quel mucchio si celi una cospicua vittoria democra�tica. «Non c'è dubbio che se contas�simo ogni voto Gore risulterebbe vittorioso in Florida», assicura Tom Daschle, leader dei senatori democratici. E Richard Gephardt, leader democratico alla Camera, insiste: «Il nostro sostegno al vice presidente è compatto». A prescin�dere da cosa deciderà la Corte suprema della Florida sarà comun�que la Corte suprema degli Stati Uniti ad avere l'ultima parola la settimana prossima. L'opinione pubblica è stanca del braccio di ferro: secondo un sondaggio il 60 per cento vorrebbe una sua resa, ma il vicepresidente lancia l'attesa controffensiva legale nell'assalto finale alla Casa Bianca Sostenitori di Bush davanti alla residenza del governatore aAustin, nel Texas

Luoghi citati: Florida, Miami, Nassau, Stati Uniti, Texas