«Sarà uno scacco programmato»

«Sarà uno scacco programmato» «Sarà uno scacco programmato» Anche tra ifrancesi c'è chi critica l'Eliseo Enrico Benedetto Corrispondente da PARIGI «Prodi ha ragione: la presiden�za francese è opaca, bisogna stanarla» osserva Max Gallo, ma soggiunge che un «mezzo scacco» nel vertice di Nizza non rattristerebbe troppo l'esecuti�vo transalpino. Anche l'ex am�basciatore a Roma Gilles Martinet dubita sull'happy end. «Non bisogna chiedere a Parigi un voltafaccia ma piccoli passi, sapendo che il federalismo è minoritario in terra francese» dice. Meno diplomatico, il costi�tuzionalista Obvier Passleq defi�nisce il summit nizzardo uno «scacco programmato», cui Jac�ques Chirac «pensa da giugno». Infine, il direttore di «Courrier International» Alexandre Adler accusa, con l'Ebseo, «una classe politica miope e irresponsabile» profetizzando: «Se Nizza falli�sce, la Francia resterà al palo». Ouattro pareri diversi, ma acco�munati salvo Passleq, che non si pronuncia da una diagnosi scomoda per Romano Prodi cui Parigi non riconoscerebbe la statura di euroleader. «Ha delu�so parecchio» riferisce Martinet. E Adler: «E' Amato che occorreva mandare a Bruxelles, evitando un drammatico errore di cast». Per Max Gallo, comunque, l'appello di Prodi si rivela prov�videnziale. «A pochi giorni dall'euro-vertice, nessuno conosce la posizione francese. Bravo, Romano!». Ma il vulcanico stu�dioso transalpino, che ha abban�donato la Gauche attiva per scrivere best-seller ma tuttora paladino di un gollismo rosso, ammonisce Prodi: «In gioco non è solo Chirac, bens�la tradizio�ne francese» sostiene. «Se Pari�gi rifiuta di allegare i servizi per esempio la cultura alle trattative commerciali planeta�rie, lo fa seguendo una linea condivisa da Gauche e Droite». «Ma il vero problema è la que�stione Berlino. Se ben compren�do, il doppio voto difeso da Prodi elimina in prima istanza il predominio tedesco, ma lo reintegra nello scrutinio succes�sivo. Si vorrebbe insomma che Parigi rinunciasse all'uguagUanza con la Germania. Non è poco!». Dunque, blocco. Gallo riconosce: «Le ambizioni della presidenza francese» sono sva�porate cammin facendo. Ma snobbando il dossier europeo, Chirac non assumerebbe rischi eccessivi. «L'uomo della stra�da» conclude «pensa ad altro». Morale, dopo mucca pazza aspettiamoci un'«Europa folle». Secondo Gilles Martinet «nel�l'intervista concessa a "La Stampa" riaffiora il liberabsmo di Prodi. Quando dirigeva l'In, imped�che Roma entrasse nel consòrzio Airbus sostenendo su "Panorama" che un euroaccordo era troppo complesso. MegUo trattare con Boeing, af�fermava. Sono posizioni che la Francia non integra facilmen�te». Ouindi lo sblocco si profila difficile. «Ho l'impressione che Jospin non vorrebbe arroccar�si. Se lo fa, è che l'opinione pubbbca si guarda bene dall'incoraggiarlo». Le riforme istitu�zionali a Nizza sono in perico�lo? «So che l'Italia le auspica» graffia l'ex ambasciatore, «sal�vo scansare l'europobtica quan�do implicherebbe un braccio di ferro con gli Usa». Olivier Pesslaq giudica il se�mestre quasi catastrofico. «L'eurocarta dei diritti europei è un'invenzione francese per ma�scherare il nulla. Sulla conferen�za intergovernativa, credo l'Eli�seo abbia perso fin dall'inizio qualsiasi illusione. Il 27 giugno, quando Chirac parlò al Bunde�stag, ci aveva già messo una pietra sopra, situandosi ideal�mente già nel dopo-Nizza». Alexandre Adler è meno apo�dittico. Ma deplora comunque che Jacques Chirac «alla tratta�tive Onu sul cbma dell'Aia co�me nella vicenda mucca pazza, per tacere la diplomazia medio�rientale» non abbia «preso in considerazione i partner euro�pei scivolando nel personali�smo». Prodi gli chiede sacrifici doverosi. Perché «se de Gaulle fosse vivo, credo non boicotte�rebbe l'Europa». S'impone anzi «un gesto simbolico verso i Tedeschi». Ma la Francia fa surplace. «Le sfugge la serietà del problema europeo» chiosa, amaro, Adler. Lo scrittore e storico Max Gallo «Si vorrebbe che Parigi rinunciasse all'uguaglianza con la Germania. Non è poco!»